I migliori film del 2018 (da vedere assolutamente)
Per ridere, per piangere, o per sognare come bambini: tra i migliori film 2018 ci sono (parecchie) storie imperdibili. Ecco i titoli da vedere assolutamente
Che anno il 2018 al cinema!
Tirando le somme su ciò che abbiamo visto in sala quest'anno, possiamo iniziare dicendo che sono state diverse le conferme di autori-star come Steven Spielberg, Paul Thomas Anderson e Guillermo del Toro, che col loro sguardo unico hanno raccontato storie amate alla follia da critica e pubblico, come La forma dell’acqua o Il filo nascosto.
Il 2018, però, si è dimostrato anche un anno di grandi sorprese: Martin McDonagh (In Bruge, 7 psicopatici) ci ha regalato uno dei film più emozionanti degli ultimi tempi, Tre manifesti a Ebbing, Missouri, con la grande interpretazione da Oscar di Francis McDormand.
Sean Baker, con Un sogno chiamato Florida, ci ha mostrato come una realtà di degrado si possa trasformare nel teatro colorato di un’avventura tra bambini, intrattenendoci con una profondità rara.
Infine Greta Gerwig e il suo Lady Bird hanno ricostruito per il grande schermo lo spaccato più complesso della vita di una ragazza, quello del passaggio all’età adulta, che prevede come primo step la separazione da un passato familiare, alla ricerca della propria unicità.
Per concludere, il 2018 si è rivelato un ottimo anno anche per il cinema nostrano: Matteo Garrone, Luca Guadagnino, Alessio Cremonini e Alice Rohrwacher hanno portato una ventata d’aria fresca su suolo italiano e internazionale.
Ecco i film usciti quest'anno da vedere assolutamente qualora ve li foste persi.
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Tre manifesti a Ebbing, Missouri, di Martin McDonagh
Con Tre manifesti a Ebbing, Missouri siamo in fissa già dallo scorso Festival di Venezia: è difficile innamorarsi così perdutamente di un film, ma quando succede non si può fare a meno di consigliarne la visione a chiunque.
Martin McDonagh ha confezionato un western contemporaneo, la cui protagonista è una tostissima Frances McDormand nei panni di una madre che, non ricevendo dalla polizia aggiornamenti in merito all'indagine aperta per lo stupro e l’omicidio di sua figlia, decide di riportare il caso all'attenzione degli agenti innescando una catena di violenza senza precedenti, nella piccola comunità del Missouri in cui vive.
Woody Harrelson e Sam Rockwell sono gli straordinari co-protagonisti di una delle eroine più complesse e umane che il cinema ha conosciuto negli ultimi anni.
Chiamami col tuo nome, di Luca Guadagnino
Che Luca Guadagnino fosse un fuoriclasse, ce lo avevo già dimostrato con il suo precedente Io sono l’amore - Whiplash ci era piaciuto meno - ma con la trasposizione del romanzo di André Aciman si è davvero superato, confermandosi uno degli autori più interessanti nel panorama cinematografico internazionale (e le prime immagini del remake di Suspiria sono un’ulteriore conferma della sua bravura alla regia, nonostante le scelte ogni volta molto diverse di storia).
Chiamami col tuo nome racconta il primo amore, quello che il giovane Elio (la rivelazione Timothée Chalamet) prova verso il più formato Oliver (Armie Hammer), tra tormenti romantici e agognata felicità.
È un film di una sensualità e una sensibilità rare, ambientato nella campagna intorno a Crema a inizio anni ’80.
Dogman, di Matteo Garrone
Matteo Garrone è senza dubbio uno dei registi italiani contemporanei più importanti.
Il suo Dogman è un’opera sorprendente, che prende spunto da un fatto di cronaca, quello noto di fine anni ’80 del Canaro della Magliana, per raccontare la storia di un piccolo uomo sopraffatto da un destino di scelte sbagliate.
Tenero e commovente, ma anche spietato e dark, Dogman è tra i titoli migliori - per noi proprio ‘il migliore’, ma capiamo che la scelta possa rimanere soggettiva - del regista romano.
Il protagonista del film, un immenso Marcello Fonte, per questo ruolo ha vinto il premio per la migliore interpretazione maschile all'ultimo Festival di Cannes.
Un sogno chiamato Florida, di Sean Baker
Ci sono autori che sanno raccontare la realtà con uno sguardo unico: uno di questi è Sean Baker, già regista di Tangerine, che con Un sogno chiamato Florida firma non solo il suo film più completo, ma anche uno dei titoli più sorprendenti del 2018.
William Defoe è stato candidato all’Oscar come Miglior attore protagonista per questa inedita avventura girata tra i confini di un coloratissimo motel di periferia in Florida.
I suoi protagonisti sono tre bambini che riescono a trasformare, col gioco e un'innata allegria, la loro realtà di fast food, tv e baby-madri-single che li crescono sull’orlo del degrado - che non vuol dire senza amore -, in un grande parco giorchi in cui ciò che importa è stare insieme e divertirsi creando caos.
L’ora più buia, di Joe Wright
Con l’ora più buia si fa riferimento a quella stagione che l’Europa ha vissuto agli inizi degli anni ’40, durante l’ascesa del Nazismo.
Mentre il Belgio era caduto, la Francia stava per capitolare e le truppe inglesi erano imprigionate sulle spiagge di Dunkirk, a Londra la Camera destituiva Chamberlain come Primo Ministro per la sua incapacità di gestire l’emergenza, eleggendo il burbero Winston Churchill come suo successore.
L’uomo riuscì ad affrontare una serie di ardue prove sia sul piano istituzionale sia su quello personale, dimostrando la sua integrità, il suo coraggio e la sua competenza come politico, a dispetto di qualsiasi previsione.
Il plus valore di questo ennesimo film su Churchill non è tanto l’impianto narrativo piuttosto classico, quanto la magnifica interpretazione di Gary Oldman, che non a caso è stata premiata con un Oscar.
Il filo nascosto, di Paul Thomas Anderson
Elegante e sofisticato, l’ultimo film di Paul Thomas Anderson (Magnolia, Il petroliere) è un omaggio alla bellezza, al cui immenso potere il suo protagonista è dedito, tanto da permettere che ogni aspetto della sua vita ne sia assorbito.
Siamo nella Londra anni ’50: Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis al suo ultimo film) è un celebre stilista, un artigiano della moda le cui creazioni vengono richieste dalle donne più facoltose del paese.
Per Woodcock esiste solo la sua arte.
Le donne per lui sono degli incantevoli suppellettili alla vita, ma non lo toccano mai fino in fondo.
Questo fino al giorno in cui incontra e inizia una relazione con la giovane Alma (Vicky Krieps), che trova un modo d’imporsi su di lui attraverso un pericoloso gioco di ossessioni.
The Post, di Steven Spielberg
Con protagonisti Meryl Streep e Tom Hanks, The Post è una bella storia - realmente accaduta - ambientata nel mondo dell’editoria americana.
1971: Daniel Ellsberg, uomo del Pentagono, decide di dare in pasto alla stampa una serie di documenti top secret che dettagliano l’implicazione economica e politica degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam.
Il primo ad avere il coraggio di pubblicarli è il New York Times, che però viene fermato da un’ingiunzione della Corte Suprema.
È così che il Washington Post, grazie all’ostinatezza del suo direttore Ben Bradlee (Tom Hanks) e al coraggio del suo editore Katharine Graham (Meryl Streep), riprende i documenti e decide di proseguirne la pubblicazione.
Una storia che tocca sia la libertà di stampa sia il coraggio di una delle figure femminili più rivoluzionarie dell'editoria, che in quegli anni era perlopiù un circolo chiuso per uomini.
La Graham non solo trasformò il Washington Post in uno dei giornali più autorevoli del paese, ma ebbe anche modo di far scoppiare grandi scandali come il Watergate (1972).
La forma dell’acqua, di Guillermo del Toro
Guillermo del Toro ci regala la favola romantica più emozionante di quest’anno.
La sua protagonista (Sally Hawkins) è una ragazza sordomuta che s’innamora di un mostro marino dai poteri speciali, che in piena Guerra Fredda viene fatto prigioniero nel laboratorio in cui lei lavora come addetta alle pulizie.
La forma dell’acqua è un film che parla di diversità, di abbattimento delle barriere e di sfida al pregiudizio, ma soprattutto di amore che, in una forma così pura e incantata, ci capita ormai di rado di trovare al cinema.
La forma dell’acqua ha vinto le due statuette più ambite alla scorsa edizione degli Academy Awards: quella per il Miglior Film e quella per la Miglior regia.
C’è tutto il cinema di del Toro in questo film: le sue fiabe, le sue eroine imperfette, la sua estetica dark e il suo amore per la settima arte.
Don’t Worry, di Gus Van Sant
Gus Van Sant firma una delle storie davvero speciali di questo 2018.
È basata sulla vita dell’illustratore John Callahan e inizia quando l’uomo, già adulto, rimane sulla sedia a rotelle in seguito a un terribile incidente automobilistico in cui viene coinvolto insieme a un compagno di bevute. John soffre infatti di gravi problemi d’alcolismo, legati perlopiù a irrisolti affettivi del suo passato familiare.
Quando, seppur riluttante, entra in un gruppo di sostegno per smettere di bere, la sua vita cambia radicalmente.
John, nel film interpretato da un bravissimo Joaquin Phoenix, scopre non solo l’ironia, ma la applica anche a quelle vignette irriverenti che lo faranno conoscere in tutto il mondo.
Nel cast del film ci sono anche Rooney Mara, Jonah Hill, Jack Black, Best Ditto e molti altri.
First Man - Il primo uomo, di Damien Chazelle
Il regista di La La Land e Whiplash torna al cinema con una storia ispirata alle vicissitudini familiari e professionali che precedettero la famosa missione che portò Neil Armstrong, nel film interpretato da Ryan Gosling, a sbarcare sulla Luna nel 1969.
Damien Chazelle si propone di raccontare l’uomo dietro l’impresa: è il 1962 quando Armstrong, ingegnere americano e aviatore statunitense, perde la sua bambina di soli 2 anni per colpa di un male di cui si accusa per non aver trovato rimedio.
Mentre in casa l’accaduto lo porta a essere sempre più distaccato nei confronti della moglie (bravissima Claire Foy) e degli altri suoi due figli, Armstrong accetta di partecipare al programma Gemini, creato dagli U.S.A. per sviluppare e testare attrezzatura necessaria alle missioni nello Spazio, soprattutto sulla Luna.
First Man - Il primo uomo mette in scena un’altra storia in cui il giovane regista americano esamina lo stretto rapporto che esiste tra l’ambizione umana e il dolore.
Lo fa con la sua solita abilità tecnica, confermandosi uno dei più grandi narratori d’oggi.
The Disaster Artist, di James Franco
James Franco per The Disaster Artist è stato premiato come Migliore attore in una commedia ai Golden Globe 2018.
Sono seguite le accuse di molestia e un lento eclissarsi del suo personaggio pubblico, che ha portato con sé anche il successo del film.
The Disaster Artist racconta la folle creazione di The Room, scritto, diretto e prodotto da Tommy Wiseau (nel film interpretato dallo stesso James Franco), passato alla cronaca come il film più brutto della storia del cinema.
Con questa prerogativa, l'originale The Room non poteva che diventare un cult movie per cinefili e nerd della b-culture, che ancora oggi lo rendono uno dei titoli di nicchia più visti in sala e sul web.
La storia raccontata da James Franco è incredibile, il film è molto divertente, anche se non ha nulla della presa in giro. Anzi: Franco ‘si fa’ Wiseau in un omaggio-celeb che allarga ulteriormente la fama di The Room, aprendola alla massa.
Lady Bird, di Greta Gerwig
Lady Bird è il nome d’arte che si è data Christine (Saoirse Ronan), una giovane ragazza di Sacramento ritratta da Greta Gerwig nel pieno atteggiamento adolescenziale di rifiuto della propria vita passata, famigliare e non, alla ricerca di una se stessa futura, diversa e unica.
Per questo Christine odia la città in cui è nata e cresciuta, sognando New York.
Per questo ha un rapporto di grande affetto e dipendenza, ma allo stesso tempo conflittuale, con la madre, da cui sa di doversi separare per trasformarsi nella donna che vuole diventare.
Greta Gerwig firma un film intimo e generazionale sulla formazione di una giovane ragazza oggi.
Tonya, di Craig Gillespie
Era il 1994 quando la storia di Tonya Harding, pattinatrice olimpica con maglia U.S.A., scombussolò non solo il mondo sportivo, ma anche la cronaca.
Accusata di aver gambizzato la rivale Nancy Kerrigan per non permetterle di partecipare ai Giochi Olimpici Invernali, Tonya vide infrangersi definitivamente i suoi sogni di riscatto da un’infanzia di privazioni e fatiche per colpa di una bravata architetta dal marito insieme al suo compagno di merende.
Tonya usa come struttura narrativa quella del biopic su un’atleta, per raccontare una figura femminile complessa in un ambiente, quello sportivo americano, che la rifiuta perché non risponde ai canoni del sogno a stelle e strisce.
Un film imperdibile, con una grande interpretazione di Margot Robbie nel ruolo di Tonya.
Ready Player One, di Steven Spielberg
Il libro di Ernest Cline da cui è tratto il film di Steven Spielberg è la bibbia del nerd cultore degli anni ’80: dai videogames ai film con Matthew Broderick, c’è tutta la pop-culture di un decennio racchiusa nelle pagine di Ready Player One.
Steven Spielberg ha il merito di averlo saputo tradurre, senza minarne il valore citazionista, in un film per famiglie che parla un linguaggio affine alle nuove generazioni, ma soprattutto in un’opera personale, sostituendo in trama i feticci pop di Cline con i propri.
In un futuro imprecisato, gli esseri umani adorano trascorrere la propria esistenza su Oasis, una realtà virtuale a cui tutti sono connessi e che preferiscono alla vita vera, dove ormai regna solo disordine, povertà e inquinamento.
Oasis è stata creata dal geniale James Halliday che, alla sua morte, decide di affidare il suo patrimonio alla prima persona che riuscirà a superare una serie di giochi e rebus, alla ricerca del suo easter egg.
La truffa dei Logan, di Steven Soderbergh
La truffa dei Logan segna il ritorno di Steven Soderbergh - Ocean’s Eleven - alla formazione delle sue squadre ben assortite in previsione di un colpo epocale.
L’aspetto che rende il film uno dei lavori più divertenti del regista è che questa volta non abbiamo a che fare con distinti ed esperti professionisti del crimine, come nel caso di Danny Ocean & co., ma con un gruppo di improvvisati che si uniscono per rapinare una delle più grandi corse automobilistiche d’America: la Coca Cola 600.
Jimmy Logan (un bravissimo Channing Tatum) è un ex quarterback con una gamba offesa, che viene licenziato dal suo lavoro in cantiere perché le sue prestazioni non vengono più ritenute sicure.
Suo fratello Clyde (Adam Driver) ha perso un braccio in Iraq.
Insieme alla sorella Mellie (Riley Keough), decidono di metter su una squadra per tentare il colpo della vita.
Insieme a loro, nel film, anche un ossigenatissimo Daniel Craig nei panni del dinamitardo Joe Bang.
Hereditary - Le radici del male, di Ari Aster
Trovare film horror originali e inquietanti ormai è sempre più difficile: Hereditary - Le radici del male è uno di questi.
Opera prima di Ari Aster, il film con Toni Collette, Gabriel Byrne, Alex Wolff e Milly Shapiro, racconta l’inquietante esperienza dei membri di una famiglia alle prese con un’oscura eredità lasciata loro dalla defunta nonna materna.
Un thriller cupo sui traumi familiari che si trasforma in un horror demoniaco da brivido.
Storia, messa in scena e recitazione: non c’è un tassello fuori posto in questo ambizioso film che non dà scampo alle paure più profonde.
Tully, di Jason Reitman
Dopo Young Adult, Charlize Theron torna a recitare per Jason Reitman (Thank You For Smoking, Tra le nuvole) in un film scritto da Diablo Cody (Juno, Jennifer’s Body) che parla di maternità in modo disincantato e volutamente ironico.
Marlo ha superato i quarant’anni, ha due bambini piccoli e uno appena arrivato ed è allo stremo delle forze.
Suo fratello Craig (Mark Duplass), che non ha nessun problema economico, si offre di pagarle una tata full time.
Marlo inizialmente rifiuta perché non le piace l’idea di condividere il suo ruolo di madre con un’estranea, ma poi decide di provare.
Un film che parla alle donne, al loro corpo, alle loro aspettative di perfezione e alla loro psicologia, in modo mai banale e abbastanza sovversivo.
BlacKkKlansman, di Spike Lee
Spike Lee è un regista dalle uscite altalenanti: questo suo ultimo BlacKkKlansman, oltre ad essere tra i titoli più scioglilingua del 2018, è tra quelli da non perdere di quest’anno e tra i film più cinico-intelligenti della sua ormai lunga carriera.
Anni 70: Ron Stallworth (John David Washington) è un poliziotto afroamericano che lavora a Colorado Springs come infiltrato nei movimenti di protesta black.
Mentre porta avanti il suo incarico, ne inizia un altro molto più rischioso: al telefono si spaccia per un bianco razzista e entra nel Ku Klux Klan attraverso l’agente Flip (Adam Driver) che accetta di fargli da alter-ego d’eccezione.
Il film ha vinto il Grand premio della giuria allo scorso Festival di Cannes ed è un mix esplosivo d’ironia, storia e suspense.
Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini
Il film Netflix sulla drammatica storia di Stefano Cucchi, ben interpretato da Alessandro Borghi, è stato distribuito anche in sala ed è indubbiamente tra i migliori prodotti che il cinema italiano ci ha regalato quest’anno.
Sulla mia pelle prova a ricostruire gli ultimi sette giorni di vita di Stefano in tutta la loro disperazione e durezza.
Non è un film per animi delicati dunque, ma nemmeno l’intera vicenda di cronaca lo è stata. I fatti del 2009, infatti, hanno incominciato a trovare giustizia solo quest’anno, subito dopo l’uscita del film nelle sale.
Progetti come Sulla mia pelle confermano quanto sia importante continuare a raccontare alcune storie affinché non vengano dimenticate.
Widows - Eredità criminale di Steve McQueen
Tre donne rimangono vedove dopo che un grosso colpo organizzato dai rispettivi mariti non va in porto.
La moglie di uno di loro, minacciata dal gangster a cui il marito doveva i soldi bruciati durante la rapina in cui ha perso la vita, prova a convincere le altre vedove a portare a termine l’operazione insieme a lei.
Intrighi politici e drammi personali s’intrecciano in questo nuovo film del sempre impeccabile Steve McQueen (Hunger, Shame, 12 anni schiavo), in cui l’action pura e la violenza richieste dalla trama trovano una nuova veste, inedita e raggelante.
Il sacrificio del cervo sacro, di Yorgos Lanthimos
Yorgos Lanthimos è tra i registi più originali del cinema contemporaneo. Se non avete mai visto i suoi film, aspettando il suo attesissimo La favorita in uscita a fine gennaio 2019, recuperativi titoli come Dogtooth, Alps, The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro.
Quest’ultimo è uscito nelle sale italiane a inizio estate e racconta la misteriosa amicizia tra un cardiologo (Colin Farrell) e un ragazzo di nome Martin (Barry Keoghan). Quando il giovane incomincia a presentare strane reazioni psicosomatiche, emerge anche la natura del rapporto tra i due.
Il cast ha tra i protagonisti anche Nicole Kidman nei panni della moglie del medico, ed è liberamente ispirata a una delle tragedie più crudeli della storia greca: Ifigenia in Aulide.
Lazzaro Felice, di Alice Rohrwacher
Alice Rohrwacher è una delle autrici contemporanee più interessanti del nostro cinema.
Con film come Corpo Celeste (2011) e Le meraviglie (2014) ci aveva già immerso in sensibilità inedite, raccontandoci storie molto attaccate alla spiritualità del reale.
Con Lazzaro Felice - che all’ultimo Festival di Cannes si è guadagnato il premio per la Migliore sceneggiatura - ha accentuato ulteriormente la sua chiave narrativa, attraverso la storia di Lazzaro (Adriano Tardiolo), un giovane uomo la cui bontà viene calpestata dalla mancanza di valori del presente e dalla cattiveria umana.
Il film inizia nella piantagione di tabacco della Marchesa Alfonsina di Luna (Nicoletta Braschi) dove una cinquantina di contadini, tra cui Lazzaro, lavorano in condizioni di schiavitù, ignari del mondo al di fuori dei confini del loro piccolo villaggio.
Lazzaro è un animo buono e puro che esegue, sempre felice di stare al mondo, qualsiasi compito o favore gli venga chiesto. Ma la sua bontà come viene ricambiata dagli altri? Il mondo è davvero un posto per lui?
L’isola dei cani, di Wes Anderson
Wes Anderson esce dai confini familiari e si apre al mondo.
L’isola dei cani è un omaggio ‘in stop-motion’ del regista alla cultura giapponese - dal cinema di Kurosawa al teatro kabuki - e al migliore amico dell’uomo, con un sottotesto ‘politicizzato’ che parla di minoranze e ambiente.
2037, Megasaki, Giappone: il sindaco Kobayashi decide di far fronte a un’influenza che sta dilagando tra i cani, mandandoli in esilio in una discarica a cielo aperto chiamata Isola della spazzatura.
Tra questi, però, c’è anche il cane del suo giovanissimo nipote Atari che, straziato dal dolore, decide di andare a cercarlo sull’isola per riportarlo a casa.
Bryan Cranston, Frances McDormand, Greta Gerwig, Bill Murray, Edward Norton, Bob Balaban, Jeff Goldblum, Tilda Swinton, Harvey Keitel, F. Murray Abraham, Yoko Ono, Scarlett Johansson e Liev Schreiber, danno voce ai protagonisti animati del film.
Euforia, di Valeria Golino
Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio sono i protagonisti del nuovo film da regista di Valeria Golino, un film in grado di unire in modo originale e commovente dramma e commedia nostrana.
Matteo (Scamarcio) è un uomo brillante e un imprenditore di successo. Suo fratello Ettore (Mastandrea), al contrario, ha un carattere molto chiuso: vive ancora nella cittadina di provincia in cui sono nati e insegna alle scuole medie.
Matteo non ha paura di affrontare situazioni e novità, mentre Ettore fa di tutto perché questo non debba accadere.
Quando Matteo scopre che Ettore è gravemente malato, decide di portarselo a vivere in casa per stare con lui, conoscerlo meglio e prendersene cura.
Senza finta pietà o eccessivo buonismo, Valeria Golino affronta ancora una volta il tema della malattia, in quello che a oggi ci sentiamo di definire il suo lavoro migliore dietro alla macchina da presa
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