Fotogallery Chris Evans: Ragazze fatevi sotto
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E' il super eroe e il sex symbol del momento. Torna al cinema il 24 marzo nei panni di Capitan America. E' bello, simpatico, ha un fisico perfetto ed è pure single. C’è forse qualcuna che non vorrebbe farsi salvare da Chris Evans?
Fuori dall’hotel four seasons, a los angeles, c’è una folla di ragazze.
Aspettano tutte il super eroe del momento, Capitan America. O meglio, l’attore sex symbol che lo interpreta. E finalmente eccolo arrivare, Chris Evans : jeans, camicia blu aperta sul collo, barba incolta e cappellino.
Assomiglia molto alla popstar Justin Timberlake, suo rivale in amore: Evans, infatti, è stato fidanzato per due anni con Jessica Biel, ma poi l’attrice ha scelto e sposato Justin. Acqua passata, Chris non è tipo da serbare rancori e non ha certo problemi a trovare una, cento, mille ragazze per lui.
L’attore ci saluta con un sorriso e una stretta di mano vigorosa (anche troppo), da vero super eroe. Ruolo al quale è abituato: prima di essere Capitan America nell’omonino film e nella saga di The Avengers, è stato la Torcia Umana nei Fantastici Quattro.
Dal 24 marzo torna a indossare la tuta a stelle e strisce in Capitan America: The Winter Soldier e si riunisce a Natasha Romanoff, alias la Vedova Nera, ovvero l’attrice Scarlett Johansson (che ha appena annunciato di aspettare un figlio dal fidanzato, il giornalista francese Romain Dauriac). I due devono combattere Bucky Barnes (il soldato d’inverno del titolo, interpretato da Sebastian Stan).
Nel film la vediamo un po’ impacciato con Scarlett Johansson. Anche nella realtà è così timido con le donne?
«Direi di no, mi do abbastanza da fare. Non devo aspettare che i miei amici mi organizzino un “appuntamento al buio”, sono molto disinvolto quando incontro la persona giusta».
E qual è la persona giusta per lei?
«La sto ancora cercando» (ride: starà dicendo la verità?).
È un uomo romantico, che ama corteggiare le donne?
«Sì, anche se il mio non è un corteggiamento “vecchia maniera”. Prima di invitare a cena una ragazza, le mando molti messaggi via mail o al telefono. Voglio dire: non scrivo lunghe e appassionate lettere d’amore, ma non sono nemmeno il tipo che arriva subito al sodo».
È il quinto film che gira con Scarlett Johansson. Il primo, Perfect Store, risale al 2004. Dica la verità: in tutti questi anni non c’è mai stata nessuna storia tra di voi? Nemmeno un piccolo, innocente, flirt?
«Scarlett è una persona fantastica. È una delle mie amiche più care, anzi, una sorella. Ed è una donna che sa giocare con la sua avvenenza, esattamente come fa la Vedova Nera nella finzione. Ogni volta sul set la guardo ammirato come farebbe qualsiasi spettatore. Ma tra di noi non c’è mai stato nulla di romantico. Del resto, non sono il suo tipo e mi adeguo». (ride di nuovo. E a noi resta il dubbio che ci stia nascondendo qualcosa).
Come si prepara quando deve recitare in un film d’azione? Sotto quella camicia ha ancora i muscoli che sfoggia sul set di Capitan America?
«Meno. Quando giro questi film mi alleno con i pesi in maniera scientifica: inizio due mesi prima delle riprese, smetto una settimana prima della fine. Ma odio la palestra e non faccio più di mezz’ora, un’ora massimo al giorno».
Davvero? Le basta così poco?
«È tutta una questione di memoria muscolare. Ho fatto molto sport, sin da ragazzino e ho un metabolismo rapido. Mi basta mezz’ora al giorno di pesi ben fatti. Anche se oggi, a 32 anni, ne risento un po’. Inizio ad accusare dolori e acciacchi la sera. Non so come faccia Hugh Jackman!».
Dunque è faticoso fare il super eroe.
«Guardi, non dico che mi sono rotto le ossa, ma di sicuro mi sono ricoperto di lividi. Quando giri la stessa scena, in cui devi continuare a rotolarti, per una giornata intera, la sera inevitabilmente torni a casa ammaccato».
Capitan America come metafora di...
«Dell’eroe senza poteri soprannaturali: è forte e basta. È l’emblema della correttezza, il meno nevrotico dei super eroi della Marvel, tormentati e pieni di contraddizioni. Il suo idealismo non è solo americano, è universale».
Ha girato anche un film come regista, la commedia romantica 1:30 Train. Come si è trovato dall’altra parte della telecamera?
«Il coinvolgimento sul set di un regista è totale: non stacchi mai e devi saper comunicare con tutti. Ma la cosa che mi piace di più è la sala di montaggio, dove devi assemblare tutti i mattoni della storia. Per me, che da piccolo andavo matto per le costruzioni Lego, è il massimo».
Ho notato che sul collo ha un tatuaggio. C’è scritto “still”, fermo. Che cosa intende dire?
«Che devi sapere stare fermo ed essere capace di vivere il momento, di accettare completamente il “qui e ora”. E se riesci a fare questo, vinci. A Hollywood è importante ricordare che cosa conta davvero. È un mondo pieno di cose frivole, superficiali e anche di competitività e chiasso. Quando ti senti triste, devi cercare di rimanere immobile e di ritrovare il silenzio nella tua testa. Cerca di respirare, stai fermo, non permettere che il chiasso intorno ti faccia diventare scemo».
E lei ci riesce a stare fermo?
«Ci provo. Bisogna compiere degli sforzi per tenere la testa a posto qui a Hollywood. Il successo non è arrivato senza conseguenze: confesso che ho avuto anch’io il mio periodo narcisista. Ma mi sono subito guardato allo specchio e auto analizzato. Io odio chi si dà arie. Ho fatto subito marcia indietro e mi sono detto: “Chris, smetti di fare l’idiota e cerca di tenere la testa sulle spalle e i piedi per terra”. Finora penso di esserci riuscito».
Intervista finita, Chris Evans ci ringrazia e, prima di uscire e affrontare la folla di fan fuori dall’hotel, ci dice con un sorriso: «Se la mia famiglia sospettasse che il successo mi ha dato alla testa, non avrei scampo. È solo grazie ai miei genitori che rimango con i piedi ben piantati per terra. A dispetto di tutte queste belle ragazze che mi stanno aspettando...».
E giù a ridere di nuovo.
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