Fotogallery Simone Annichiarico: «Essere Chiari è un’arte»
...
Se vi è piaciuta la fiction dedicata a Walter, continuate con il libro di suo figlio. Dentro ci troverete tutto: le donne, lo show, il meglio e il peggio di un padre sfuggente, complicato, ma speciale. A cui Simone Annicchiarico dà un voto: «10, per il carisma. Ma anch’io non sono niente male...»
Se vi è piaciuta la fiction dedicata a Walter , continuate con il libro di suo figlio. Dentro ci troverete tutto: le donne, lo show, il meglio e il peggio di un padre sfuggente, complicato, ma speciale. A cui Simone Annicchiarico dà un voto: «10, per il carisma. Ma anch’io non sono niente male...».
Con le biografie non esistono mezze misure. O le ami o non le leggerai mai. Walter e io, uscita in questi giorni per Dalai editore, sfugge però a questa legge. Forse perché non è una biografia ma un viaggio, come scrive l’autore.
Forse perché è la storia di un papà, Walter Chiari, raccontata da un figlio, Simone Annicchiarico (è questo il vero cognome di famiglia “storpiato” per praticità agli esordi dell’attore) col ritmo tenero e allegro del ricordo personale e di un omaggio molto “privato”, che si aggiunge alla fiction appena trasmessa da RaiUno e interpretata da Alessio Boni.
La prefazione è di Mina, grandissima amica di suo padre, che scrive: “È un po’ stronzo il rutilante mondo dello spettacolo...”. È d’accordo?
«Sì, gli equilibri d’amicizia sono troppo fragili. Non ci si aiuta quasi mai. È un mondo fatto d’invidia».
Suo padre usciva di corsa in mutande, partiva a razzo in macchina, dove poi si cambiava e si radeva, era specializzato nei “ritardi apocalittici”... In questo gli assomiglia?
«Sul lavoro non tardo mai. Nella vita, invece, sempre. Pensi che ho comprato il cellulare dieci anni dopo i miei amici».
Si sente mai in colpa per qualcosa che non ha fatto in tempo?
«No, sono fatalista: credo che ogni cosa che ci accade sia casuale. Siamo semi lanciati da un Dio, se è vero che esiste, sulla Terra. Da lì prende il via il nostro destino».
Nel libro dice che lei e Walter avevate un “contratto di fancazzismo e risate”. Con chi lo ha oggi, a 20 anni dalla sua morte?
«Con le persone a cui voglio bene. Ridere per me è tutto».
Scrive anche: “Leggere era l’unica cosa al mondo che fermasse cineticamente mio padre”...
«Vero, e vale anche per me. Solo con un libro in mano mi concentro. Ultimamente mi piacciono quelli sull’acqua e l’alimentazione. E sul comodino ho Amati! di Fabio Marchesi».
Che libro regalerebbe oggi a suo padre?
«Lui divorava di tutto. Ma vista la sua passione per la boxe, sceglierei Goat – Greatest Of All Time. A tribute to Muhammad Alì, edizione Taschen. È un volume enorme, una limited edition. Quando è uscito, più di dieci anni fa, costava come un’opera d’arte».
A Walter Chiari dà come voto 10 per il carisma. E a se stesso?
«Non faccio mai paragoni. Ma il talento non manca neanche a me».
Ora sta conducendo “Italia’s got talent” con Belén. Un commento sulla sua compagna di scena...
«Dal vivo è ancora più bella. E non mi aspettavo che fosse così solare ed energica. Mi è stata simpatica fin dal primo momento, con lei posso parlare di tutto. Credo che ognuno di noi abbia bisogno di un po’ di Belén nella vita».
Fidanzate vere, invece?
«Nessuna. Arriverà solo quando avrò trovato una compagna che sia prima di tutto amica. Su 15 coppie di amici, solo due sono rimaste in piedi. Oggi il matrimonio sta diventando solo una sorta di rifugio».
Quanto si è favoriti da un cognome importante?
«Sì, lo so che sono privilegiato... Ma attenzione a non giudicare questo vantaggio con invidia, un sentimento, purtroppo, molto diffuso in Italia».
Un nome del cinema italiano che le piace.
«Penso solo al periodo neorealista e mi viene in mente il più grande di tutti: Vittorio De Sica. Anche oggi ci sono grandi personalità, ma non emergono perché copiamo troppo dall’estero. Persino le locandine».
Suo padre andava in Australia quando aveva tempo libero. Lei, invece, dove scappa?
«Mi basta lasciarmi alle spalle Roma. Ho una casa in Sardegna dove posso camminare a piedi nudi, prendere la macchina senza traffico, mangiare i formaggi conditi solo con l’olio d’oliva genuino, respirare sempre aria pulita. Se posso, mi basta andare lì».
La colonna sonora della sua vita?
«Un mix di tre canzoni. Grande grande grande di Tony Renis, la più bella di tutti i tempi. Com’è profondo il mare di Lucio Dalla e Pigro di Ivan Graziani».
Che rapporto ha con sua madre, Alida Chelli?
«Lei è un tipo molto particolare, per niente facile. Mio padre era estroverso, era generoso con tutti, lei, all’opposto, è sempre stata molto riservata. Ma con lei rido e litigo esattamente come si fa con tutte le mamme».
Suo padre viveva in un residence (e sugli aerei...). Lei invece dove si sente a casa?
«Non ho bisogno di grandi spazi, mi basta solo un posto dove rilassarmi».
Cosa non le deve mai mancare?
«Una chitarra acustica, dischi, libri e la mia consolle di gioco».
Conserva qualche ricordo paterno?
«Ho tenuto un suo maglione grosso double face, in cashmere blu, che indossava spesso negli ultimi tempi. Però, da quando non c’è più, l’ho indossato solo un paio di volte...».
Colpa della nostalgia?
«No, non ne ho mai avuta. Mio padre non era certo il tipo che puoi identificare con un luogo o un semplice oggetto...».
© Riproduzione riservata