GIORNO
NOTTE
  • In evidenza
  • Grazia Phygital Awards

    Grazia Phygital Awards

    Grazia Phygital Awards

  • SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

  • #BADALADA

    #BADALADA

    #BADALADA

  • GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

  • Skin Longevity

    Skin Longevity

    Skin Longevity

  • Speciale Mostra Cinema di Venezia

    Speciale Mostra Cinema di Venezia

    Speciale Mostra Cinema di Venezia

  • Canali
  • Moda
  • Bellezza
  • Lifestyle
  • Factory
  • People
  • Casa
  • Magazine
  • Shopping
  • Oroscopo
  • Magazine
  • La cover della settimana
    ABBONATI
    • Pubblicità
    • Contributors
    • Condizioni
    • Privacy
    • Privacy Policy
    • Cookie Policy
    • Notifiche push
    • Gestione dei cookie
    • © 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Legale VIA BIANCA DI SAVOIA 12 - 20122 MILANO - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata

Grazia

Stai leggendo:

Lifestyle

Adolescenza, social e solitudine: cosa ci insegna davvero la serie Netflix Adolescence

Adolescenza, social e solitudine: cosa ci insegna davvero la serie Netflix Adolescence

foto di Elena Zauli Elena Zauli — 24 Marzo 2025
Adolescence heroAdolescence hero piccola
Adolescence è una serie che ci lascia con molte domande, mostrando una scomoda realtà sull'adolescenza che noi adulti non possiamo ignorare

C’era un tempo in cui tenere gli adolescenti dentro casa dava l'illusione ai genitori che i propri figli fossero al sicuro, lontano dai pericoli. “Almeno non è per strada,” si diceva. Adesso, però, è proprio dentro casa che si infiltra il pericolo: ha la forma di uno schermo, la voce di uno youtuber carismatico e il fascino tossico di chi promette soluzioni facili a insicurezze profonde.

La serie Adolescence, su Netflix, non è solo crime ben girato. È un pugno nello stomaco per chiunque sia genitore.

L'adolescenza è un'età difficile: gli adulti pensano di conoscere i ragazzi, invece si conosce solo la facciata ma non si comprendono i loro mondi interni in tumulto che a volte si trasformano in azioni brutali e violente.

Per questo, per alcuni, la serie Adolescence è una sveglia che ci dice: la nostra idea di “adolescenza” è ferma agli anni Novanta, ma loro — i ragazzi — sono già altrove. E non ci stanno aspettando.

**5 serie tv da vedere se vi è piaciuta Adolescence**

**Cosa guardare su Netflix - catalogo aggiornato**

(Continua sotto la foto)

adolescence hero

Adolescence: l’algoritmo come genitore

Il protagonista di Adolescence non è un criminale, non è un mostro. È un ragazzino che sta cercando di capire chi è, e che lo fa — come fanno in tanti — lasciandosi educare dai social. È lì che impara cosa vuol dire essere maschio, cosa significa rifiuto, come si misura il proprio valore.

L’algoritmo non ha volto, non ha coscienza, non ha empatia. Ma ha una regola semplice: ti dà ciò che ti tiene incollato. Se sei fragile, ti dà rabbia. Se ti senti escluso, ti dà vendetta. E se sei solo, ti offre appartenenza. Anche se quell'appartenenza è fatta di linguaggi e azioni violente.

L’adolescenza è una giungla, e noi genitori li abbiamo lasciati senza mappa

Guardando la serie, la sensazione dominante è una: solitudine. Non solo quella dei ragazzi, ma soprattutto quella degli adulti che, pur essendo vicini fisicamente, sembrano parlare un’altra lingua. La famiglia, che dovrebbe essere il primo luogo di educazione, è diventata spesso un osservatore esterno, impotente e disorientato.

Ma attenzione: Adolescence ci ricorda una verità che noi psicologi conosciamo bene ma che tanti dimenticano. Durante l’adolescenza, il gruppo dei pari diventa la vera bussola. È lì che si formano l’identità, l’autostima, la percezione del valore personale.

Il gruppo dei pari come specchio distorto

Sentirsi parte di un gruppo, per un adolescente, è tutto. Significa esistere. Significa contare.

Ma oggi, i gruppi non si formano più sotto casa o all’oratorio. Si formano online, si consolidano nei commenti, nelle challenge, nei gruppi chiusi. Per quanto sia difficile comprenderlo per un adulto, va detto che appartenere al gruppo dei pari, essere in un certo modo, per un adolescente è tutto, è questione di vita o di morte.

E così che Jamie entra nei gruppi Incel: una delle comunità online composta per lo più da maschi frustrati per la mancanza di relazioni sessuali e affettive.

E in questi gruppi viene alimentata la rabbia, il vittimismo e l'odio verso le donne, ritenute le uniche responsabili dei loro insuccessi amorosi e relazionali.

I valori di riferimento non sono più quelli della famiglia - o meglio, quelli della famiglia vengono messi in discussione - e i ragazzi vedono qualsiasi crepa e contraddizione negli adulti; che in questa fase perdono le sembianze dei super eroi e diventano umani, con tutta la loro fallibilità.

In questo periodo così faticosa il punto saldo degli adolescenti è la tribù digitale: essere popolari, avere una ragazza, possedere lo stile giusto, dire le cose giuste. E se in quella tribù i leader parlano di dominio, forza, disprezzo per la vulnerabilità, i ragazzi imparano a plasmarsi su quei modelli.

Adolescence scene

Un altro tema importante che è presente in modo implicito per tutte le quattro puntate di Adolescence, ma che non si può non vedere, è la violenza di genere e la misoginia.

E per quanto una famiglia possa sentirsi sicura di aver trasmesso determinati valori, c'è un dato allarmante: bastano ventisei minuti su TikTok o youtube per entrare in contatto con un contenuto di violenza contro le donne.

Jamie il protagonista di Adolescence, non si sentiva abbastanza. Non si sentiva abbastanza quando giocava a calcio e veniva preso in giro mentre il padre si voltava dall'altra parte per la vergogna delle umiliazioni del figlio, non si sentiva abbastanza perché non piaceva alle ragazze, non si sentiva abbastanza per reggere un rifiuto.

Il nonno di Jamie era un violento, e questa violenza arriva Jamie, lasciando allo spettatore delle supposizioni su come abbia viaggiato attraverso le generazioni, quali via abbia percorso per arrivare fino a lui rendendolo un assassino.

La serie non dà spiegazioni precise, fa intendere, lasciando più domande che risposte allo spettatore.

telefono social

Famiglie disarmate, scuole rinunciatarie

La scuola, nella serie, è il grande assente. O meglio: c’è, ma sembra vivere in un’altra dimensione. Gli insegnanti appaiono più preoccupati della burocrazia e della disciplina che dell’ascolto. Intervengono tardi, e male.

Inoltre gli adolescenti hanno un linguaggio proprio, sistemi di comunicazioni e di valori, che spesso sfuggono alle apparenze: il colore di un emoticons, una parola, una challenge. Come il poliziotto che nella serie, quando va a scuola per le indagini esclama: “non ci stiamo capendo un cazzo”. E in effetti, molti non capiscono davvero cosa accade nelle camere dei figli, dietro quelle porte chiuse dove si consuma la vera battaglia: quella tra chi vogliono diventare e chi gli stiamo permettendo di essere. La vita degli adolescenti accade davanti agli occhi degli adulti, ma con un linguaggio a loro incomprensibile.

Cosa ci insegna, allora, Adolescence?

La serie lancia un avvertimento chiaro: non possiamo aspettare che scoppi una tragedia per agire.

Serve presenza. Una presenza nuova, scomoda, costante. Che non vuol dire ipercontrollo, ma dialogo. Che non vuol dire divieti assoluti, ma partecipazione.

Da genitori, dobbiamo iniziare a fare domande scomode, a guardarli in faccia, a chiederci: “Ma so davvero cosa guarda mio figlio su YouTube? So chi segue su TikTok? So che idea ha dell’amore, del rifiuto, della forza, del rispetto?”.

E poi dobbiamo pretendere anche di più dalle istituzioni, dalle scuole, dalle piattaforme digitali. Non possiamo più permettere che le regole della crescita le scrivano gli algoritmi.

Adolescence è uno specchio. E ci mostra una generazione sola, arrabbiata, fragile, educata a colpi di swipe e di like.

La domanda finale della serie - “The question is: will we listen? Or will we wait until it’s too late—again?” - non è solo retorica. È una chiamata. A fare meglio. A fare di più. A esserci, per davvero.

© Riproduzione riservata

Netflixpsicologia Scopri altri articoli di Cinema, tv
  • IN ARRIVO

  • 10 serie tv crime da guardare in streaming tutto d'un fiato

  • Cosa succederà nella terza stagione di Mercoledì? 3 ipotesi più intriganti

  • Milano Fashion Week: cos'è successo nel terzo giorno di sfilate Primavera-Estate 2026

  • La Niña del Sud scuote la sfilata di Etro

Grazia
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Contributors
  • Pubblicità
  • Opzioni Cookie
© 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Lagale Via Fantoli 7, 20138 Milano - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata