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Lifestyle

MaÏwenn Le Besco: «Purtroppo sono bella»

MaÏwenn Le Besco: «Purtroppo sono bella»

foto di Cristiana Allievi Cristiana Allievi — 1 Febbraio 2012

Fotogallery MaÏwenn Le Besco: «Purtroppo sono bella»

  • Maiewenn Lebesco Maiewenn Lebesco
  • Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco nasce a Seine-Saint-Denis, in Francia, il 17 aprile 1976.
  • Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco nasce a Seine-Saint-Denis, in Francia, il 17 aprile 1976.
  • Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco nasce a Seine-Saint-Denis, in Francia, il 17 aprile 1976.
  • Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco nasce a Seine-Saint-Denis, in Francia, il 17 aprile 1976.
  • Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco nasce a Seine-Saint-Denis, in Francia, il 17 aprile 1976.
  • Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco Maïwenn Le Besco nasce a Seine-Saint-Denis, in Francia, il 17 aprile 1976.
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E questo per MaÏwenn Le Besco è stato un boomerang fin da bambina, quando sua madre la voleva diva a tutti i costi e la tormentava di provini. Oggi l’ex compagna di Luc Besson è ossessionata dalle infanzie difficili, come quelle raccontate nel suo nuovo film, Polisse. «Lo so, è una storia scioccante. Ma per me la leggerezza è ancora da conquistare»

E questo per MaÏwenn Le Besco è stato un boomerang fin da bambina, quando sua madre la voleva diva a tutti i costi e la tormentava di provini. Oggi l’ex compagna di Luc Besson è ossessionata dalle infanzie difficili, come quelle raccontate nel suo nuovo film, Polisse . «Lo so, è una storia scioccante. Ma per me la leggerezza è ancora da conquistare».

Il suo nome è sempre accostato a quello di Luc Besson, perché da giovanissima era la sua compagna, l’ha diretta nel film Il quinto elemento, ed è il padre di sua figlia Shanna, 19 anni.

Maïwenn Le Besco è una donna estremamente affascinante, che lascia senza parole. Non tanto perché è altissima e bellissima o perché è stata a fianco di uomini molto particolari (oggi è moglie del businessman Jean Ives Le Fur, ex di Stephanie di Monaco): Maïwenn colpisce ancora di più per il coraggio che ha nel raccontarsi, dote rara nel suo ambiente.

La sua storia personale (un padre violento, una madre anaffettiva con cui non parla da anni) ha tratti forti quanto i film che propone. Amata da tutti i critici francesi come attrice (tra i suoi film più significativi La ragazzina e Alta tensione), ha esordito dietro la macchina da presa nel 2006 con Perdonatemi e si è subito aggiudicata due candidature ai César.

Era una storia di infanzia violata, di cui è stata anche interprete. Un argomento su cui oggi è tornata con Polisse, nelle sale dal 3 febbraio, premio della giuria all’ultimo Festival di Cannes. È un viaggio molto dettagliato (e senza retorica) nel mondo della violenza sui minori, un racconto di storie vere, recuperate alla Sezione Protezione Minori della Polizia (da qui “polisse”, come se la parola fosse storpiata dall’errore ortografico che farebbe un bambino).

In questo film affronta temi difficili, dalla pedofilia all’incesto. Perché le sta tanto a cuore l’infanzia?
«È un argomento che mi ossessiona, direi. Forse perché lo affronto sia da figlia sia da madre e questo doppio ruolo mi coinvolge inevitabilmente moltissimo».

Oltre ai poliziotti, nel film recitano bambini piccoli: visto il genere di sceneggiatura, come ha fatto a proteggerli?
«Li ho preparati a fondo su ciò che avremmo raccontato e sono stata molto attenta a capire chi era davvero “maturo” per questo film. Ne ho scartati molti, non volevo nessuno che fosse lì perché spinto dalla famiglia».

E questo si collega alla sua vicenda personale...
«Il primo film che ho visto, portata da mia madre, è stato Bellissima, con Anna Magnani. Lei voleva diventassi una star a tutti i costi. Conosco molto bene il problema e questo percorso. Ed è proprio ciò che voglio evitare succeda ad altri».

Perché sua madre ci teneva così tanto a una figlia diva?
«Per le sue frustrazioni: voleva fare l’attrice e non ci è riuscita, così ha investito su di me. Ha sempre avuto un debole per le luci dei riflettori puntate addosso».

Ma perché, allora, lei ha fatto lavorare Shanna, la figlia avuta da Luc Besson, in “Sono un’attrice”, un film che ha diretto, ispirandosi alla sua infanzia?
«Shanna ha recitato in un cortometraggio in cui si raccontava la storia di una madre che costringe la figlia a recitare. Appena saputo di questo corto mi ha detto: “Tu cerchi una bambina della mia età, prendi me. Se sceglierai un’altra, ci resterò malissimo. Non ripetere gli stessi errori di tua madre, ma al contrario, vietandomi questa chance».

Quando si dice il carattere...
«Parole di una bambina di dieci anni, che mi fissava negli occhi. Le ho risposto: “Ok, ti prendo, ma prima ti devo fare i provini”. Shanna è stata molto professionale. Ho avuto l’impressione che per lei fosse un modo di proteggermi, come se pensasse: “Solo io posso recitare te in un film!”».

Shanna vuole fare l’attrice?
«Assolutamente no, infatti ha rifiutato categoricamente ogni ruolo in Polisse».

Lei, di solito, veste in modo maschile. Che rapporto ha con la bellezza e la femminilità?
«Quello legato all’immagine che avevo di mia madre. Era una donna bellissima e chi l’ha conosciuta giovane non fa che ripeterlo».

La cosa le ha creato problemi?
«Sono cresciuta con questo insegnamento: la bellezza è uno strumento per manipolare e raggiungere i nostri scopi, oppure è inutile. Mi sono sentita dire tutta la vita “Come sei bella...”, ma con un tremendo significato sottinteso».

Quale?
«“Se sei bella devi diventare una star, altrimenti sei una nullità”. È stata una grande sofferenza capire che i miei genitori non avevano rispetto per chi ero veramente. Era come se dichiarassero apertamente: “Sei bella, ma sei idiota”».

E lei ha reagito.
«Per me una madre che parla così alla figlia è una madre che non sa amare».

Che genitore è lei con i suoi due figli Shanna e Diego, otto anni?
«Cerco di capire i loro interessi e le loro passioni. E non mi deluderebbero mai se non si occupassero di cinema».

Perché ha scelto Riccardo Scamarcio come partner?
«Mi era piaciuto nel film di Costa Gavras (Verso l’Eden, ndr). Mi sembrava perfetto per quello che cercavo, un uomo fiero, orgoglioso, che nasconde i propri sentimenti».

Cosa le dà forza, nella vita?
«Non mi sento una donna forte (fa una lunga pausa, ndr). C’è un’errata percezione tra chi sono e chi sembro. La stampa mi dipinge come una dura che non scende a compromessi, io, invece, mi sento poco forte e facilmente influenzabile...».

Le qualità che deve avere un uomo per stare con lei?
«Il senso dell’umorismo, vale più del fisico e della giovinezza.Infatti quando mi trovo con persone troppo impegnative mi sento morire, le evito. Perché quello che voglio, nelle mie giornate, è un po’ di leggerezza... La cerco negli uomini, ma anche nelle donne. Mi illudo di pensare che la vita sia semplicemente spensierata. Questa sì sarebbe una conquista».

© Riproduzione riservata

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