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Grazia

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Lifestyle

Niccolò Fabi: «Il mio nuovo cd guarda al futuro, come mio figlio»

Niccolò Fabi: «Il mio nuovo cd guarda al futuro, come mio figlio»

foto di Angelo Sica Angelo Sica — 31 Ottobre 2012

Fotogallery Niccolò Fabi: «Il mio nuovo cd guarda al futuro, come mio figlio»

  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi e Max Gazzè Niccolò Fabi e Max Gazzè Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • La cura del tempo La cura del tempo Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Solo un uomo Solo un uomo Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi ed Elisa Niccolò Fabi ed Elisa Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
  • Niccolò Fabi Niccolò Fabi Niccolò Fabi nasce a Roma il 16 maggio 1968.
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La vita ricomincia dalla musica. Due anni fa un dolore incancellabile, oggi la gioia per la nascita del figlio, Kim. E la voglia di fare un nuovo album. Niccolò Fabi ci ha raccontato tutto in una notte che abbiamo passato con lui. Siete pronti a emozionarvi?

La vita ricomincia dalla musica. Due anni fa un dolore incancellabile, oggi la gioia per la nascita del figlio, Kim. E la voglia di fare un nuovo album. Niccolò Fabi ci ha raccontato tutto in una notte che abbiamo passato con lui. Siete pronti a emozionarvi?

Strette di mano, abbracci, sorrisi: qui all'Angelo Mai Niccolò Fabi è di casa.
«È in posti come questo che "succedono cose"», mi dice il cantautore 44enne, mentre un ricciolo grigio gli ricade sugli occhi, azzurri e liquidi.
Un esempio? Proprio nel locale dove stiamo passando insieme una serata di metà ottobre, in via delle Terme di Caracalla a Roma, Fabi ha registrato in un pomeriggio la versione live del suo nuovo album, Ecco (Universal Music).
Di quella session ha poi postato sul web le immagini per il singolo di lancio, Una buona idea.

Meglio la musica dal vivo o il videoclip che descrive una storia?
«Il racconto per immagini di una canzone è stato un esperimento interessante, ma poi le idee hanno iniziato a scarseggiare. Adesso i video si somigliano tutti un po' troppo: per me è una parabola che si avvia alla fine. A meno che non sei Madonna e allora fai di quella scelta un elemento fondamentale. Io, però, non sono una postar, da cantautore preferisco il live. Anche molte band americane per i loro video organizzano session in studio o in location particolari.»

Perché ha scelto questo locale romano?
«Ogni musicista, soprattutto se non è famoso, ha bisogno di luoghi che gli permettano di confrontarsi con le persone e di costruire esperienze. Nei primi Anni 90, per esempio, alcuni attori avevano aperto un club chiamato Il Locale: il loro obiettivo non era il profitto, ma l’incontro tra artisti e pubblico. La voce si è sparsa e su quel palco si davano appuntamento i giovani: io, Max Gazzè, Daniele Silvestri, Alex Britti, Carmen Consoli, i Subsonica... Ma arrivavano anche i big, come Lucio Dalla. Ricordo che una notte Steve Lukather dei Toto è venuto subito dopo aver finito il suo concerto dall’altra parte della città. Sapevamo che non eravamo lì per soldi, ci davamo il cambio sul palco, ci scambiavamo gli strumenti, improvvisavamo seguendo l’ispirazione del momento. Eravamo liberi. All’Angelo Mai respiro quella stessa atmosfera».

Oggi le attività del locale Angelo Mai procedono a singhiozzo: ha chiuso per due settimane per mettersi in regola con le richieste dell’amministrazione comunale.
«Ma Roma non può trattare questo posto, che ha incassi minimi, come fosse una qualsiasi discoteca. I centri che producono cultura vanno anche aiutati», aggiunge lui.
Intanto, ci spostiamo nel bar, sorpassiamo due ragazze che giocano a un biliardino e ci sediamo a un tavolo. Ci portano due “bionde” da bere.

Poche settimane fa Niccolò Fabi e la sua compagna Shirin Amini hanno avuto un maschietto, Kim.
Penso che sia un nome bellissimo, gli chiedo come lo hanno scelto, ma il cantautore si ritira nel guscio come una lumaca a cui hanno sfiorato le antenne.
Non vuole parlare della sua famiglia: troppe cose sono state scritte da quando una meningite si è portata via la sua primogenita, Olivia, a soli 22 mesi di età, nel luglio 2010.

Ci sono le canzoni del nuovo album, è lì che Fabi ha inchiodato pezzi della sua anima. Come in una strofa di Elementare: «Un uomo sta seduto con un’ombra accanto/ osserva l’ingresso del suo labirinto/ ha il futuro che l’insegue/ il passato gli è davanti ma lui resta lì/ con la testa sul volante e un piede sopra il freno/ all’incrocio tra il niente e una vita in meno».

Elementare è un brano molto violento dal punto di vista dell’intensità emotiva...
«Rispetto alle altre canzoni non è stata scritta a distanza dal sentimento provato, ma nel momento stesso in cui sentivo quelle sensazioni. Ci riconosco il sapore dell’immediato: è un brano che mi rimarrà sempre addosso».

Quando lo ha composto?
«Nell’ottobre 2010».

In Indipendente e in Io, racconta l’importanza della condivisione.
«Credo che in un certo momento della propria vita sia fondamentale isolarsi, perché imparare a conoscersi bene significa anche essere in grado di donare agli altri non le frustrazioni ma le consapevolezze. È così, attraverso la sicurezza di chi siamo, che poi possiamo essere pronti all’incontro: non esiste libertà senza un po’ di dipendenza dagli altri».

L’amore è dipendenza?
«È impegno».

La canzone Lontano da me di cosa parla?
«Nasce dalla convinzione che allontanandosi dalla routine c’è la possibilità di conoscersi meglio: per esempio, è più facile confessarsi con uno sconosciuto in un bar di Calcutta che con un amico. La distanza ti permette di ridimensionare tutte quelle cose che da vicino appaiono enormi».

Ha funzionato anche per lei?
«Ultimamente ho avuto la fortuna di aver seguito parecchie volte la ong Medici con l’Africa Cuamm (Fabi ha finanziato le attività di questa ong con i proventi del concerto benefico Le parole di Lulù, ndr). Percorrere quelle strade polverose con uomini e donne che hanno rinunciato alle comodità e ai privilegi della propria professione mi ha fatto sentire riconciliato col mondo».

Andrà a Sanremo?
«Fabio Fazio mi ha chiamato per sondare e io gli ho detto la verità: ho appena pubblicato un disco e non credo che nei prossimi due mesi mi verrà un’ottima idea per una canzone da fargli ascoltare per il Festival».

Lei che musica ascolta?
«Di tutto. In particolare, mi piace il cantautore americano Bon Iver: i suoi album sono intimi e allo stesso tempo gioiosi e collettivi. E poi, ho una predisposizione per la musica malinconica, che dà sapore alla mia, di malinconia».

Si definisce malinconico?
«Nonostante i miei colori chiari, sì. Però il mio è un sentimento fatto di vitalità».

Non c’è una canzone del nuovo cd Ecco che dedica a suo figlio Kim?
«Tutto il disco è in direzione del futuro, come lui che ha appena cominciato la sua vita».

Lei ha dichiarato che adesso sente molto meno la paura della morte. Davvero?
«Chi l’ha toccata da vicino cambia il suo rapporto con essa. Per me ha smesso di essere solo separazione, per diventare anche ricongiungimento».

© Riproduzione riservata

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