Avete paura di togliere la mascherina? Ecco cosa consiglia la psicologia

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Caduto l'obbligo della mascherina all'aperto c'è chi ha paura di separarsene: abbiamo chiesto a uno psicologo perché succede e come comportarsi

Finalmente sembra che ci si muova verso una normalità e dopo un lungo anno cade l'obbligo della mascherina all'aperto.

Non senza ripercussioni psicologiche che colpiscono ciascuno in modo diverso.

Ognuno di noi, infatti, ha creato il proprio circolo di sicurezze e le proprie abitudini di prevenzione, cercando di mediare tra buon senso e precauzioni.

E la mascherina, insieme al gel idroalcolico, è sicuramente quella che ci ha accompagnati durante l’intera pandemia più assiduamente dandoci più sicurezza.

Non stupisce dunque se ora, proprio come successe con il moltiplicarsi di casi di sindrome della capanna all’inizio delle riaperture dello scorso anno, in molti percepiscono un senso di vulnerabilità all'idea di toglierla.

** Avete paura di riprendere a vivere? Si chiama Sindrome della capanna: ecco di cosa si tratta **

Però bisogna reagire e trovare il modo per superare la paura, con responsabilità e pazienza.

Ma cosa succede quando quello che sembrava un obbligo insopportabile si trasforma in un oggetto che trasmette sicurezza?

È normale essere restii a separarsene?

** A cosa serve avere paura? Risponde la psicologia **

Da cosa dipende il senso di sicurezza che si sviluppa a livello individuale in ognuno di noi?

Ne abbiamo parlato con il dott. Giuseppe Iannone di Guidapsicologi.it, per capire come vivere al meglio questa fase di transizione, senza forzare i tempi personali di ognuno.

Perché si ha paura di togliere la mascherina (e come superarla)

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La mascherina è la nostra comfort zone

La mascherina rappresenta oggigiorno una conditio sine qua non. Senza non si va da nessuna parte. Un po’ come se fosse uscire di casa in mutande o senza scarpe. 

Ma benché sia una restrizione, è al tempo una protezione, ci tranquillizza: dietro alla mascherina ci sentiamo al sicuro. 

«Da oggetto sconosciuto e scomodo la mascherina è presto diventata un'appendice irrinunciabile in questi ultimi anni. E se all'inizio in molti la sopportavano male, con il trascorrere del tempo la mascherina è diventata oggetto che trasmette sicurezza. Sicurezza di non contagiare e di non essere contagiati. Ma anche libertà: la libertà di potersi muovere e socializzare nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia», spiega il dott. Giuseppe Iannone.

Il cambiamento genera scompenso

Il cambiamento è qualcosa che genera in noi una sensazione di disequilibrio, la rottura con un’armonia in cui tutto funziona.

O magari non funziona, ma è la nostra normalità, con la quale siamo abituati a vivere e all’interno della quale ci sentiamo sicuri.

Ogni cambiamento presuppone un piccolo (o grande) trauma con il quale il soggetto deve fare i conti, e non sempre è facile.

Bisogna ricostruire le proprie sicurezze, ricreare quelle condizioni che ci permettono di recuperare la tranquillità e il nostro personale equilibrio.

«Non stupisce quindi che, ora che finalmente intravediamo una luce alla fine del tunnel in tanti sono restii ad abbandonare, per ora pare almeno all´aperto, la mascherina.

In fondo è stata proprio lei a proteggerci in questi mesi. E a darci quel senso di controllo in più rispetto a un evento che ha sconvolto il pianeta.

La paura che spinge tante persone a separarsi dalla mascherina è in primis, quella di un possibile contagio quindi» aggiunge Iannone.

Sicurezza, fobie e insicurezza

«Il senso di sicurezza deriva sicuramente dalla percezione di avere un controllo diretto sulla prevenzione del rischio di contagio.

Merita invece un discorso a parte chi fa fatica a separarsi dalla mascherina perché questa può anche essere utile per nascondere un difetto fisico (naso, bocca, denti, mento, ecc.).

Nei casi più gravi si tratta di persone che soffrono di un disturbo ossessivo compulsivo chiamato dismorfofobia.

Similmente, potrebbero fare maggiore fatica a separarsi dalla mascherina chi soffre di fobia sociale o di disturbo evitante di personalità, due condizioni caratterizzate dall'ansia che deriva da situazioni in cui si è esposti all'altro.

Proprio come uno scudo, in questi casi la mascherina può offrire una protezione anche dallo sguardo giudicante dell'altro.

Chi soffre di panico, invece, sarà ben felice di dire addio alla mascherina e a quella fatica a respirare che ne caratterizza l'uso. Fatica a respirare che è spesso sintomo molto temuto da chi soffre di panico appunto» , conclude il dott. Iannone.

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Come superare la paura di togliere la mascherina

Come avvenne con la sindrome della capanna, ora ci si trova a fare i conti con una nuova problematica che potrebbe sorgere in modo più o meno acuto.

La sindrome della capanna nacque a seguito delle riaperture, quando poco a poco si poteva riprendere  a uscire di casa. In diversi soggetti si sviluppò una reticenza verso questa possibilità, e iniziarono a chiudersi tra le mura domestiche, presi dalla paura di cambiare ambiente dopo aver vissuto a lungo isolati, in prigione sì, ma anche al sicuro.

Anche in questo caso la raccomandazione fu di procedere per piccoli passi, in modo responsabile, e affrontare il problema per non lasciarsi sopraffare.

- Iniziare per gradi. Allentiamo le nostre misure personali, magari passando all’uso delle mascherine chirurgiche. Iniziamo dalla riapertura personale. 

- Iniziare quando ci si sente pronti. Il fatto che sia stato stabilito un giorno per dire basta alle mascherine non significa che tutti debbano adeguarsi e toglierla all’istante. Ognuno è libero di mantenere le abitudini che lo fanno sentire tranquillo, senza pressioni, e di prendere decisioni personali per la propria salute

- Se ci si deve vaccinare, aspettare di concludere il ciclo. Un’altra cosa importante, per sentirsi più sicuri, è concludere i vaccini. Una volta vaccinati il rischio di prendere la malattia e soprattutto di svilupparla in forma grave sono pochissimi. Questa consapevolezza ci aiuterà a rientrare nel mondo senza mascherine con maggiore tranquillità e protezione

- Evitare zone affollate. Non sfidiamo i nostri nervi e la nostra capacità di autocontrollo, evitiamo spazi affollati che ci facciano sentire più esposti e cerchiamo luoghi in cui valga la pena togliersi la mascherina perché è solo una molestia che ci impedisce di godere appieno del posto e del momento

- Continuare a frequentare gruppi ristretti di persone. Anche se ora le restrizioni si sono allentate, è bene mantenere un atteggiamento attento. Questo eviterà la possibilità di diffusione dei contagi e al tempo stesso ci farà sentire più tranquilli a livello emotivo.

- Parlare con persone che condividono queste preoccupazioni. Non sentirsi soli e fuori luogo è molto importante per evitare che la situazione diventi più grave di quello che è. Sono in molti a condividere queste paure, non si è soli, e si tratta di una reazione normale e comprensibile.

- Parlare con persone con un punto di vista opposto. Conoscere il punto di vista di chi non la pensa come noi è un ottimo esercizio per ampliare le nostre vedute e prendere in considerazioni ragioni che non conoscevamo e a farci ridimensionare le nostre preoccupazioni

- Portare sempre con sé la mascherina. Ci farà sentire più sicuri sapere di avere una mascherina a portata di mano, anche se si esce solo per fare due passi e non si ha intenzione di entrare in luoghi chiusi

- Darsi un tempo per accogliere il cambiamento e metterlo in pratica. Se si è soliti essere restii ai cambiamenti, questo è uno dei tanti. Non cerchiamo di fare tutto subito, non avrebbe senso, preoccupiamoci piuttosto di farlo bene. È bene evitare che un trauma si sommi a una paura già esistente

- Consultare uno specialista. Se ci si rende conto che la paura sta prendendo il sopravvento, e non si riesce a gestire in modo autonomo, si raccomanda di rivolgersi a uno specialista per trattarla. 

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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

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La preferenza tra pandoro e panettone dice molto del nostro rapporto con semplicità, complessità e cambiamento: cosa dice la psicologia

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone? 

Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.

Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.

Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.

Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.

**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**

Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta 

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pandoro o panettone

Se siete team pandoro

Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.

Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.

Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.

È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.

Se siete team panettone

Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.

Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.

Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.

Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.

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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

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Molti comportamenti che consideriamo normali possono attivare ansia e stress continuo: ecco cosa accade al nostro sistema nervoso

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.

Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso. 

Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.

Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.

**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**

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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso

Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.

Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.

A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.

Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.

Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.

Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali

Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.

Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.

Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.

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Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia

La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.

Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.

Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.

Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.

Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.

Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.

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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

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Una guida pratica per capire come impacchettare i regali di Natale in modo ordinato, elegante e senza stress inutile

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.

Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.

La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.

Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.

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Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo

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1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)

Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.

La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.

Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.

2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)

Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.

Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.

Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.

3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)

Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.

Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.

Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.

4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo

L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata. 

Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.

Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.

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Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, più comfort, più tecnologia

Nuovo SUV C5 Aircross Citroen DESKNuovo SUV C5 Aircross Citroen MOBILE
È il SUV più grande, confortevole e tecnologico mai prodotto da Citroën. Il compagno di viaggio più comodo e versatile della sua classe, pensato per chi desidera vivere ogni viaggio all’insegna del benessere

Chi è al volante, guida rilassato. I passeggeri a bordo, intanto, si godono il viaggio in classe extra-comfort. Un’alchimia perfetta, frutto delle qualità distintive del Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, comfort, tecnologia, sostenibilità e accessibilità, il tutto made in Europe, a Rennes, in Francia, nello storico stabilimento del marchio.

Se nel sovraffollato mercato dei SUV farsi notare non è facile, la nuova ammiraglia Citroën non passa di certo inosservata. Non è solo per il restyling estetico, è anche per quell’evoluzione di sostanza che ha portato la vettura verso un’idea di funzionalità e di utilizzo superiore. In un mercato dove spesso ci si concentra solo sulle prestazioni o sul design delle linee, infatti, Citroën punta sull'ergonomia.

Nuovo SUV C5 Aircross Citroen

Il risultato? Un SUV diverso da tutti gli altri, progettato per chi vive l’auto come un’estensione della propria casa, per chi affronta il traffico quotidiano o lunghi trasferimenti stradali e cerca un ambiente che "ammortizzi" non solo le buche, ma anche lo stress della giornata. Il modello è ideale per le famiglie, ma anche per il mercato B2B/fleet.

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Design più maturo e scolpito

Rispetto alle linee arrotondate del passato, il Nuovo SUV Citroën C5 Aircross adotta un volto più deciso e aerodinamico. Il frontale è stato completamente ridisegnato, sono nuovi i fari a LED e altri dettagli eleganti che ne esaltano il carattere e fanno la differenza.

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Un "tappeto volante"

Uno dei punti di forza della vettura è il sistema di sospensioni con smorzatori idraulici progressivi (Progressive Hydraulic Cushions®). In parole semplici? Significa che l’auto assorbe le buche e le irregolarità del terreno in modo fluido, regalando quella sensazione di "tappeto volante" tipica della tradizione Citroën.

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Come nel salotto di casa

Se il design esterno cattura l’occhio, è l’abitacolo del Nuovo SUV C5 Aircross a convincere definitivamente chi cerca un’esperienza di guida decompressiva. 

Citroën ha lavorato per trasformare l’interno in un vero e proprio "salotto". Il concetto di Sofa Design si traduce in sedute ampie e accoglienti, un’illuminazione ambientale estesa, la presenza di elementi d'arredo e l’uso di tessuti che riprendono i codici dell'interior design.

A seconda degli allestimenti, l’uso dell’Alcantara o della pelle con impunture a contrasto non serve solo all'estetica, ma trasmette una sensazione tattile di calore.

Sotto il rivestimento superficiale, i sedili nascondono uno strato di 15 mm di schiuma strutturata che evita l'effetto di "affossamento" tipico delle sedute troppo morbide, garantendo sostegno posturale anche dopo ore di viaggio.

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Accanto alla comodità, il sistema di Ambient Lighting - illuminazione d’ambiente - definisce l’atmosfera desiderata a bordo: i punti luce discreti posizionati nei vani portaoggetti, nel tunnel centrale e lungo la plancia creano una luce soffusa che riduce l’affaticamento visivo durante la guida notturna. 

Questa "bolla luminosa" esalta i volumi dell'abitacolo e aumenta la percezione di spazio e protezione, rendendo l'ambiente accogliente come una stanza ben illuminata.

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Tutto a portata di mano

L’ottimizzazione dell’ergonomia sul Nuovo SUV C5 Aircross passa per una riprogettazione della console centrale, ora più pulita e razionale. 

La seduta è alta per dominare la strada, ma qui è stata affinata per garantire che ogni comando sia dove il conducente si aspetta di trovarlo. Il nuovo posizionamento dello schermo da 10" è studiato per essere perfettamente in linea con lo sguardo, riducendo i movimenti della testa e permettendo di mantenere la massima concentrazione sulla guida. L'obiettivo è semplice: fare in modo che il conducente abbia tutte le informazioni davanti a sé e a portata di mano, in modo da poter guidare in tranquillità e ridurre lo stress, con l'ausilio di schermi digitali che offrono chiarezza e grafica accattivante. 

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Gamma completamente elettrificata

Per la prima volta anche 100% elettrico, Nuovo SUV C5 Aircross è disponibile in due versioni, la più equilibrata e accessibile Comfort Range, dotata di un motore da 210 CV / 157 kW abbinato a una batteria da 73 kWh, per un'autonomia di 520 km, e la Long Range, con motore da 230 CV/170 kW e una batteria da 97 kWh, presto ordinabile, che offrirà un’eccezionale autonomia di 680 km.

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