Fotogallery Mario Balotelli: «Ora il gioco si fa duro»
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La presunta paternità («Nel caso, mi assumerò le mie responsabilità»), i paparazzi alle costole, gli impegni sportivi. Balotelli può scordarsi vacanze tranquille («Ormai ci sono abituato...»). E mentre si prepara al fuoco incrociato, l’eroe dei nostri Europei ci chiede un favore: «Non dite più che sono viziato. Sto imparando a diventare il migliore»
La presunta paternità («Nel caso, mi assumerò le mie responsabilità»), i paparazzi alle costole, gli impegni sportivi. Balotelli può scordarsi vacanze tranquille («Ormai ci sono abituato...»). E mentre si prepara al fuoco incrociato, l’eroe dei nostri Europei ci chiede un favore: «Non dite più che sono viziato. Sto imparando a diventare il migliore»
I gol a sorpresa, la delusione finale con la Spagna, il pianto da bambino, a dirotto e in diretta sono già acqua passata. Per Mario Balotelli è adesso che il gioco si fa duro.
Il mohicano bresciano, il gigante nero di una Nazionale che ha dato l’adrenalina ai sogni dei tifosi, questa estate resterà a lungo a centro campo.
Ora la partita da giocare è quella della sua presunta paternità. E siamo solo al primo tempo.
Per la sua ex, la showgirl Raffaella Fico, Super Mario è il padre del bambino che sta aspettando.
Immediata la replica di lui: «La nostra relazione è finita a inizio aprile e da allora non ci siamo né visti né frequentati. Ho saputo da terzi che Raffaella era incinta. Sono molto deluso. Non capisco perché non mi abbia contattato subito per dirmi una cosa tanto importante. Mi assumerò tutte le mie responsabilità quando avrò le prove della mia paternità».
Preciso, secco e ineccepibile come quando te lo ritrovi all’improvviso sotto rete. E mentre fioccano copertine sull’argomento, lui scalda i muscoli.
Sa già che i paparazzi non molleranno la presa e lo marcheranno stretto, pronti a registrare ogni mossa (sì certo, anche della Fico...) per trasformarla in una notizia da prima pagina.
D’altra parte è lui l’uomo giusto da raccontare, l’icona di questa estate italiana.
A partire dai muscoli sfacciatamente sfoggiati in campo a prezzo dell’ammonizione per essersi sfilato la maglia («I miei compagni di squadra si sono arrabbiati non tanto per il cartellino giallo, piuttosto per la tartaruga del torace, che mi invidiano...») per arrivare alla storia di riscatto e forza di volontà che si porta dietro da quando, 21 anni fa, venne abbandonato dai genitori naturali ghanesi perché affetto da una malformazione all’intestino.
A crescerlo sono stati Silvia e Franco Balotelli, una coppia di Concesio, nel Bresciano. «A loro devo tutto, sono i miei veri genitori», ha detto l’attaccante del Manchester City. «Mia madre non è più giovane, è stato stupendo che sia venuta agli Europei».
Abbiamo a che fare con un ribelle mammone?
«Mi ha cresciuto come se mi avesse partorito. I miei gol sono stati tutti per lei. È naturale che io cerchi di darle più gioie che posso».
Per molti lei è ancora uno che fa troppo di testa sua e combina guai (macchine distrutte, petardi che incendiano la casa di Manchester, gommini sparati con la pistola ad aria...).
«I giornali, specialmente quelli inglesi, costruiscono certe notizie a tavolino. E anche quando resto a casa a guardare la televisione con mio fratello Enoch (anche lui calciatore, ndr), c’è sempre qualcuno che mi ha visto in un locale. Poi ci sono le ragazze che si inventano relazioni, a volte mi avvicinano già con il paparazzo al seguito. E io non so nemmeno chi siano... La cosa non mi turba, ormai ci sono abituato».
Balotelli che resta a casa davanti alla tv? Difficile a credersi...
«Sono giovane, è ovvio che esca e vada nei locali. Mi piace stare in mezzo alla gente, ascoltare la musica, ballare».
Il suo cantante preferito? Ha sempre le cuffie alle orecchie sia prima sia dopo le partite...
«Il rapper americano Drake, che è anche mio amico».
Che cosa risponde a chi la definisce un bambino viziato che non sfrutta al massimo il suo dono naturale?
«Prima di tutto sono un uomo. E uno dei migliori giocatori al mondo. Ho ancora molto da imparare, ma non sono viziato. Non voglio più sentire “Mario è strafottente, un Peter Pan...”».
Molti non sanno che lei fa molta beneficenza. Ai bambini della Casa del Sole di Curtatone in provincia di Mantova, agli scolari della Cuey Machar Secondary School Foundation in Sudan, a Medici senza frontiere...
«Non amo fare pubblicità alle opere di bene. Sono cose che non vanno raccontate in giro. E poi i soldi si possono spendere in tanti modi».
Lei e Antonio Cassano siete stati i protagonisti della Nazionale in questi Europei. Il vostro feeling in campo è speciale.
«Antonio è un campione, mi ha servito assist perfetti. Mi è molto simpatico, con lui non mi annoio mai, adora fare scherzi come me. Nel calcio bisogna sapere sdrammatizzare».
Anche con Prandelli c’è grande intesa, eppure lei con gli allenatori spesso non va d’accordo...
«Il mister è bresciano come me, per forza ci capiamo al volo. Mi trovo benissimo con lui, ma anche con Roberto Mancini, mio tecnico prima all’Inter e poi al Manchester City».
La cercano la Juventus e il Milan. Tornerà in Italia?
«Più avanti, magari sì. Oggi i tempi non sono maturi per giocare nel campionato italiano e poi in Inghilterra mi trovo bene. Voglio vincere la Champions League».
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