Courtney Love: Sono viva per non dimenticare
Con il marito Kurt Cobain ha dato vita alla coppia che ha incendiato gli Anni 90. Poi lo ha perduto, ha cresciuto una figlia da sola e ha combattuto la dipendenza da droga. Grazia ha incontrato Courtney Love, la rockstar ribelle che nei ricordi cerca una luce per colmare il vuoto che si porta dentro.
«Sono Courtney, piacere di conoscerti, un attimo di pazienza che finiscono di sistemarmi il trucco». Pochi giorni fa ho intervistato la cantante Courtney Love a Firenze. L’occasione: il concerto Rockin’1000 e l’operazione benefica voluta dalla fondazione Only The Brave dell’imprenditore della moda Renzo Rosso e della sua compagna Arianna Alessi, in favore dei ragazzi della comunità di recupero San Patrignano.
Chi come me ha vissuto gli Anni 90 da adolescente, a sentire il nome Courtney Love ancora oggi viene assalito da un brivido. Lei è stata la cantante rock più ribelle di quegli anni, la prima femminista che io ricordi, una donna che non temeva i pregiudizi. Le sue camicie da notte in versione abito da sera erano sempre sexy. Ne indossa una anche oggi, l’ha disegnata Diesel per lei. È alta, supera il metro e 80 senza tacchi. Il suo fisico è statuario e guardandola da vicino la pelle del décolleté non ha imperfezioni.
Courtney, qual è la più grande incomprensione su di lei?
«Se ne sono create talmente tante che non ho più voglia di spiegarle, darebbero vita ad altre incomprensioni. E, sulla mia pelle, ho imparato che tacere qualche volta è la scelta migliore».
Star zitta, però, non le riesce sempre, per fortuna. Quando molti anni fa, prima di tutti gli scandali che sono seguiti a Hollywood e al movimento #MeToo, Courtney attaccò il produttore Harvey Weinstein, non mi ero stupita. Era il 2005: girava un video su YouTube in cui lei invitava le donne a non accettare un invito in albergo da lui. Si era messa contro la casa di produzione più importante di Hollywood. E per anni rimase sola e inascoltata.
Oggi sono qui, davanti a una 54enne che ai miei occhi rimane quella ragazza di successo degli Anni 90. Era talmente sicura di sé da aver realizzato il sogno di noi, giovani irrequiete, sposando il leader del gruppo che è passato alla storia di una generazione, Kurt Cobain dei Nirvana. Insieme hanno avuto una figlia, Frances Bean, che il 18 agosto compirà 26 anni. I due facevano uso di droghe e si amavano come si amano i 20enni ribelli. Insieme, con la loro musica e la loro vita, hanno deriso l’ipocrisia degli Anni 80, attaccato l’omofobia e raccontato che l’amore non conosce vincoli. La frase rivoluzionaria “Dio è gay”, di un testo dei Nirvana, Stay Away, persino io, studentessa del liceo classico, l’avevo scritta sullo zaino.
Purtroppo la storia è finita male. Kurt Cobain a 27 anni è morto suicida e questo episodio ha segnato Courtney per sempre.
Se potesse tornare indietro nel tempo, che cosa cambierebbe della sua vita?
«Vorrei solo che Kurt fosse sopravvissuto». Mi guarda negli occhi e poi fa una pausa.
Ha cresciuto sua figlia Frances Bean da sola. Qual è stata la sua paura più grande?
«Non avere un padre accanto, per lei. Oggi sono orgogliosa di mia figlia, è una ragazza adorabile e la amo tanto. Ma non è stato facile».
Quali insegnamenti le ha trasmesso?
«La gratitudine. Gratitudine per avere una testa che pensa, per avere tanto amore intorno, per avere soldi nel portafoglio, per essere vive, per incontrare ogni giorno persone interessanti».
Lei, Courtney, ha sofferto anche molto.
«Sì, assolutamente».
E come si fa a provare gratitudine se la vita fa soffrire così tanto?
«Dare agli altri è un dono, dà forza. Imparare ad amare ciò che abbiamo allevia la sofferenza».
Oggi è qui a sostenere i giovani di San Patrignano anche per questo motivo?
«Sì. Ringrazio il mio amico Renzo Rosso e Arianna, che mi hanno coinvolto nel progetto della Only The Brave Foundation. In passato ho fatto uso di droghe: so che avere qualcuno che ti sostiene, può salvarti la vita. Quando perdi la testa, credi che uscire dagli schemi sia l’unico modo per vedere tutto con chiarezza. Ma non è così».
Lei è una ribelle, Kurt altrettanto. Perché i ribelli sembrano più interessanti degli altri?
«Perché devono tirare fuori le palle per non rimanere schiacciati dal sistema. Non si possono preoccupare di che cosa pensino gli altri, devono andare dritti per la loro strada e così vengono fraintesi da chi non è come loro. Solo i ribelli possono capire che cosa provano e che cosa hanno davvero nel cuore. In tanti credono che io allora pensassi solo a me stessa, ma non era così. Con gli anni, ho capito che sono stata travisata».
A 20 anni è difficile rendersene conto.
«È per questo che i ragazzi di questa comunità devono riuscire a salvarsi. Non devono essere fraintesi, né commettere errori di cui si pentiranno per il resto della loro vita».
La seguo su Instagram, come quasi un milione di altri fan. Ogni tanto pubblica foto del passato, con Cobain e sua figlia. Nella didascalia spesso scrive “Miss you”, mi manchi, o “I love you”, ti amo. Che cosa prova quando lo fa? È triste o felice?
«Non so come mi sento. Magari trovo una foto che mi piace e la pubblico, ma non sono triste, il ricordo mi dà forza». Tossisce, abbassa gli occhi, si ferma. Le chiedo se vuole continuare, non voglio farla soffrire. Ma lei mi dice che le fa piacere andare avanti.
Proviamo a ridere. Se lei potesse tornare indietro a un momento divertente della sua vita, quale sarebbe?
«Quando vado al fast food. Scherzo». Fa una pausa. «Quando Francis era piccola, abbiamo passato molti momenti divertenti. Era buffa la mia bambina. Ma anche ieri sera ho riso molto, cerco di circondarmi di amici che mi facciano sorridere».
Ha rimorsi?
«Sì, aver perso il compagno che amavo alla follia da giovane e aver rinunciato a vivere ancora molti momenti insieme». Fa una lunga pausa.
È già molto fortunata ad averla vissuta quella vita accanto all’uomo che amava.
«Razionalmente lo so. Ma spesso ripensandoci, non dormo la notte».
Si è rifatta una vita?
«No, non ci riesco».
È innamorata?
«No. Mi innamoro tutti i giorni, ma rifarsi una vita è un’altra cosa».
Dopo il caso Weinstein, Los Angeles è un posto migliore?
«Sì, ma c’è ancora molto da fare contro le molestie sessuali negli ambienti di lavoro».
Il tempo è finito. Facciamo una foto insieme. Mi abbraccia forte, e io abbraccio lei. E l’adolescente che scriveva le frasi dei Nirvana sullo zaino ringrazia.
© Riproduzione riservata