Ha i capelli rasta e ha pubblicato un album. pico è figlio di Enrico Ruggeri, ma sembra il suo opposto. «Però un aspetto in comune ce l’abbiamo: la voglia di sperimentare sempre». A partire dal look...

Ha i capelli rasta e ha pubblicato un album. pico è figlio di Enrico Ruggeri, ma sembra il suo opposto. «Però un aspetto in comune ce l’abbiamo: la voglia di sperimentare sempre». A partire dal look...
È uno di quelli che dice ciò che pensa e che pensa ciò che dice. Si prende tutto il tempo necessario per scegliere la parola giusta. Ascolta le domande. Sorseggia un po’ di tè.
Solo quando è sicuro della risposta si esprime. Con calma. Viso incorniciato da lunghi dread raccolti in una coda, ringrazia sempre congiungendo pollici e indici in un triangolo. A 21 anni Pico (all’anagrafe Pier Enrico), il primogenito di Enrico Ruggeri e di Laura Ferrato, debutta come cantante con un disco rap che riunisce 13 brani, La danza della realtà, pubblicato da Universal Music.
Non ha paura di essere marchiato con l’etichetta di figlio di papà, sebbene faccia un genere diversissimo rispetto a lui?
«No, quella è un’etichetta da cui posso liberarmi solo con il passare del tempo. E affermandomi come artista».
Che cosa le ha insegnato suo padre?
«Il valore della creatività».
Avete qualcosa in comune?
«La tensione perenne verso la sperimentazione».
Che cosa pensa del panorama hip-hop italiano?
«Non ne condivido i valori. Un artista dovrebbe cercare di migliorare la realtà e non fossilizzarsi sempre e solo sulle nefandezze della società».
Ce l’ha con Fabri Fibra?
«È un bravo imprenditore. Come Fabrizio Corona».
J-Ax?
«Sono cresciuto ascoltando gli Articolo 31».
Gemelli Diversi?
«Troppo sdolcinati per i miei gusti».
Veniamo a lei, adesso. Quando ha composto “La danza della realtà”?
«Nell’arco di tre anni, principalmente di notte. Ho scritto le canzoni per la gioia di farlo, senza uno scopo. Poi ha preso piede l’idea di riunirle in un album».
Suo padre cosa le ha detto?
«Mi ha fatto i complimenti: gli è piaciuto».
A quale canzone è più legato?
«A Memento, che è un invito ad ascoltare il proprio dio interiore».
A proposito di spiritualità, in “Papa su Facebook” si scaglia contro la Chiesa. Perché?
«Non mi piacciono certi atteggiamenti della Chiesa cattolica. Mentre mi interesso molto alle religioni. La mia prima scintilla è stato il rastafarianesimo (il movimento spirituale ispirato alla fede ortodossa etiope, ndr)».
In “La notte bianca” dichiara il suo odio verso la cocaina. Che cosa pensa, invece, di hashish e marijuana?
«Sono favorevole alla loro liberalizzazione. Però vanno usate solo a scopi meditativi e non ricreativi».
Lei ne fuma?
«Sì, a scopo meditativo».
È fidanzato?
«No, sono single».
Che rapporto ha con le ragazze?
«Mi piacciono. Mi diverte corteggiare, ma non per sfizio. Lo faccio solo quando sento che c’è uno scambio di energia con l’altra persona».
Su che cosa punta per fare colpo?
«Sul carisma».
Il ritratto della sua donna ideale?
«Semplice nei modi e forte di carattere. Non sopporto quelle che fingono di essere quello che non sono».
Che valore dà ai sentimenti?
«Sono fondamentali. Tutto è amore. Dobbiamo amare noi stessi, ma anche il partner e l’universo intero».
E all’amicizia?
«Ho pochi amici veri. E qualche volta sono rimasto deluso. Alcuni sono diventati schiavi della cocaina: trasforma le persone in mostri senza scrupoli. È anche per questo che la odio tanto».
Finora qual è stato il momento più bello della sua vita?
«L’attimo in cui ho smesso di ragionare con la testa e ho ascoltato per la prima volta la pancia: in quel momento ho capito che il caso non esiste».
E quello più difficile?
«Sono stato fortunato. Non ho mai sofferto molto».
Non è stata difficile nemmeno la separazione dei suoi genitori (avvenuta nel 1994, ndr)?
«No, avevo solo quattro anni. Forse è più dura affrontare il divorzio durante l’adolescenza».
C’è qualcosa che le manca?
«Tutto quello che farò».
Come passa il tempo libero?
«Mi piace giocare a scacchi e amo viaggiare».
Preferisce farlo da solo o in compagnia?
«Parto con gli amici, ma solo se so di potermi ritagliare dei momenti per stare da solo».
Prossimo viaggio?
«A Natale, in India».
Tre parole per descriversi.
«Mistico, naturale e vivo».
Quando si guarda allo specchio come si vede?
«Mi piaccio. Soffro di narcisismo fisico e intellettuale».
Quanto cura la sua immagine?
«Poco».
Davvero? Non si direbbe a giudicare dalle collane, i bracciali e gli anelli che indossa.
«Sono talismani. Li porto perché mi fanno sentire più sereno nell’affrontare le nubi tossiche della città. Quando sono in mezzo alla natura li lascio nel cassetto».
Che cosa non le vedremo mai addosso?
«Mai dire mai. Un giorno potrei anche indossare un abito da donna, se toccassi l’androginia spirituale...».
Scusi?
«Dio è androgino».
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