Vi diamo un compito a casa prima di andare al cinema a vedere Don't worry darling
Come sarebbe la “vita perfetta” di una donna se a immaginarla fosse un uomo? Una lezione di pilates, un drink con le amiche, un pomeriggio di shopping, due bambini che giocano in cortile e un marito da accudire con amore forse? «La nostra vita potrebbe essere un sogno, tesoro, se solo mi permettessi di passare la mia vita ad amarti».
Sembra una (brutta) pubblicità degli anni '50 e invece è la realtà (non a caso ambientata negli anni Cinquanta, appunto) raccontata da Don't worry darling, il thriller distopico e femminista di Olivia Wilde, con Harry Styles e Florence Pugh, da poco approdato al cinema dopo un esordio trionfale alla Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato presentato in anteprima mondiale fuori concorso.
** Cos'è successo dietro le quinte di Don't worry Darling **
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D'altronde, non serve necessariamente tornare indietro nel tempo e nemmeno lavorare troppo di immaginazione: alla faccia dell'emancipazione che ha permesso alle donne di arrivare ovunque vogliano (perlomeno sulla carta) ancora oggi nell’ideologia (anche, a volte) bene intenzionata di molti nessuna donna potrebbe mai volere davvero una “vita da uomo”, intesa nella sua accezione del secolo scorso - fondata sul lavoro e sulla realizzazione personale. Le donne vogliono spettegolare. Fare le mamme. Andare a pilates e tornare a casa con la piega fatta.
Assodato che forse anche al contrario se fossero le donne a dover inventare un mondo perfetto per gli uomini peccherebbero di cliché e false convinzioni, Olivia Wilde ha messo su schermo una grande verità, ovvero che dovremmo davvero smetterla di pensare di sapere cosa serve agli altri per essere felici basandoci su quello che renderebbe felici noi: perché c'è chi ama la torta Sacher e chi preferisce i carciofi - e per quanto ci possa sembrare inconcepibile prima lo accetteremo e prima vivremo tutti quanti meglio e in pace.
Ma torniamo al film.
E partiamo da Harry Styles. L'ex One Direction che al Lido ha mandato in delirio orde di fan, in Don't worry darling interpreta Jack, un ingegnere del segretissimo progetto Victory.
Lui e sua moglie Alice (Florence Pugh) vivono facendo tanto - tantissimo e ottimo - sesso in una città aziendale sperimentale costruita in mezzo a un deserto degli Stati Uniti che ospita solo gli uomini che lavorano al progetto top-secret e le loro famiglie.
Lì, mentre i mariti trascorrono ogni giorno all'interno del quartier generale del Victory Project, lavorando allo "sviluppo di materiali avanzati" che salveranno il mondo, le mogli trascorrono il tempo godendosi il lusso e le comodità di questa bolla di perfezione, tra un cocktail a bordo piscina e una lezione di danza, aspettando il ritorno a casa del proprio uomo con la cena pronta in tavola e un sorriso sulle labbra.
Solo due regole: mai uscire dalla città e mai fare domande su cosa fanno i mariti durante il giorno.
«Il film ci vuole far domandare a quale prezzo viviamo nella nostra comfort zone: quanti di noi ancora oggi ignorano volontariamente quello che avviene nel mondo per potersi permettere di vivere serenamente nella propria bolla?», ha spiegato la Wilde.
Il punto di rottura è femminile: la protagonista, Alice, scopre la verità su Victory e cerca di fuggire.
«Don't worry darling non è una parabola femminista», specifica Olivia Wilde, a sua volta protagonista del film con un ruolo che nel susseguirsi di colpi di scena finali spariglia le carte in un modo inaspettato, «ma una provocazione sul ruolo che hanno le donne da sempre: spero che il pubblico sia ispirato da questa eroina rivoluzionaria che non accetta sottomissioni e controllo, sono le supereroine di cui abbiamo bisogno oggi».
Il gioco da fare a casa del titolo dunque? Prima di andare a vedere il film fate un esercizio di stile con il vostro partner e raccontatevi vicendevolmente come pensate potrebbe essere il mondo ideale l'uno dell'altro.
Non si sa mai.
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