Alessandro Borghi: Hollywood può attendere
Tra pochi giorni, il 19 settembre, compirà 35 anni e il bilancio che fa è "molto più positivo di ogni mia aspettativa". Ironico, spigliato, con la barba folta e un look casual con un gilet beige sulla t-shirt bianca, Alessandro Borghi torna a Venezia, mano per mano con la fidanzata Irene Forti.
Mentre lui presenta il film “Mondocane”, appena uscito al cinema, lei è seduta a poca distanza ad ascoltarlo parlare. Il film è tutto fuorché romantico: una scommessa distopica, piuttosto, racconta di una civiltà crollata dopo un disastro ecologico in una Taranto futuristica.
E al contempo di un'amicizia messa alla prova del potere. Potere folle che è proprio lui a incarnare nei panni del famigerato Testacalda, cattivo maestro e capo di una banda di teenager (Le Formiche). Lo racconta direttamente lui su Instagram, dove saluta le lettrici di Grazia.
Il valore supremo di Borghi: l'amicizia
"Sono innamorato delle narrazioni di amicizia nei secoli dei secoli, al cinema come in letteratura. È il sentimento che amo più di tutti perché prescinde da un sacco di cose. E poi è come se in amicizia si perdonasse sempre di più e si creasse legami capaci di contenere in sé cose meravigliose, come anche sbagliate. Sul set mi ha fatto piacere recitare con Josafat Vagni, mio amico storico e attore straordinario. Tra di noi c'è amicizia, stima e la consapevolezza di poter tirare fuori dell'ottimo materiale insieme. I film sono fatti per il 70 per cento da attori non protagonisti, ritengo che un grandissimo problema del nostro cinema sia proprio che dà loro troppa poca importanza".
Hollywood? Preferisco l'Italia
La sua è una carriera che sta virando sempre più su un percorso internazionale. Prima le due stagioni della serie "Diavoli", presto con "The Hanging Sun".
Eppure, se una volta il suo mito era Hollywood, oggi le sue prospettive sono altre: "Premesso che mi piace molto cambiare idea, lo trovo normale e salutare, se dieci anni fa avevo il mito di Hollywood oggi ho tutto un altro sguardo. Penso ai divi di Dune che arrivano a Venezia con 18 barche, faccio per dire, ognuna delle quali costa quanto uno dei nostri film in Italia. Scherzi a parte, quella roba lì non ha più nessun tipo di attrazione nei miei confronti".
Come mai? "Ho capito che viviamo un nuovo momento storico che ci consente di fare tv e cinema a livello internazionale restando qui, nell'Italia che odio e amo con tutto me stesso e in cui scelgo di restare come chi si ostina a non voler abbandonare una nave che non naviga in ottime acque. Quindi se c'è possibilità di lavorare con registi all'estero, come sto facendo, ben venga, ma non è più una smania. Non è più come quando ho iniziato, allora sognavo veramente con tutto me stesso di fare un film americano".
Adesso cosa sogna? "Di fare un altro bel film, magari di nuovo con Matteo Rovere con cui abbiamo girato Il primo re".
Il cinema che cambia il mondo
"Il cinema per me regala la possibilità di comunicare usando uno strumento potente. Se film come Mondocane avessero minimamente la possibilità di scuotere le coscienze, ad esempio nel mondo della politica, sarebbe meraviglioso. L'ho già detto una volta e mi ha portato bene (per Sulla mia pelle sul caso Cucchi, ndr). Mondocane però non si pone come film politico: è una fiaba nera che attraverso l'intrattenimento mira a un pubblico vasto. È un racconto di formazione, una storia di amicizia, di amore, di scelte, di crescita. È tante cose insieme e credo sia il film più popolare che abbia mai fatto: mi aspetto che lo vedano dai ragazzi di 14 anni fino a mia madre".
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