The Lost Daughter: Maggie Gyllenhall debutta alla regia nel segno della Ferrante
Chi ha letto "La figlia oscura" di Elena Ferrante sarà curioso di scoprirne la rivisitazione sullo schermo firmata Maggie Gyllenhall, sorella del divo Jake nonché attrice tra le più interessanti del panorama cinematografico contemporaneo, al suo debutto dietro la macchina da presa.
"L'emozione era pari alla voglia di voler fare del mio meglio: per questo ho sentito di non dovermi ritagliare neanche un ruolo per me: ho preferito scegliere attori perfetti e compiere insieme a loro questo viaggio, ma nel ruolo di guida", racconta a Grazia l'attrice, appena sbarcata alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.
La scelta della protagonista: Olivia Colman
Si è affidata a una signora protagonista, quell'Olivia Colman di "The Crown" e "The Father" per cui ormai abbiamo esaurito ogni superlativo. Credibile, intensa e convincente anche in questa performance, si presenta al pubblico nei panni di una scrittrice ben contenta di trascorrere qualche giorno di vacanza da sola in un'isola greca (prima delle molteplici differenze con il romanzo). "Non potevo che scegliere Olivia: è pazzesca. Un'attrice sempre in grado di sfidarsi, pronta a osare un continuo cambiamento", prosegue la regista.
Le capriole emotive di una madre
L'idillio della protagonista sulla spiaggia verrà presto spezzato dall'invadenza di una famiglia numerosa, volgare e chiassosa in cui spicca, per bellezza e malinconia, Nina, interpretata da Dakota Johnson. Una madre giovanissima, in evidente difficoltà a gestire la figlia piccola.
"Ma allora non ero solo io a sentirmi disperata e frustrata! Allora è normale sentirsi così", rivela di aver pensato Maggie Gyllenhall alla prima lettura del romanzo. In effetti sia Lena, la protagonista, che Nina, sperimentano sulla propria pelle le innumerevoli difficoltà della maternità, l'insofferenza, il senso di colpa, la fatica di arrivare a fine giornata cercando di tenere insieme tutto.
"Da mamma ho provato anche io ansia, rabbia, sentimenti ambivalenti. Non se ne parla mai abbastanza. Il libro di Elena Ferrante mi ha stregato proprio per questo: dovremmo ripetere alle donne che è normale sentirsi in un certo modo, alle madri che non è affatto sbagliato provare certe sensazioni anche negative".
Quando il marito diventa l'amante
Curiosa la scelta di affidare proprio a suo marito Peter Sarsgaard il ruolo dell'amante della protagonista, colui che riuscirà per qualche tempo a farle dimenticare le inquietudini familiari.
"Ho pensato a mio marito praticamente per tutti i ruoli del film, mentre scrivevo i personaggi maschili ci mettevo dentro sempre qualcosa di lui. Mi piaceva che rappresentasse, nella storia, l'oggetto del desiderio e di libertà".
Sua madre, Naomi Foner, la suocera di Sarsgaard, era d'accordo: "Mia madre è una sceneggiatrice bravissima, le devo molto. Mi è stata accanto per tutto il processo di scrittura del film ed è stata la mia prima lettrice". Un rapporto speciale, di condivisione, collaborazione, affetto e stima reciproca, che l'avrà sicuramente ispirata nel rivoluzionare completamente il finale della storia (che ovviamente non sveleremo).
"C'è chi può pensare che sia addirittura opposto rispetto al finale del libro, per me in un certo senso gli è fedele. Ad ogni modo ho avuto la benedizione di Elena Ferrante". Amen.
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