Fotogallery Lucia Vasini e la sua Agnes Browne (a teatro)
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L'attrice Lucia Vasini sarà a teatro con Agnes Browne: la nostra intervista
Agnes Browne è la simpatica protagonista di una trilogia scritta da Bernard O'Carroll e proposta in versione cinematografica da Anjelica Huston nel 1999. A portarla in teatro quest'anno ci pensa Lucia Vasini , con uno spettacolo che ha debuttato in prima nazionale ad Asti e verrà ripreso la stagione prossima.
Incontro Lucia in compagnia della sua fotografa Lidia Bagnara, in una Milano a dir poco torrida. Ci sediamo all'interno di un refrigerato bar del centro e il suo sorriso è così dolce, vitale, mai scontato che in breve mi dimentico il caldo e vorrei stare a parlare con lei un pomeriggio intero (con l'aria condizionata, s'intende!)
Lucia, come è nato il progetto?
La proposta è venuta da Emilio Russo, che firma adattamento e regia: mi disse di leggere il libro e io non lo comprai, ma una mia amica mi giurò che era bello. Mi ostinai a non comprarlo ma guardai il film. E così è nato quello che ancora oggi è un work in progress.
In realtà i romanzi sono tre e coprono tutta la vita di Agnes Browne. Lo spettacolo è ispirato a tutti e tre?
No, racconta la storia di Agnes dai primi anni fino a quando si ritrova madre di 7 figli e passa le sue giornate in compagnia dell'amica Marion al mercato della frutta dove entrambe lavorano. Nello spettacolo ci sono tre livelli: quello del narratore, quello di Lucia, che sono io in prima persona e parlo di quell' Irlanda così simile alla Romagna... (sorride sorniona, NdR). Nel terzo livello ci sono gli altri personaggi della storia, come Marion, l'amica di Agnes. Le due donne parlano sempre di sesso, ma dopo la morte del marito Agnes vivrà una storia romantica con un francese affascinante.
In scena c'è anche la musica, giusto?
Sì, mi accompagna il musicista Stefano Del Vecchio dei «Bevana Est». Suona un misto tra la musica irlandese e... romagnola. Io sono fissata che ci sia un parallelo tra Marina di Ravenna e Dublino!
Com'è questa donna, Agnes?
Mi ricorda mia nonna. Come lei, Agnes ha un marito alcolizzato e tanti figli... però si dà da fare, lavora e nonostante il dolore presente, costante nella sua vita, ha una leggerezza che le permette di affrontare ogni cosa con simpatia. La vita è talmente seria che va presa con leggerezza.
Quindi è un personaggio che ti è vicino?
Sì, è per quello che lo sento distante. Lo prendo alla lontana, è uno spettacolo difficilissimo, senza rete, sempre sul filo. Credo che sia anche trasgressivo, proprio perché parla di cose normali, di famiglia, di amicizia, di valori. È trasgressivo, oggi, farlo in teatro, dove ormai si cerca di stupire pur di fare pubblico. È rivoluzionario raccontare la banalità della vita, per questo insisto che c'è un legame coi racconti della Romagna. È uno spettacolo che riporta un po' al nucleo delle persone... o almeno così dovrebbe essere.
L'anno prossimo sarà a Milano, al Teatro Menotti?
Sì, vorrei facesse parte di un progetto più ampio: sogno di fare uno spettacolo di tutte donne, dal cabaret al teatro civile; sarebbe anche bello un intero mese dedicato al teatro al femminile.
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