Irraggiungibile, inquieto, tormentato. Non ha mai pianto per amore, ma ha fatto piangere. Questa volta, però, il cantautore parla a Grazia delle sue debolezze, dei suoi sogni e di una cosa che non riesce proprio a fare

Non mi era mai capitato. Quando amiche e colleghe hanno saputo che avrei incontrato Biagio Antonacci si sono scatenate. Alla mia scrivania c’era la fila: chi si proponeva come assistente, chi voleva fingersi stylist. Eppure non si tratta di ragazzine, ma di donne, alcune anche mamme.
Quando l’ho detto a Biagio, ha riso. Sa di piacere alle donne. Artista di talento, dice di non conoscere la musica, eppure da oltre vent’anni scrive canzoni «quasi sempre di getto». Durante la mattinata trascorsa insieme ho cercato di carpire qualche dettaglio della sua anima, di coglierne almeno qualche frammento.
È un uomo che ama la solitudine, che non vuole sedurre a tutti i costi e che vive di contraddizioni, in bilico tra una esistenza rock e una da bravo ragazzo. Forse, nascono così anche le sue canzoni. Lo ascolto e lo osservo per ore e alla fine Biagio lascia trapelare qualche lato fragile. Detesta farsi fotografare: «Non riguardo mai nemmeno i miei vecchi video», dice con lo sguardo fiero dei suoi 50 anni. E si inquieta quando si accorge che sto registrando l’intervista: «Non voglio lasciare tracce di me, se mi intervistassero domani potrei dire un’altra cosa». Un dettaglio su tutti conferma la sua fama di sex symbol: il viso segnato. E oggi, qui, sul set di Grazia, è come sul palco: protagonista assoluto.
Arriva puntuale in jeans, golf chiaro di cotone pesante, un look casual, ma molto studiato, e occhiali da sole, che terrà per tutto il tempo della nostra conversazione. Siamo nel giardino interno del Martini Bistrot, a Milano. Ci sediamo in un angolo e ordiniamo un caffè. Il suo ultimo disco si intitola L’amore comporta. Inevitabile partire da qui.
Biagio, parliamo d’amore?
«Mi sento più un esploratore dei sentimenti. Per anni mi hanno definito un “cantante sentimentale”, come se fosse una brutta parola. Oggi, dopo 25 anni di carriera, posso dire di avere inventato un modo per comunicare e analizzare l’amore. Sembrava dovessi finire subito. Dicevano che avrei avuto successo solo perché ero belloccio: “Questo fa due dischi e poi sparisce”. Invece sono ancora qua. Anche se tuttora non capisco perché piaccio alle donne».
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