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Lifestyle

Dominic Cooper: «Vi piacciono gli uomini mordi e fuggi?»

Dominic Cooper: «Vi piacciono gli uomini mordi e fuggi?»

foto di Silvia Mapelli Silvia Mapelli — 17 Luglio 2012

Fotogallery Dominic Cooper: «Vi piacciono gli uomini mordi e fuggi?»

  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
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  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
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  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper ed Helen Mirren Dominic Cooper ed Helen Mirren Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper Dominic Cooper Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
  • Dominic Cooper e Amanda Seyfried Dominic Cooper e Amanda Seyfried Dominic Cooper nasce a Londra il 2 giugno 1978.
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Ebbene sì, avete capito bene, l’ennesimo vampiro sta per arrivare al cinema. Si chiama Dominic Cooper e vi ruberà il cuore.

Ebbene sì, avete capito bene, l’ennesimo vampiro sta per arrivare al cinema. Si chiama Dominic Cooper e vi ruberà il cuore (come ha fatto con una diva di hollywood...)

Impeccabile, abito scuro, camicia bianca, Dominic Cooper è un vero fashionista.
Con una particolare predilezione per lo stile Anni 60, le camicie di Paul Smith, le giacche di Prada e gli abiti di Burberry e Armani. E pensare che da teenager, per poter entrare in discoteca, il suo look includeva spesso tacchi a spillo, gonna, rossetto e mascara. «Tutto pur di strappare un ingresso gratuito», si giustifica.

Sexy e volubile - fidanzato con l’attrice Amanda Seyfried conosciuta sul set di Mamma mia!, l’ha lasciata perché non ne voleva sapere di abbandonare Londra per trasferirsi a Los Angeles con lei - dal 20 luglio sarà nelle sale in La leggenda del cacciatore di vampiri, nei panni di uno spietato persecutore dei “non morti”.
Nel film in 3D, prodotto da Tim Burton, Dominc Cooper è Henry Sturgess, colui che addestra Abramo Lincoln, presidente degli Stati Uniti, allo sterminio dei vampiri.
Una storia insolita, come il bestseller di Seth Grahame-Smith da cui è tratta. «Un genere letterario che non mi fa impazzire», ammette  l’attore durante il nostro incontro londinese, «ma che, a dispetto di quello che pensavo, mi ha divertito molto. E mi ha fatto riflettere. Troppo spesso ci lasciamo fuorviare da idee preconcette su ciò che ci piace o no e perdiamo occasioni preziose. La nostra immaginazione, invece, può essere arricchita da cose molto diverse tra loro. Io, per esempio, dopo aver finito La leggenda del cacciatore di vampiri, ho iniziato a leggere Orgoglio e pregiudizio e zombie, sempre di Seth Grahame-Smith, e ne sono stato catturato».

Un altro caso editoriale che dovrebbe diventare presto un film. Non trova che i vampiri stiano inflazionando lo schermo?
«Ma questo è diverso. Henry è in conflitto con se stesso: la sua vita è stata distrutta dal morso di un vampiro. È costretto a essere uno di loro, ma la sua unica missione è quella di riuscire a vendicarsi, distruggendoli. Quella che combatte è una battaglia contro se stesso e il genere a cui appartiene».

Le piacciono i vampiri cinematografici?
(Risponde dopo una lunghissima pausa) «No. O meglio, sono cresciuto con Lost boys, di Joel Schumacher, e ho amato sia i vari Dracula sia Intervista con il vampiro, con Tom Cruise e Brad Pitt, quindi la risposta dovrebbere essere sì. Ma non sono stato sedotto dai film più recenti. Capisco il successo di Twilight & co. e il perché abbiano affascinato, ma diciamo che, non essendo una ragazza e nemmeno più un adolescente, non rientro nel loro target».

Non le sembra di avere gusti un po’ difficili?
«Nel lavoro?» (chiede sfoderando un sorriso sexy). «Non mi sembra. Credo però che sia molto importante fare attenzione a ciò che si sceglie. In genere, quando mi sottopongono un copione, mi chiedo se mi divertirò in quella parte, se si tratta di un film che io stesso andrei a vedere e, soprattutto, se avrò la possibilità di aggiungere spessore al mio personaggio. Diciamo che non sono difficile nelle mie scelte, sono specifico. Ma dato che voglio anche lavorare, e ruoli di una certa importanza non ti vengono offerti tutti i giorni, mi trovo spesso a dover decidere se mediare o prendermi una pausa».

Che cosa l’ha attratta in “The devil’s double” (non ancora uscito in Italia, ndr), film in cui interpreta il sanguinario Uday Hussein, figlio del dittatore Saddam?
«Il fatto che si trattasse di qualcosa di completamente diverso da tutto ciò che ho girato finora (interpreta due ruoli, Uday Hussein e la sua controfigura, ndr), ma soprattutto che fosse una storia di cui si sapeva pochissimo, nonostante faccia parte del nostro presente. Una storia che aveva come protagonista un folle, un sadico: credo che sia importante denunciarne le atrocità».

Fino a dove è disposto ad arrivare per un ruolo?
«Dipende. Se devo interpretare uno psicopatico che vive recluso, non arrivo al punto da isolarmi. Ma dato che devo entrare nella sua mente, devo cercare di capire che cosa significa vivere in solitudine e la mia ricerca è molto più profonda che in altri casi. Per Captain America (è l’ingegnere Howard Stark, ndr), invece, era impensabile che passassi due mesi alla Nasa per documentarmi, anche se mi sarebbe piaciuto. E per La leggenda del cacciatore di vampiri, dato che a scuola non l’avevamo praticamente studiato, mi sono documentato su Abramo Lincoln, su ciò che fece come Presidente e su quello che accadde in America in quel periodo. Di certo non ho iniziato a vivere di notte o a evitare l’aglio!».

Come è stato girare a New Orleans?
«È una città bellissima, e umidissima, e sono felice di avere avuto l’opportunità di poterci vivere e di conoscerla a fondo, al di là delle prime impressioni da turista. Me ne sono follemente innamorato e capisco chi non se vuole più andare. In particolare mi ha colpito il fatto che, nonostante la tragedia dell’uragano Katrina, sia un luogo gioioso. Con una cultura incredibilmente ricca e una colonna musicale che non ha eguali. Non vedo l’ora di tornarci».

La musica è una sua grande passione. Batterista nella finzione, in “Tamara Drewe” accanto a Gemma Arterton, è stato cantante di una band quando era teenager.
«E in entrambi i casi non ero un granché. Durante gli anni della mia formazione musicale, le “influenze” che ho avuto sono state diversissime. Mia mamma era per la musica classica, uno dei miei fratelli stravedeva per i Duran Duran, Nik Kershaw e Howard Jones, mentre il maggiore era un fanatico della musica soul. Il risultato? Ascolto di tutto».  

“Captain America 2” sembra ormai certo. Le piace partecipare ancora a un film di supereroi?
«È il sogno di ogni bambino: ti leghi qualcosa sulle spalle, fai finta di combattere e ti lanci in missioni impossibili. Purtroppo, da adulto, ti rendi conto di quanto sia diversa la realtà. I combattimenti sono frutto di precisissime coreografie. Straordinarie, quando riesci a eseguirle, ma incredibilmente difficili da imparare. E infatti, la maggior parte delle volte ti rendi conto di fare veramente pena... Però, da ragazzino, più che i fumetti della Marvel, mi interessavano i libri. E anche giocare con le automobiline, con il Lego e andare in bicicletta».

Il suo desiderio nel cassetto?
«Passare alla regia, ma non subito. L’ho sempre desiderato e infatti, prima di studiare recitazione, mi sono dedicato all’editing. Mi è sempre piaciuto mettere insieme le sequenze, osservare come si possa cambiare un film e come ogni regista lavori in maniera totalmente diversa. Voglio aspettare perché, nonostante sia sicuro che si tratti di un’esperienza eccitante, so anche che sarà terrificante: la pressione che viene esercitata sui registi, soprattutto se si tratta di un blockbuster, è inimmaginabile».

Quale soggetto sceglierebbe?
«Un film a basso costo, basato sul carattere dei personaggi e non sugli effetti speciali».

Il punto di svolta della sua carriera?
«Lo sto ancora aspettando». E, ridendo, se ne va.

© Riproduzione riservata

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