Pensare e ripensare ossessivamente al passato (e al futuro) fa male alla salute. Ecco come smettere di rimuginare con 5 piccoli trucchi psicologici
Rimuginare fa malissimo. Lo dicono tutti, dalla scienza alla parrucchiera.
In un’era in cui va molto il metodo Marie Kondo con cui ci si libera di vecchie cose per fare spazio al presente e al futuro sembra assurdo non applicare questa tecnica del decluttering liberatorio anche alla mente.
Più importante che liberarsi di un vecchio divano infatti è dire addio all’incubo ossessivo, che sia l’ex fidanzato con cui è finita male o quello che avremmo dovuto rispondere al capo quando ci ha apostrofato davanti a tutti.
Ecco cosa accade alla nostra mente quando rimuginiamo e come spezzare il circolo vizioso dei pensieri ossessivi con 5 piccoli trucchi rubati alla psicologia.
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Cosa succede quando si rimugina
Pensare e ripensare a qualcosa toglie le forze e le sottrae ad altro.
A risentirne è la concentrazione e in generale la voglia di sorridere e godersi la vita.
In una parola: porta nell’infelicità.
Questo perché siamo quello che pensiamo, a prescindere da quanto accade fuori dalla nostra testa e l’eccesso di pensieri negativi conduce a prospettive negative, facendoci immaginare un futuro catastrofico.
Questo comporta insicurezza, sfiducia in se stessi, gelosia, ansia, indecisione e confusione, e ci impedisce di raggiungere la felicità.

Come capire se stiamo rimuginando
Quando ci sei dentro, è difficile distinguere il rimuginare dal semplice pensare.
Per capire se si tratta dell’uno o dell’altro basta rendersi conto se i pensieri sono lineari e normali oppure se si tratta di un turbinio ossessivo e martellante di voci che si intrecciano in un groviglio che fa continuamente ritornare al punto di partenza, come se ci si trovasse intrappolati in un labirinto.
Un'altra cartina di tornasole per capire se siamo o no dei rimuginatori è la seguente: se i pensieri riguardano qualcosa che è già accaduto e a cui quindi non si può più rimediare oppure se si pensa continuamente a scenari catastrofici e negativi senza validi motivi, allora è probabile che si stia rimuginando.

Iniziate col vietarvi i «Perché»
I perché legati al passato non sono (quasi) mai salutari, anzi: spesso minano il benessere psicologico.
Chi passa molto tempo a pensare ossessivamente ad accadimenti passati cercando di capire perché sia andata proprio così perde tempo prezioso: bisogna imparare ad accettare ciò che è avvenuto e soprattutto riuscire a distaccarsene.
Il proverbiale “farsi scivolare le cose di dosso” è esattamente quello che dovremmo seguire come regola per stare meglio.

Appendete le preoccupazioni all’albero dei guai
Rimuginare su problemi e preoccupazioni significa non liberarsene mai: un escamotage semplice e utilissimo per farli finalmente evadere è quello del cosiddetto albero dei guai.
Se avete una pianta fuori dalla porta di casa o se c’è un cespuglio, quando rincasate la sera fate questo esercizio: toccate le punte delle foglie oppure i rami e fingete di attaccarvi a una a una le vostre preoccupazioni.
Non appena avrete attaccato ogni vostro guaio, vi sentirete più leggeri.
L’indomani, uscendo, toccate di nuovo i rami e riprendetevi ogni vostro pensiero.
Noterete però che ce ne sono molti meno perché alcuni si sono volatilizzati, sparendo dalla pianta così come dalla vostra mente.
Sembra un esercizio sciocco ma non lo è affatto: se lo fate diventare il rituale della sera, prima di rientrare nell’intimità della vostra casa, riuscirete a lasciare fuori dalla porta tutte le preoccupazioni.
Fate lo stesso fuori dal luogo di lavoro se i problemi che vi impediscono la concentrazione sono di natura privata. Li riprenderete a fine giornata.

Rifugiatevi nel monastero
Dal rimprovero del capo alla cattiveria che ci ha detto la collega che ci odia fino alla critica che ci ha mosso il partner, ogni negatività della giornata si unisce al coro di voci che finiscono per rintronarci.
Un coro cacofonico e petulante che vorremmo spegnere il prima possibile. Per farlo c’è un trucchetto: chiudete gli occhi e concentratevi visualizzando nella vostra mente un luogo nascosto e sacro in cui nessuno può entrare tranne voi.
Un monastero in cui aleggia calma e silenzio.
Entrate e chiudete bene la porta per lasciare fuori tutte le cattiverie. E state lì dentro quanto volete per ritemprarvi e uscire poi più calmi, rilassati e forti.

Date un appuntamento alle preoccupazioni
Un’altra arma per combattere la tendenza al rimuginare non è scappare ma al contrario guardare in faccia questa ossessione. Ma solo per 30 minuti.
Provate a dare un appuntamento quotidiano alle preoccupazioni, ritagliandovi mezz’ora al giorno in cui penserete intensamente a tutto ciò che non va.
Finita la seduta, però, non si riceve più nessuna ansia, rimandandola all’indomani.
Provate a fissare questo insolito appuntamento allo stesso orario e, possibilmente, trascorrete quei 30 minuti nel medesimo luogo.
Così facendo creerete un luogo altro (mentalmente parlando) in cui stipare le preoccupazioni e ve ne libererete per il resto della giornata, il che non è poco.
Questo escamotage aiuta molto chi ormai è talmente travolto dai pensieri da rimanervi invischiato 24 ore su 24, sempre attorno a quelle due o tre preoccupazioni che lo attanagliano.
L’appuntamento con le preoccupazioni è una strategia che è stata testata per la prima volta nel 2011 da alcuni ricercatori del dipartimento di psicologia della Penn State University nell’ambito di uno studio sullo stress.

Tenete un diario delle preoccupazioni
Anche tenere nota delle preoccupazioni aiuta a dissiparle.
Finché un pensiero riecheggia nella nostra testa, sembra enorme e gravissimo ma non appena lo si mette per iscritto perde molta della sua enfasi.
Un po’ come accade per gli incubi: quando sogniamo siamo terrorizzati mentre quando li raccontiamo al risveglio non sembrano più così spaventosi.
Scrivere dei propri guai o presunti tali aiuta a leggerne significati nascosti, a chiarire le idee e anche a sminuire finalmente la portata delle preoccupazioni.
Impresse a inchiostro sulla carta saranno molto meno spaventose.
Uno che utilizzava il metodo della scrittura per vincere l’ansia era Bruce Lee: l’attore era solito fare una lista delle preoccupazioni, elencandole su un diario giorno dopo giorno.

Provate la mindfulness
La Mindfulness è una pratica di meditazione sviluppata a partire dai precetti del buddhismo che tende a fare focalizzare l’attenzione di chi la esercita sull’attimo presente.
Il sacrosanto hic et nunc, quel "qui ed ora" che delimita l’unica dimensione temporale concessa all’uomo, ossia il presente.
Eppure, per un tiro mancino della natura, la mente dell’uomo continua a volare lontana dal presente, tornando al passato attraverso i ricordi e insinuandosi nel futuro con l’aspettativa e le previsioni.
Queste incursioni in periodi temporali che in realtà non appartengono all’uomo (sono solamente sue proiezioni mentali) nuocciono alla sua felicità. Perché l’uomo è felice solo quando riesce a vivere l’attimo.
La Mindfulness insegnerà a riappropriarsi del momento presente anche nei casi disperati di chi sta già pianificando le vacanze del 2032.
L’uomo tende a fare progetti futuri e crede di trarne beneficio nel farli ma in realtà tutta questa aspettativa gli procura solamente ansia.
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