Fotogallery Svetlana Zakharova: «Mangia, balla, ama»
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«Le ballerine sono anoressiche? Io no di certo: ho un ottimo rapporto con il cibo. E con la cucina italiana in particolare». Parola dell’étoile Svetlana Zakharova, di nuovo in scena alla Scala dopo la maternità. «La danza è la mia vita, essere mamma uno stato di grazia»
«Le ballerine sono anoressiche? Io no di certo: ho un ottimo rapporto con il cibo. E con la cucina italiana in particolare». Parola dell’étoile Svetlana Zakharova , di nuovo in scena alla Scala dopo la maternità. «La danza è la mia vita, essere mamma uno stato di grazia».
Prima ballerina étoile alla Scala di Milano e al Bol’šoj di Mosca, è una delle più quotate interpreti a livello mondiale della danza classica. Svetlana Zakharova, nata in Ucraina, contesa dai più grandi teatri, è veramente un meraviglioso intreccio di bellezza, eleganza e perfezione tecnica che trovano espressione in un corpo inconsueto per una danzatrice (è alta, infatti, un metro e 70 centimetri), con gambe lunghe e flessuose.
Al rientro in Italia dopo la maternità (proprio in questi giorni la sua piccola Anja, avuta dal celebre violista Vadim Repin, ha compiuto un anno), è attesissima alla Scala, dove ancora si respira aria di polemica dopo le dichiarazioni di Maria Francesca Garritano sulla presunta anoressia di molte colleghe ballerine.
Qui la Zakharova sarà in scena fino al 24 febbraio al fianco di Roberto Bolle nel balletto romantico per antonomasia Giselle e, sempre in coppia con lui, a maggio con Marguerite and Armand per le coreografie di Frederick Ashton, parte di un meraviglioso dittico che la vedrà anche interprete del Concerto DSCH, con coreografie di Alexei Ratmansky.
Fin qui il palcoscenico. Ma com’è la vita di una ballerina dietro le quinte? Svetlana ce la racconta, fra il suo ruolo di moglie e madre, i ricordi d’infanzia nella sua Ucraina e un sogno che serba nel cuore per il futuro della sua Anja…
Finalmente è tornata alla Scala, nei panni di Giselle. Che cosa la affascina di più di questo personaggio?
«La sua freschezza e la sua ingenuità, che si mescolano al suo essere una donna in grado di amare molto».
Fra tutti i personaggi che ha interpretato, ce n’è uno a cui è particolarmente legata?
«Direi di no. Vivo ogni ruolo fino in fondo, preparandomi scrupolosamente. Mi concedo completamente ai miei personaggi e li affronto a cuore aperto. Cerco di mettermi nei loro panni, di comprendere le ragioni che li portano ad agire in un determinato modo ed è, quindi, un po’ come se ciascuno di loro entrasse dentro di me. Per questo mi diventano tutti estremamente cari».
In “Giselle” danzerà al fianco di Roberto Bolle. Che cosa apprezza di più di lui?
«È un partner eccezionale, danzare al suo fianco infonde molta sicurezza. Al di là del suo talento, Roberto è proprio una gran bella persona: solare, gentile, divertente».
Lei è una delle più grandi e acclamate ballerine al mondo. Come si diventa Svetlana Zakharova?
«Ci vuole molto lavoro e molto impegno».
Che cosa pensa delle dichiarazioni della sua collega Maria Francesca Garritano, secondo la quale gran parte delle ballerine avrebbe un rapporto difficile con il cibo e, addirittura, alcune di loro soffrirebbero di anoressia?
«In questo periodo sono stata molto impegnata all’estero e non conosco a fondo questa polemica scatenata dalla Garritano, per cui non saprei che cosa rispondere. Però posso dire che, personalmente, ho un ottimo rapporto con il cibo».
Che cosa rappresenta per lei la danza e qual è la sua magia più grande?
«La danza per me è la vita. Mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone, culture e Paesi diversi che probabilmente non avrei avuto modo di vedere, oltre alla grande chance di esprimere, attraverso di essa, i miei sentimenti e le mie emozioni. Le ho dedicato tutta la mia esistenza da quando avevo dieci anni e credo che la sua più grande magia sia, per noi ballerini, quella di poter vivere tante vite trasformandoci nei vari personaggi che interpretiamo. Per il pubblico, invece, stregato dalla bellezza e dall’eleganza di quest’arte straordinaria, sicuramente la possibilità di sognare attraverso le storie che portiamo in scena, senza che si percepisca tutto il lavoro che c’è dietro».
Le ha tolto anche qualcosa? Mi riferisco alle rinunce che probabilmente ha dovuto fare per arrivare a questi livelli…
«Come dicevo, per me la danza è la vita, per cui ogni scelta fatta in tutti questi anni non l’ho mai sentita come un sacrificio, ma solo come un arricchimento».
Quando ha deciso che sarebbe diventata una ballerina?
«Quello della danza era il sogno non realizzato di mia madre: è stata lei a volere che affrontassi l’audizione per entrare alla Scuola di Kiev. Aveva deciso di esaudire il suo desiderio attraverso di me e io obbedii. Vedere danzare le ballerine era una cosa che, comunque, affascinava molto anche me. Al provino c’erano tanti bambini e non pensavo proprio di riuscire a passare, invece fui presa e chiaramente fu una grande gioia. Per mia madre e per me».
Che cosa ricorda di quel periodo?
«Mi trasferii a Kiev da sola per seguire le lezioni. I primi anni furono molto difficili e faticosi, perché bisognava abituarsi alla disciplina e forgiare il corpo secondo le regole della danza. Poi c’era chiaramente la nostalgia di casa e dei miei cari, ma per fortuna ho potuto contare sempre sul sostegno di mia madre e delle mie insegnanti di ballo. Attendevo, però, con grande impazienza le vacanze estive e, quando tornavo a casa, ridiventavo una bambina “normale”: giocavo, correvo, mi divertivo con tutti i miei amici. Credo che proprio in quel periodo si sia formata la parte più importante del mio carattere e tutta la forza di volontà di cui oggi dispongo».
Lei è sposata con un celebre violinista. L’arte, quindi, è un affare di famiglia ed è possibile che anche sua figlia Anja, un giorno, deciderà di farne la sua professione. Le piacerebbe, per esempio, se diventasse anche lei una ballerina?
«Mi piacerebbe molto, ma è difficile dirlo ora, è ancora così piccola... Ma se un giorno dovesse decidere di fare danza, non potrò che esserne contenta. Aspettiamo e vediamo!».
Nella sua carriera ha sperimentato trionfi e successi in tutto il mondo. Ma la gioia che deriva dalla nascita di un figlio forse non ha paragoni…
«No, non si può paragonare. Diventare mamma è uno stato di grazia che cambia la propria visione della realtà, gli interessi, persino i pensieri».
Come ha fatto a tornare subito in forma dopo il parto?
«Prima di tutto sono stata molto attenta all’alimentazione durante la gravidanza e poi, dopo la nascita di Anja, mi ha aiutato molto il desiderio di tornare in scena. Però non è stato facile: c’è voluto un lavoro immenso e, soprattutto, molta pazienza. Ho lavorato sodo, non solo in sala prove, ma anche con un personal trainer che ha studiato per me uno speciale ciclo di esercizi di Pilates».
Come si organizza con la piccola Anja con una professione così impegnativa come la sua?
«Devo ringraziare mia madre. Mi aiuta molto e si dedica alla nipotina con grande dedizione. È solo merito suo se sono potuta tornare in scena così velocemente».
Qual è la cosa che le piace di più dell’Italia?
«Una sola? Ce ne sono talmente tante... I teatri, il pubblico che li frequenta, sempre molto colto e attento, l’architettura, la moda. E, ovviamente, la cucina».
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