Fotogallery Carolina Crescentini: «Ho combattuto contro uno stalker (e ho vinto)»
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Mail, telefonate, pedinamenti. Carolina Crescentini è stata perseguitata per due anni da un fan. «È difficile liberarsi dall’angoscia. Ma ora ho imparato a reagire»
Mail, telefonate, pedinamenti. Carolina Crescentini è stata perseguitata per due anni da un fan. «È difficile liberarsi dall’angoscia. Ma ora ho imparato a reagire».
Per l’attrice Carolina Crescentini, 32 anni, la paura può arrivare dalla telefonata di un’amica: «Ho trovato nella mia cassetta della posta uno strano biglietto: era indirizzato a te».
È la consapevolezza che lo stesso, maledetto uomo che la perseguita con email e messaggi al cellulare adesso ha scoperto dove abitano le persone che frequenta, i suoi genitori. E un dubbio comincia a farsi strada dentro di lei: «Forse è colpa mia, del mio carattere espansivo. Forse devo smetterla di dare troppa fiducia agli altri». Un giorno, però, la paura sparisce: Carolina decide di rivolgersi alla polizia, fine dell’incubo.
Come è iniziata questa disavventura?
«Il primo contatto dello stalker è stata un’email, poi sono seguiti gli sms e le telefonate. Era un assillo continuo: voleva parlare con me tutte le sere prima di andare a dormire. In seguito ho capito che era un hacker esperto e si era intrufolato nel database dell’università per impossessarsi dei miei dati. Recapitava biglietti per me nella buca delle lettere delle mie amiche. Sapeva tutto: dove abitava la mia famiglia, chi erano i miei insegnanti del Centro sperimentale di cinema, i set dove recitavo».
E lei conosceva la sua identità?
«Sì, mi ha mandato una sua foto: dovrebbe avere 34 anni. Sa che cosa mi è successo recentemente? Ero sul set, al trucco, dentro un camper: mi dicono che un ragazzo fuori vuole salutarmi. Mi affaccio e vedo qualcuno che gli somiglia: mi si è gelato il sangue nelle vene. In realtà, era solo un fan che chiedeva un autografo. È difficile liberarsi dall’angoscia».
Per quanto tempo è stata infastidita?
«Due anni e mezzo».
Perché ha aspettato così tanto prima di rivolgersi alla polizia?
«Per ingenuità. Pensavo fosse solo un ammiratore un po’ più aggressivo ed ero convinta che si sarebbe calmato. Ma quando ho minacciato di denunciarlo, lui è entrato in una fase ancora più compulsiva. È stato un errore che non ho ripetuto. Qualche mese fa un uomo mi ha telefonato alle tre del mattino, urlando oscenità, io ero appena tornata a casa ed ero da sola. Ho spento il cellulare e mi sono addormentata. Al risveglio ho subito portato lo smartphone dai carabinieri: “Pensateci voi”, ho detto loro».
Le è capitato ancora di essere molestata sul web?
«Sì. Gli esibizionisti virtuali sono una specie comica. Non capisco perché, per il profilo, usano una loro immagine nuda: guardate che Twitter non è una chat erotica!».
Che cosa significa affrontare uno stalker?
«A parte la paura, sono stata costretta a fare i conti anche con il mio carattere. Sono molto socievole e ho capito che, involontariamente, posso mettermi nei guai. Ma non voglio cambiare la mia natura e nemmeno il mio stile di vita. Così, per esempio, continuo ad abitare in un quartiere incasinato come Trastevere. Lì tutti i vicini si impicciano dei fatti miei, ma questo mi fa sentire parte di una comunità che mi tutela».
Oggi ha meno fiducia negli uomini?
«Eh no, non ci casco! Fin da ragazza mi sono promessa di non diventare la classica trentenne che parla male dei maschi...».
© Riproduzione riservata
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