Fotogallery Olivia Wilde: «Io non ho paura di sposarmi»
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In Rush, il film più atteso del momento, Olivia Wilde è la moglie di James Hunt, il campione di Formula 1. Una storia intensa che finì quando i due, amanti della vita spericolata, scelsero il matrimonio per «mettere la testa a posto». Un errore che l’attrice non farà.
Rush. Velocità, adrenalina, competizione. Ma anche sopravvivenza, amore, morte.
Sì, perché l’attesissimo film di Ron Howard sulla Formula 1, nelle sale dal 19 settembre, è in realtà un film sull’essenza dell’essere umano.
Sullo sfondo, “giocattoli” da milioni di dollari quali le Ferrari e le McLaren, in primo piano, i sentimenti e le personalità di James Hunt e Niki Lauda, i due celebri piloti, interpretati rispettivamente da Chris Hemsworth e Daniel Brühl, che negli anni Settanta diedero vita a duelli indimenticabili.
Battaglie in pista rese ancor più epiche dalla differenza tra i due caratteri: disinibito, donnaiolo e ribelle l’inglese Hunt, morto d’infarto a soli 45 anni, introverso, metodico e razionale l’austriaco Lauda.
Al loro fianco, a condividere sogni e paure, due donne bellissime e forti: la top model Suzy Miller (interpretata da Olivia Wilde ) per James, e Marlene Knaus (Alexandra Maria Lara nel film), moglie di Niki dal 1976 al 1991.
Rush è dunque una storia di piloti e motori, ma anche una storia d’amore.
«Anzi», racconta
Olivia Wilde, «più d’una. Quella di Niki e Marlene, stoica e profonda; quella di James e Suzy, tumultuosa e autodistruttiva, ma soprattutto quella tra Niki e James. Che li portò a sfidarsi, ma anche a dare il meglio di se stessi».
Capelli raccolti in una coda di cavallo un po’ arruffata e un’ elegante abito firmato Viktor & Rolf, Olivia Wilde, 29 anni, l’ex “Tredici” della serie Dr House, è raggiante.
Le sue nozze con Jason Sudeikis, l’irresistibile protagonista di Come ti spaccio la famiglia a fianco di Jennifer Aniston, sono imminenti (pare che a disegnare l’abito da sposa sia Monique Lhuillier, stilista amata anche da Zooey Deschanel, Gwyneth Paltrow e Reese Witherspoon), e Hollywood è ormai ai suoi piedi. Dopo Rush, la vedremo infatti nel fantascientifico Her, nel comico Drinking buddies e nel romantico Third Person.
Allora, chi sceglierebbe: James Hunt o Niki Lauda?
«Nessuno dei due (ride). Credo che per Lauda sarei troppo disordinata, mentre per Hunt troppo tranquilla. E non credo che riuscirei a sopportare la sua irrequietezza, o le sue infedeltà. Tuttavia, dovendo proprio scegliere, direi Hunt, ma solo come amante e per un breve periodo».
Quindi, per conquistarla un uomo…?
«Deve essere intelligente, avere senso dell’umorismo, talento
e generosità d’animo».
Che cosa può dirci del personaggio che interpreta, Suzy Miller?
«Nonostante sia stata una delle modelle più famose della sua epoca, rimane una donna misteriosa. Di sicuro era intelligente, spontanea, glamorous e amante della vita. Penso che fosse la compagna perfetta per Hunt, anticonformista come lui, e che fosse innamorata e convinta che tra loro potesse funzionare».
Ma si sbagliava...
«Può succedere quando ci si sposa pensando di “sistemarsi”, di mettere la testa a posto. Di colpo hanno messo da parte quel lato oscuro della vita che li aveva legati prima. E non ha funzionato».
Secondo quanto si racconta, fu però proprio la loro separazione la molla che portò Hunt al titolo mondiale nel 1976.
«Essere abbandonato, per di più per un rivale di nome Richard Burton (Suzy Miller e Burton furono sposati dal 1976 al 1982, ndr), fu per lui una grande umiliazione. Lui reagì alimentando la sua ambizione di battere Lauda e diventare campione».
Nel film, anche se erano ormai separati, vediamo Suzy gioire di quel successo. È possibile restare amici una volta svanito l’amore?
«Perché no? È difficile, ma non impossibile (e infatti, con Tao Ruspoli, da cui ha divorziato nel 2011, Olivia continua ad avere un ottimo rapporto, ndr). Di sicuro si può continuare ad avere rispetto uno dell’altra ed essere orgogliosi quando l’ex partner riesce a realizzare i propri sogni».
Se poi accade a dispetto delle circostanze e di una vita vissuta pericolosamente...
«Strano vero? Tutto quello per cui James Hunt era idolatrato, la sfrenata passione per donne, alcol e motori, ora non gli porterebbe che critiche feroci. A dire il vero, oggi, dove tutto passa al setaccio dei social media, gli sarebbe
impossibile condurre lo stesso stile di vita».
Pensa che per le celebrities la vita sia diventata più dura?
«No, solo più esposta».
Che cosa pensa di chi flirta costantemente con la morte?
«Credo sia una debolezza tipica del genere umano. Ecco perché gli sport più pericolosi sono anche quelli più amati. Io però non potrei mai condividere la vita con qualcuno che ogni volta che scende in pista, o va al lavoro, rischia di non tornare».
Eppure dovrebbe esserci abituata. I suoi genitori, giornalisti sempre in prima linea, si sono trovati spesso in situazioni pericolose.
«Ma non me lo hanno mai fatto sentire. Al contrario. Mi hanno sempre trasmesso un gran senso di sicurezza. Credo però che saperli impegnati in qualcosa che aveva dello straordinario, mi abbia infuso una certa dose di spericolatezza».
Tornando ai social media: lei va pazza per Twitter.
«Non potrebbe essere diversamente. La velocità con cui una notizia può raggiungere milioni di persone è straordinaria. Me ne sono resa conto nel 2010, quando raccoglievo fondi dopo il terremoto che aveva colpito Haiti. Nonostante ci sia un rovescio della medaglia, ovvero la velocità con cui si diffondono anche notizie prive di fondamento, credo che gli aspetti positivi superino di gran lunga quelli negativi».
E poi, diffondendo lei stessa le notizie, per esempio quella del suo fidanzamento con Sudeikis, può controllare anche i pettegolezzi.
«O almeno cercare di farlo (ride). Leggere le falsità che vengono scritte su di te può essere molto frustrante, e Twitter è di sicuro il modo più diretto per far sapere la verità»
© Riproduzione riservata
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