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Lifestyle

M – Il figlio del secolo è la prossima serie che dovreste vedere: ecco perché

M - Il figlio del secolo è la prossima serie che dovreste vedere: ecco perché

foto di Claudia Ricifari Claudia Ricifari — 9 Gennaio 2025
Cover M figlio del secolo serie desktopCover M figlio del secolo serie Mobile
M - Il figlio del secolo arriva su Sky il 10 gennaio: promette di far discutere e di essere uno spartiacque per la serialità, italiana e non solo

Dopo mesi di attesa, M - Il figlio del secolo sta finalmente per uscire. Presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre, la serie Sky Original, prodotta da Sky Studios e The Apartment, società del gruppo Fremantle arriva in esclusiva su Sky e in streaming su Now dal 10 gennaio ed è tratta dall'omonimo best seller di Antonio Scurati.

Divisa in due capitoli, per un totale di 8 episodi, ripercorre l'ascesa al potere di Benito Mussolini, dalla nascita dei Fasci nel 1919 fino al celebre discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925, in seguito all'omicidio di Giacomo Matteotti.

Protagonista un irriconoscibile Luca Marinelli nei panni del duce, affiancato da un cast ben scelto in cui meritano una menzione speciale Francesco Russo nel ruolo di Cesare Rossi e Benedetta Cimatti in quelli di Rachele.

«Questo dovermi necessariamente avvicinare è stato devastante dal punto di vista umano, ma necessario da quello artistico. Da antifascista dover sospendere il giudizio era per me impossibile e farlo per le ore in cui eravamo sul set mi ha lacerato, ma professionalmente è la cosa più bella che abbia fatto», ha detto Marinelli in conferenza stampa, facendo un plauso a tutto il gruppo di lavoro: «Guardando il trailer mi emoziono perché so il piano umano che c’è in questa serie, abbiamo toccato la parte più oscura di noi stessi, questo bisogno di necessità artistica è stato coraggioso».

M figlio del secolo Rossi Mussolini

Ad anticipare l’uscita un trailer già dalla fine di questa estate che rende l’idea fin da subito di quella che è la differenza sostanziale tra libro e trasposizione: il tono di voce.
Nella serie, infatti, ci sono momenti in cui tutto sembra macchiettistico, quasi a voler ridicolizzare Mussolini, una figura resa - purtroppo - negli anni mitologica per le gesta compiute, che però sono state realtà e - ahinoi - fanno parte della storia d’Italia.

Anche per questo Scurati in un primo momento, letta la sceneggiatura di Stefano Bises e Davide Serino, aveva manifestato qualche perplessità. «Ho molto dubitato di alcuni aspetti fondamentali. Per esempio, il tono, che era fondamentale, il fatto di evitare di dipingere Mussolini come un personaggio comico, la sua capacità di seduzione. Erano stati elementi da cui io nel libro avevo voluto stare alla larga, non volevo che il lettore empatizzasse con lui e ne venisse sedotto, perché convinto che il fascismo sia stata una tragedia. Confesso che a un certo punto, di fronte a certi aspetti di commedia, ho dubitato. La mia paura era più forte dell’entusiasmo. A un certo punto ho detto che non li avrei seguiti su quella strada, ma devo riconoscere che avevano ragione loro. Quando ho visto il risultato sullo schermo sono rimasto abbagliato e ammirato».
L’obiettivo era quello di coinvolgere, lasciarsi avvicinare dal personaggio e dalla sua psicologia per poi dissociarsi alla scena di violenza estrema successiva, all’ennesimo ribaltamento di fronte e contraddizione.

«Mussolini esiste in ognuno di noi, la bestia è in ciascuno di noi. In un certo senso è una storia politica, ma è anche una metafora - racconta il regista Joe Wright - Sono affascinato dai politici della storia ma è anche un modo per indagare in ognuno di noi. Come L’ora più buia (film da lui diretto nel 2017, ndr) non era un film su Churchill, ma sul dubbio che attanaglia un essere umano. Qui allo stesso modo c’è l’invito a non cedere agli istinti più bassi».

M figlio del secolo backstage

Secondo Nils Hartman, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia, «per Sky e l’industria italiana in generale c’è sempre stato un prima e un dopo Gomorra e credo che con M siamo di fronte a una nuova svolta».

E avendo visto in anteprima gli episodi siamo d’accordo. M - Il figlio del secolo rappresenta una totale novità per la serialità, italiana e non. Ma se in Gomorra per la prima volta in una serie ci si è ritrovati di fronte al fascino del male, in una realtà in cui non esistono i buoni e si finisce per forza di cose con il simpatizzare per i personaggi, qui il racconto del male è più centrato, più profondo, narrato nelle sfaccettature e nella sua capacità di affascinare anche chi si crede distante.
E questo soprattutto grazie al tono di voce, come detto, e poi alla scelta di sfondare la cosiddetta quarta parete, cioè fare interagire Marinelli direttamente con il pubblico guardando in camera.

«La rottura quarta parete era per me un modo naturale di riprodurre cinematograficamente la natura del romanzo. Il mio lavoro è quello di tradurre in forma cinematografica ciò che avviene nel libro. E nel libro c’era tanto materiale. È costruito come una specie di collage che comprende lettere, articoli di giornale. Ero consapevole del rischio di quel grado di empatia. Volevo che il pubblico si sentisse vicino a Mussolini ma allo stesso tempo far mancare il terreno sotto i piedi subito dopo, spingerlo a riflettere, a esercitare il pensiero critico rispetto all’origine dell’empatia nei confronti di quell’uomo».

Un linguaggio nuovo, non immediato, non banale, ma che - ne è convinto Scurati - «arriverà forte e potente dove deve arrivare». Con le inevitabili e già previste polemiche.

© Riproduzione riservata

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