Mostra del Cinema di Venezia 2023: tutti i film da non perdere
In Laguna sono finalmente tornate le star internazionali e mentre sul red carpet tutti i riflettori sono puntati sui look delle celeb, in sala sono cominciate le proiezioni.
La 80° Mostra del Cinema di Venezia lascerà il segno anche quest'anno, infatti sono tantissimi i film in calendario.
Quali film di Venezia 2023 vale la pena vedere? Noi l’abbiamo chiesto a un’inviata d’eccezione, @julietvampire, che in diretta dalla Mostra ogni giorno ci consiglierà i più interessanti e ci spiegherà perché secondo lei non dovremmo assolutamente perderli.
1. Comandante
Nell’ottobre del 1940 Salvatore Todaro, Comandante della Regia Marina, prende una decisione destinata a fare la storia: mette in salvo 26 naufraghi belgi nemici condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, infrangendo le direttive dei suoi superiori.
Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.
Nel ruolo dell’eroico Salvatore Todaro troviamo Pierfrancesco Favino, punta di diamante del cinema italiano e presenza onnipresente in questa edizione della Mostra (lo ritroveremo in Adagio di Stefano Sollima).
Favino sfoggia il suo solito carisma e riesce a dar vita ad un uomo coraggioso e tutto d'un pezzo, ma anche profondamente umano.
Perché è da vedere? Orgogliosamente “italiano” (nel bene e nel male), il film di Edoardo De Angelis abbandona la retorica del patriottismo e ci trasporta nelle acque più limpide della solidarietà e della convivenza tra esseri umani.
Lo fa con un crescendo di tensione e una costruzione delle immagini, specialmente quelle sottomarine, che sfiora la dimensione pittorica. E l’unico momento dove la paura dei soldati lascia spazio alle risate, riesce a rubare una lacrima di commozione.
2. Ferrari
Modena 1957. Enzo Ferrari, ex pilota e costruttore delle auto più famose al mondo, sta vivendo una crisi personale e professionale. L’azienda è in grave difficoltà economica e anche il matrimonio con la moglie Laura sta diventando sempre più tormentato per la perdita prematura del loro figlio Dino e per una relazione extraconiugale. In cerca di riscatto, Ferrari decide di puntare tutto sulla leggendaria Mille Miglia.
Cullato e sognato per circa 30 anni, “Ferrari” è il progetto che segna il ritorno dietro la macchina da presa di Michael Mann, regista di capolavori come L’ultimo dei Mohicani e Heat.
Interamente girato in Italia, “Ferrari” è il racconto dell’uomo dietro il Mito: della sua sfrenata ambizione sulla pista e della sua fragilità nelle relazioni sentimentali. Un dramma dai toni shakespeariani, che prende quota durante la scena adrenalinica della Mille Miglia. La ricostruzione della gara non risparmia nulla allo spettatore in termini di pathos e realismo e merita la visione sul grande schermo!
Perché è da vedere? Dopo l’interpretazione di Maurizio Gucci nel film di Ridley Scott, Adam Driver torna a ricoprire il ruolo di un altro mito italiano e si conferma tra gli interpreti più camaleontici e versatili della sua generazione. Dopo l’abbandono di Christian Bale, Mann ha trovato in Driver l’interprete perfetto per somiglianza fisica e aderenza psichica al personaggio.
Ad affiancarlo troviamo l’istrionica Penèlope Cruz e la dolce Shailene Woodley nel ruolo della giovane amante.
3. Poor Things
Ambientato nella Londra vittoriana, Poor Things racconta l’incredibile storia di Bella, giovane donna riportata in vita dal dottor Godwin Baxter, brillante chirurgo dai metodi poco convenzionali. Bella è reclusa sotto la sua protezione, ma desidera conoscere il mondo. Attratta sessualmente da un avvocato scaltro e narcisista, Bella fugge con lui ed inizia una travolgente avventura in giro per l'Europa.
Emma Stone è letteralmente un mostro di bravura: balla, urla, si mette a nudo, usa tutto il suo corpo e la sua gamma infinita di espressioni facciali per conferire al personaggio di Bella un’intensità irrefrenabile. Troppo presto per dirlo, ma al momento la Coppa Volpi come migliore attrice non gliela toglie nessuno!
Ottimi anche Willem Defoe nei panni del padre-scienziato e Mark Ruffalo in quelli dell’amante narcisista di Bella.
Perché è da vedere? Con Poor Things, tratto dal romanzo omonimo di Alasdair Gray, Yorgos Lanthimos torna a vivisezionare la società e l’animo umano con macabra ironia. Insieme alla sua musa Emma Stone dà vita a un divertente e graffiante inno alla libertà e all’emancipazione femminile, regalandoci un personaggio indimenticabile. Bella Baxter è impavida, unica, disinibita, rivoluzionaria, troppo umana per gli uomini che la circondano e vogliono reprimere il suo potenziale sessuale e intellettuale.
Da La Favorita, Lanthimos ha reso il suo cinema più accessibile e mainstream senza abbandonare lo sguardo provocatorio sulle deformità del reale e l’ossessione stilistica per geometrie e grandangoli. Ad oggi il miglior film del concorso, accolto con fragorosi applausi alla proiezione stampa.
P.s. Menzione speciale per le scenografie e i magnifici costumi di Holly Waddington che reinterpretano lo stile vittoriano in chiave contemporanea.
4. Maestro
L’appassionato omaggio di Bradley Cooper alla straordinaria vita del compositore Leonard Bernstein. Dal folgorante debutto come giovane direttore della New York Philharmonic, all’incontro con la moglie Felicia Montealegre, fino al successo mondiale, le relazioni clandestine e la morte di Felicia nel 1978.
C’è una ragione per cui sulla locandina ufficiale di Maestro c’è Carey Mulligan e non Bradley Cooper. È la sua Felicia il cuore pulsante del film, l’unica in grado di regalare più di un momento di commozione. Un’irriconoscibile Bradley Cooper, con tanto di protesi che ha già fatto discutere la stampa americana, prova a stare al passo con fervore.
Ma quella che poteva e doveva essere l’interpretazione della vita, risulta solo una buona performance di un grande attore in un film poco memorabile.
Perché è da vedere? Dopo il grande successo di A Star Is Born, Bradley Cooper torna al Lido nel ruolo di regista e attore con questo ambizioso biopic prodotto da Martin Scorsese e Steven Spielberg. Il racconto di una vita che imita l’arte e si fa sinfonia di libertà, quella del grande compositore, senza vincoli sessuali e limiti artistici, in eterno conflitto tra il suo libertinaggio bisessuale e l’amore per la famiglia.
5. The Killer
Un sicario iper metodico studia con attenzione le mosse della sua prossima vittima. Nel momento cruciale, quando preme il grilletto, compie un passo falso che compromette la missione. La ritorsione violenta del committente si abbatte sulla sua fidanzata: da quel momento il killer si avventura in una caccia all'uomo che si rivela molto più di una semplice vendetta.
Michael Fassbender is back!
Dopo alcuni anni dedicati alle corse automobilistiche, l’attore irlandese torna finalmente a risplendere sul grande schermo. Grazie al suo sguardo glaciale e alla sua prestanza fisica è perfetto nei panni del killer senza nome. Nel cast anche Tilda Swinton, in un ruolo piccolo ma memorabile.
Perché è da vedere? Al suo debutto in concorso a Venezia, David Fincher torna a raccontare il lato oscuro dell’essere umano dopo il successo della serie tv Mindhunter. Scritto insieme allo sceneggiatore di Seven, The Killer è letteralmente uno studio psicoanalitico sulla rimozione del fallimento nella società contemporanea.
Cosa accade quando la nostra filosofia di vita comincia a sgretolarsi? Come gestire l’imprevisto e le sue conseguenze?
La fedeltà a un piano prestabilito lascia spazio all’improvvisazione e a una inedita versione di noi stessi. Ma l’obiettivo rimane sempre lo stesso: fuggire dalla terrificante solitudine.
Fincher mette in scena il modus operandi e i pensieri del killer con regia e montaggio altrettanto chirurgici, senza giudicare o romanticizzarne le gesta, ma sottolineandone lo struggimento in un continuo monologo interiore accompagnato dalle malinconiche canzoni degli Smiths.
6. Priscilla
Germania Ovest, 1959. La quattordicenne Priscilla Beaulieu, figlia di un ufficiale dell’aviazione americana, viene invitata a una festa dove incontra Elvis Presley, impegnato nella leva militare obbligatoria in Europa. Lui è già una superstar e potrebbe avere tutte le donne che desidera, ma viene subito colpito dall’innocenza di Priscilla. È l’inizio di un’intensa e travagliata storia d’amore in cui la ragazza scoprirà la vera essenza del re del rock'n'roll.
Nei ruoli di Priscilla ed Elvis troviamo due giovani volti del piccolo schermo: la 25enne Cailee Spaeny, talento emergente dal viso angelico, risulta perfetta per interpretare la Priscilla teenager e adulta. Jacob Elordi, noto per la serie tv Euphoria, regala una solida performance concentrata più sulla fragilità caratteriale di Elvis che sulla sua esplosività fisica e artistica. La regista lo ha definito un attore umile e dolce e, allo stesso tempo, capace di far impazzire le ragazze.
Non possiamo darle torto!
Perché è da vedere? Dopo il biopic barocco e scintillante di Baz Luhrmann, Sofia Coppola racconta Elvis dal punto di vista inedito della moglie Priscilla.
La regista di Lost in Translation realizza un ritratto intimo e delicato dell’ennesima giovane donna imprigionata in una gabbia dorata.
I colori sgargianti dei 60’s sono asciugati da una fotografia tenue che riflette la malinconia e la solitudine di Priscilla.
Non mancano tuttavia alcuni elementi che negli anni hanno contraddistinto la cifra stilistica di Sofia Coppola: la cura maniacale per la ricostruzione storica e una colonna sonora che contrappone brani dell’epoca a canzoni moderne.
7. Hit Man
Gary Johnson è un professore universitario di storia e filosofia e agente part-time sotto copertura per la polizia di New Orleans. Il suo compito è fingersi un sicario ed essere ingaggiato da potenziali clienti per incastrarli e consegnarli alla giustizia.
L’incontro con una bellissima donna in cerca di vendetta nei confronti del marito violento stravolgerà la sua doppia vita.
Protagonista assoluto del film è Glen Powell, che insieme al regista Richard Linklater scrive la sceneggiatura ispirata a fin incredibile storia vera scoperta leggendo un articolo di cronaca nera.
L’attore, già visto recentemente in Top Gun Maverick, regala un one man show esaltante che mette in risalto tutta la sua verve comica. Applausi scroscianti durante alcune scene e a fine proiezione.
Da non perdere!
Perché è da vedere? Hitman è il film più divertente e intelligente di questa edizione della Mostra: dietro i toni della sgangherata commedia degli equivoci si nasconde una forte critica alla facilità con cui negli USA si ricorre all’omicidio anche per futili motivi.
Ma è anche un’acuta analisi sul dilemma tra il ruolo che la società ci impone e la ricerca della nostra vera identità.
8. Io Capitano
Seydou e suo cugino Moussa sono due teenager come tanti: vivono a Dakar, hanno una famiglia che li ama, frequentano la scuola e gli amici e nutrono una grande passione per il rap. Convinti di poter intraprendere una carriera nella musica, decidono di partire di nascosto per l’Europa, la terra promessa dove poter realizzare il loro sogno. Inizia un lungo viaggio della speranza che dal Senegal li condurrà sulle coste della Sicilia.
Moustapha Fall ha fatto un po’ di teatro a scuola e Seydou Sarr, vero protagonista del film, non ha mai recitato in vita sua. Nonostante la mancanza di esperienza, i ragazzi bucano lo schermo e regalano due performance di grande intensità.
Probabile Premio Mastroianni ad ex aequo per i due attori emergenti.
La prima volta di Matteo Garrone a Venezia coincide con il film più emozionante della sua carriera. Il regista romano mette in scena il viaggio dei due ragazzi africani come un’Odissea contemporanea dove convivono, in perfetto equilbrio, violenza, speranza e atmosfere oniriche.
Un film necessario e dal grande valore didattico, che racconta il dramma delle migrazioni da una prospettiva completamente inedita: quella di chi vive sul suo corpo le asperità del deserto e del mare e sfida la cattiveria dell’uomo per reclamare il diritto a una vita migliore.
9. Hors-Saison
Mathieu vive a Parigi, Alice in una cittadina balneare sulla costa della Francia occidentale. Lui è un attore di cinema in crisi, che ha appena abbandonato il suo primo tour teatrale; lei insegna pianoforte e si occupa della famiglia.
I due si rivedono per caso, 15 anni dopo essersi lasciati. Il loro incontro si trasforma in un’ occasione per fare i conti con le ferite del passato.
Perché è da vedere? Stéphane Brizé, habitué della Mostra del Cinema, torna in concorso a Venezia due anni dopo lo splendido “Un altro mondo”, film con cui chiudeva la sua trilogia dedicata al mondo del lavoro.
In “Hors-Saison” il regista francese abbandona i toni militanti e arrabbiati tipici del suo cinema sociale e ci regala un melò dall’atmosfera delicata e rarefatta, che si interroga sulle scelte che facciamo nella vita, sul destino e sulle seconde occasioni.
Due interpreti in stato di grazia e una location di grande fascino, contribuiscono a rendere la pellicola di Brizé una delle migliori viste a questo festival. Più che un film, una carezza scritta in modo impeccabile e pervasa da una struggente malinconia.
Se il film ci ha conquistato è anche per merito delle interpretazioni di un irresistibile Guillaume Canet e di un’intensa e delicata Alba Rohrwacher. I due attori sono spontanei, misurati e capaci di esprimere una variegata gamma di emozioni con la massima naturalezza.
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