Dopo il suo esordio discografico con Pink Cadillac, GIOIA torna a far parlare di sé con la sua musica.
Esce oggi infatti il suo nuovo singolo Think Twice; un testo intenso, in cui GIOIA ci mostra tutta la sua voglia di riscatto e la volontà di essere sé stessa, senza doverne rendere conto a nessuno.
Cantautrice appassionata d'arte, artista emergente proveniente dal roster di Sugar Music, Gioia (in minuscolo) è una ragazza di vent’anni, timida e autoironica che vive in un piccolo paese del vicentino. GIOIA (in maiuscolo) è quasi il suo alter-ego: è così che esprime tutta la sua creatività e il suo mondo.
È quindi attraverso la sua musica che Gioia ci fa conoscere il suo lato più nascosto. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei per scoprire la sua parte più passionale, ribelle e affascinante.
(Continua sotto la foto)

Partiamo subito dal tuo nuovo singolo Think Twice uscito proprio oggi. Mi racconti com’è nato?
«È nato quando avevo circa 16 anni. Quando ero bambina passavano spesso in radio Natural Blues di Moby, ma io ero ancora piccolina per sapere di che pezzo si trattasse. Poi durante l’adolescenza ho iniziato a sperimentare, cercavo di produrre i primi testi. E per farlo mi cercavo pezzi datati su Youtube. Un giorno mi è capitato di ascoltare Trouble So Hard di Vera Hall e mi sono innamorata completamente. Ho quindi deciso di prenderlo e inserirlo in un progetto vuoto: essendo a cappella è stato anche facile metterci un piano e iniziare a farci una piccola demo. Da lì, partendo dal testo di Vera Hall, ho costruito le mie storie.
È stato tutto davvero molto facile, mi sono trovata abbastanza ispirata perché le difficoltà di cui parla lei erano molto attuali e attinenti a quello che stavo vivendo in quel momento. Ho scritto tutto di getto, quasi come uno sfogo. Poi sai, quando hai sedici anni si è ancora acerbi, quindi non avevo ancora sviluppato magari certe abilità nella scrittura. Ecco perché Think Twice è diventata una canzone così onesta, senza giri di parole o metafore.
Tanto che ora, passati sette anni, prima di decidere di pubblicarla come singolo mi sono fatta parecchie domande perché non ero più sicura di volermi vedere, in un certo senso. spogliare così tanto dei miei sentimenti».
Parlando proprio di sentimenti ed emozioni, nella canzone si sente chiara la tua volontà di essere te stessa, specialmente quando dici “Cause I won't become the person they want me to”. Questi sono attuali ancora queste parole per te?
«Allora ai tempi c’ero dentro al fino al collo. Era estremamente personale. Fortunatamente sono uscita da quella situazione, non sono caduta nelle grinfie di certe persone che tentavano di farmi diventare chi io non fossi. Ho deciso però di pubblicarlo oggi, dopo sette anni, perché trovo la tematica dell’accettazione personale ancora attuale. Spero infatti che il mio singolo possa essere d’aiuto a chi lo ascolta.
Alla fine la mia intenzione è vera e onesta. Anche se magari non provo più le stesse identiche emozioni di quando l’ho registrato, anche se non sto affrontando più quel tipo di problema, nella vita ci sono sempre delle difficoltà. E devo dire che è proprio quello che mi piace di questo pezzo: è molto vero non c'è niente di costruito. Sono io al 100%. Anche se la cosa un po’ mi spaventa». (ride, ndr)
A cosa ti ispiri per fare i tuoi pezzi?
«Principalmente musica R&B. Diciamo che è un po’ quello che avevo intenzione di fare fino a qualche mese fa. Poi ho deciso di uscire dalla mia mente, oserei dire che ho smesso di impormi un genere che mi piace, preferendo piuttosto far uscire quello che esce in modo naturale. È inutile fare musica con la testa se poi non mi rappresenta. Infatti Think Twice è uscita proprio di getto».

A proposito di generi, si può dire che questo singolo sia per te una sorta di evoluzione musicale? Se infatti nel precedente Pink Cadillac il suono era per lo più vicino al mondo dell'R&B, in Think Twice hai sperimentato sonorità più pop ed elettroniche.
«Sì, nonostante sia scritta prima direi di sì. Ma oltre all’evoluzione musicale c’è anche una sorta di evoluzione personale perché appunto ho avuto questo cambiamento di mentalità che mi fa dire “faccio quello che voglio” senza dover rispettare certi canoni che io stessa mi imponevo. Sinceramente non so neanch’io dove potrebbe portarmi questa scelta. Vedremo cosa succederà in futuro». (ride, ndr)
È per questo che hai deciso di essere art director di te stessa? Scrivi, produci e segui pure l’estetica delle cover…
«Allora, in primis ho fatto questa scelta perché sono molto appassionata di tutte le forme d’arte, è stata sempre una grande passione per me. Però diciamo anche che sono forse un po’ maniaca del controllo e mi piace sapere tutto quello che mi riguarda e riuscire a dar vita a dei pensieri, delle visioni, che ho dentro la mia testa. A volte lo so però che dovrei lasciarmi andare un po’ di più».
Tu canti e scrivi in inglese, come mai hai fatto questa scelta?
«In realtà per me è tutto molto più naturale in inglese. È difficile da spiegare, ma non non ho mai avuto così tanta confidenza nel parlare dei miei sentimenti in italiano. Fin da quando ero piccola ho parlato in inglese. Durante l'adolescenza, quando si iniziava a parlava di certe tematiche, ho sempre conversato in inglese. Forse questo crescendo mi ha portato a sviluppare la capacità di esprimermi meglio con la lingua inglese rispetto all’italiano. Non lo faccio affatto per apparire, mi sento più libera a scrivere e cantare in inglese».
Non ti sentiremo mai cantare in italiano quindi?
«Al momento ti dico assolutamente no (ride, ndr). Ma mai dire mai».

Sei una ragazza giovane, un’artista emergente, ma nonostante ciò fai già parte di realtà importante come Sugar Music. Qual è stato il tuo percorso che ti ha portato fin qui?
«Prima pubblicavo i miei pezzi in modo indipendente su Spotify. A un certo punto stavo lavorando a un brano in collaborazione con un ragazzo della mia città e volevamo chiedere a Kina di produrlo, e così abbiamo stretto questo rapporto con loro inizialmente tramite Instagram. Alla fine questo progetto non è andato in porto ma abbiamo comunque continuato a fare networking con i produttori, finché a un certo, durante la quarantena, ho pubblicato un pezzo registrato nel salotto di casa mia. In quel momento Kina mi ha subito ricontattato, e a mia insaputa ha chiamato Sugar. Il giorno stesso mi ha scritto proprio Sugar dicendomi “Siamo interessati a te, ti andrebbe di venire a Milano per un’audizione?”. Io ovviamente ho detto di sì. Da quel momento, in appena un paio di mesi, ero firmata in Sugar».
Com’è nato il tuo amore per la musica?
«Da sempre ho avuto chitarre in giro per casa e i miei genitori hanno sempre ascoltato tanta musica. Sono cresciuta con Michael Jackson, David Bowie, Fleetwood Mac, Sade, e mi sono fatta una cultura di R&B, Rock, Pop... Mi sono riempita di qualsiasi genere e la cosa poi mi ha portato a fare questo tipo di musica, che è un po contaminato: cerco di metterci del mio e allo stesso tempo di tirar fuori le caratteristiche di artisti e generi che ho ascoltato fin dall'infanzia».
Se dovessi dire, usando poche parole, cos’è per te la musica, cosa diresti?
«Una boccata d’aria fresca. Come dicevamo, non riuscendo appunto ad esprimermi facilmente a parole non sempre sono a mio agio ad affrontare certi argomenti, ma con la musica riesco ad esprimermi veramente. È solo così che riesco a fare uscire il mio lato più nascosto».
Abbiamo detto che non ti stai imponendo nessun canone, che vuoi essere libera di poter scegliere quali saranno i tuoi progetti futuri. Hai già qualcosa in cantiere, qualcosa a cui stai lavorando, che ci puoi raccontare?
«Adesso sto lavorando, sempre nell’ambito Pop, a qualcosa di più ritmato. Ho provavo a fare delle cose un po' più soft, però ho capito che quella non è la strada da intraprendere. Ora vorrei concentrarmi su cose più che facciano uscire il lato di me più forte».
© Riproduzione riservata