La migliore carbonara a Roma: 10 indirizzi da non perdere

ph. courtesy OSTERIA FRATELLI MORICrediti Roscioli ph. MAURIZIO CAMAGNA
Dove mangiare la migliore carbonara a Roma? Tutti gli indirizzi da non perdere se siete amanti di questo piatto simbolo della cucina italiana

Chi fa la carbonara più buona a Roma? Domanda a risposta multipla, proprio come un quiz dove però ogni risposta è quella giusta!

Sì perché di seguito troverete ristoranti storici, nuove proposte, nomi stellati e trattorie di quartiere che propongono il meglio di questa icona della cucina romana.

Ecco allora dieci locali da provare. 

Ecco dove mangiare la migliore carbonara a Roma

**La migliore pizza a Roma: 8 indirizzi da non perdere**

(Continua sotto la foto)

Crediti Roscioli ph. MAURIZIO CAMAGNA

Roscioli Ristorante Salumeria - Torre Argentina

Ristorante, gastronomia, salumeria, wine bar: Roscioli è sempre una garanzia in tema di carbonara, anche dopo l’arrivo di chef Fabrizio Di Stefano al posto di Nabil Hassen (per quasi vent’anni alla guida della cucina di via dei Giubbonari 21).

Al solito, la proposta è incentrata sulla tradizione e su una meticolosa ricerca di ingredienti di qualità.

Ecco allora il segreto della loro celebre carbonara: spaghettone con guanciale artigianale, tris di pepe, uova di Paolo Parisi e pecorino romano Dop.

E se non foste abbastanza sazi lasciatevi tentare dalla selezione del banco con oltre 300 formaggi e 200 salumi che si alternano di settimana in settimana.

La cantina dei vini conta oltre 2800 etichette con il meglio della produzione vitivinicola locale e internazionale.

Aperto tutti i giorni dalle 12.30 alle 16.00 e dalle 19.00 alle 24.00; indirizzo via dei Giubbonari 21-22.

Luciano Cucina Italiana ph. Andrea di Lorenzo

Luciano Cucina Italiana - Campo de’ Fiori

King of Carbonara. Un appellativo che è tutto un programma: da Luciano Monosilio, patron di Luciano Cucina Italiana, questo piatto sarà memorabile.

Dopo aver maturato esperienze internazionali e lavorato nelle cucine di Roscioli, Enrico Crippa, Fulvio Pierangelini, Mario Uliassi e Pipero (per citarne alcuni) e aver conquistato una stella Michelin a soli 27 anni, nel 2018 lo chef di Albano Laziale decide di aprire il suo locale nel centro di Roma.

La ricetta di Monosilio si basa su un’accurata selezione delle materie prime e di una precisa tecnica di esecuzione con il giusto mix tra temperature, equilibrio dei sapori ed ingredienti.

Questi ultimi per 4 persone sono 280 grammi di spaghettoni, 4 tuorli d’uovo, 30 gr. di grana grattato, 20 gr. di pecorino grattato, 20 gr. di pepe macinato, 200 gr. di guanciale tagliato a cubotti da mezzo centimetro, 20 gr. di pecorino grattugiato (finitura piatto), 30 gr. ca. di acqua di cottura.

Aperto tutti i giorni dalle 12.00 alle 15.00 e dalle 19.00 alle 23.00; indirizzo piazza del Teatro di Pompeo 18.

Armando al Pantheon ph. Anna Catalano

Armando al Pantheon - Pantheon

Per assaggiare le vere specialità della cucina romana, dalla coratella d’abbacchio ai saltimbocca passando per cacio e pepe, amatriciana e gricia, si va Armando al Pantheon: un punto fermo nella Capitale da più di sessant’anni.

Qui la carbonara si prepara con spaghetti del Pastificio Famiglia Martelli (pasta di semola 100% artigianale), guanciale di Montefiascone, uova bianche di gallina livornese, Pecorino Romano scorza nera e pepe in grani di Cubebe prima tostato e poi pestato.

Aperto dal lunedì al sabato dalle 12.30 alle 15.00 e dalle 19.00 alle 23.00; indirizzo Salita dè Crescenzi 31.

Hosteria Grappolo d’Oro ph. ADRIANA FORCONI

Hosteria Grappolo d’Oro - Campo de’ Fiori

Perfetto connubio tra tradizione e modernità, vicinanza a piazza Navona e Campo de’ Fiori, segnalazione nella guida Michelin 2022.

Quali altri pregi citare quando si parla dell’Hosteria Grappolo d’Oro?

In realtà non è finita qui perché a tutto ciò si aggiungono anche stagionalità, territorialità (le materie prime provengono da piccoli produttori locali e Presidi Slow Food) e autenticità. Insomma un locale capace di accontentare tutti: romani e non, tradizionalisti e gourmand.

Uno dei cavalli di battaglia? Gli spaghetti alla carbonara  - pasta Cavalier Cocco, guanciale Re Norcino e Pecorino Romano Dop Deroma - proposti sia nel menu alla carta che nel Percorso Romano (degustazione a base di ricette classiche romane).

Con il plus che andando verso la bella stagione si possono gustare anche nel dehors su piazza della Cancelleria.

Aperto dal lunedì alla domenica 12.30-15.00 e 19.00-23.00 (chiuso il mercoledì a pranzo); indirizzo piazza della Cancelleria 80.

ph. courtesy OSTERIA FRATELLI MORI

Osteria Fratelli Mori - Piramide

La cucina romana - “con qualche piccola deviazione” così come tengono a precisare i due osti Alessandro e Francesco Mori - è protagonista assoluta dell’Osteria Fratelli Mori, aperta nel 2004 dal padre Ambrogio.

Rispetto della tradizione e attenzione alle materie prime, provenienti in particolare da piccoli produttori, sono i punti di forza della loro carbonara cremosa: rigatoni Cocco mantecati con guanciale selezione Dol (di origine laziale), uovo intero e Pecorino Romano Dop di Cibaria.

In menu anche altri piatti tipici come cacio e pepe, amatriciana, polpette di bollito, agnello con patate e molto altro. Il tutto da accompagnare a etichette, laziali e non, bio e biodinamiche.

A chiudere in bellezza (e dolcezza) torte e crostate fatte in casa: da provare su tutte la Ricotta d’Ambrogio con ricotta di bufala, scorza di arancia candita e pistacchio caramellato.

Aperto dal lunedì alla domenica dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 19.30 alle 23.30; indirizzo Via dei Conciatori 10.

ph. courtesy EGGS

Eggs - Trastevere

Il nome non lascia margine di interpretazione: Eggs è il paradiso delle uova (con il benestare di quaglie e galline allevate bio e in maniera sostenibile) e, neanche a dirlo, della carbonara proposta alla maniera classica e secondo un’antica ricetta pubblicata nel 1954 da La Cucina Italiana.

Cosa c’è di “bUovo” a renderla così speciale? Mezzemaniche del Pastificio agricolo Mancini, uova della BioFarm di Arianna Vulpiani, guanciale di Campofelice, Pecorino Romano Dop e pepe selvaggio del Madagascar.

Sappiate però chef Barbara Agosti si diletta anche nella preparazione di tante altre ricette dolci e salate della tradizione romana e non solo. Lasciatevi un po’ di spazio quindi.

Aperto tutti i giorni dalle 12.00 alle 23.00; indirizzo via Natale del Grande 52/53.

Flavio al Velavevodetto (pagina Facebook)

Flavio al Velavevodetto - Testaccio

Un’osteria romana, vera e verace (diffidare dalle imitazioni!). Flavio De Maio, alias Flavio al Velavevodetto, - romano de Roma, anzi de Garbatella - è un oste che di carbonara se ne intende.

La parola d’ordine per la sua versione? La cremina a base di uova, acqua e guanciale preparata a parte e versata in padella perché si amalgami con le mezze maniche, cotte rigorosamente al dente.

È questione di secondi: via dal fuoco prima che diventi frittata e a seguire una generosa manciata di pecorino.

Aperto tutti i giorni dalle 12.30 alle 15.00 e dalle 19.30 alle 23.00; indirizzo via di Monte Testaccio 97.

ph. courtesy Il Marchese

Il Marchese - Campo Marzio

Passeggiando per via di Ripetta, quasi all’Ara Pacis, noterete un ristorante dall’aria di bistrot francese.

Eppure da Il Marchese - sì, il riferimento è proprio al Marchese del Grillo interpretato da Alberto Sordi nel film del 1981 di Mario Monicelli - in menù troverete le mezze maniche alla carbonara.

E che carbonara! Le uova sono a pasta gialla di galline allevate a terra, il guanciale di Re Norcino (famiglia produttrice marchigiana, da oltre sessant’anni nel settore) senza additivi e con una stagionatura di almeno trenta giorni, Pecorino Romano Dop (selezione Cibaria) e Parmigiano Reggiano 30 mesi.

Un peccato non provarla nonostante tante altre prelibatezze in carta (tra i primi, su tutti, la pasta al burro di Normandia e Parmigiano 30 mesi).

Chef Daniele Roppo - ex rugbista con la passione per la cucina, tramandata dalla nonna e affinata con Arcangelo Dandini - ci ha rivelato i passaggi della sua carbonara:

«Rosolate il guanciale senza l’aggiunta di grassi. Sbattete le uova con il pecorino e il parmigiano.

Aggiungete il grasso sciolto del guanciale. Passate il composto a bagnomaria sul bollitore come se fosse una crema inglese. Scolate la pasta al dente, mantecate col guanciale e, fuori dal fuoco, aggiungere il composto di uova».

Aperto tutti i giorni dalle 12.30 alle 02.00; indirizzo via di Ripetta 162.

Lo Scopettaro (pagina Facebook)

Lo Scopettaro - Testaccio

Trattoria storica nel cuore del quartiere Testaccio, anima popolare della Capitale. La cucina propone piatti della tradizione semplici ma autentici: un’esperienza da provare per conoscere la vera essenza della romanità.

Certo non poteva neanche mancare una foto del Capitano, Francesco Totti, appesa all’ingresso.

La carbonara dello Scopettaro - chiamato così perché pare che prima di diventare ristorante nel 1930 fosse un laboratorio di scope di saggina - è preparata ricorrendo ad ingredienti non particolarmente ricercati ma di sostanza: pasta di grano duro, guanciale di maiale allevato allo stato brado, pecorino dalla giusta stagionatura e uova di galline ruspanti.

Tra i secondi anche gli intramontabili coda alla vaccinara, trippa, coratella e abbacchio, cucinati alla vecchia maniera.

Il tutto con tanto di intrattenimento musicale: un vispo musicista suona dal vivo stornelli romani durante il weekend.

Aperto tutti i giorni 12.30-15.00 e 19.30-23.30; indirizzo Lungotevere Testaccio 7.

ph. courtesy Pipero

Pipero - Corso Vittorio Emanuele

Una carbonara stellare e stellata. Da Pipero - ristorante insignito del prestigioso riconoscimento gastronomico - Ciro Scamardella, giovane chef di origini campane, riesce a declinare un piatto “povero” con gusto e ricercatezza.

Il prezzo è decisamente superiore alla media ma ne vale la pena quando dietro c’è un’accurata scelta degli ingredienti, alta qualità e cura del minimo dettaglio.

Allora ecco che dai fornelli alla tavola arriva un vero capolavoro: mezze maniche del Pastifico Graziano con guanciale di Re Norcino e Pecorino Romano Dop.

Aperto dal martedì al venerdì dalle 12:00 alle 15:00 e dalle 19:00 alle 23:00. Il lunedì e il sabato dalle 19:00 alle 23:00; indirizzo corso Vittorio Emanuele II 250.

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In cerca di ricette sfiziose per Natale (e non solo)? Idee e miti da sfatare sul Cotechino Modena IGP

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Il piatto delle Feste per eccellenza vi stupirà: ecco perché.

Non è Capodanno senza il Cotechino con le lenticchie, un abbinamento tradizionale che, se mangiato alla mezzanotte, si dice porti fortuna e prosperità per l'anno nuovo.

Ma allora perché concederselo solo durante le Feste? Il Cotechino Modena IGP è un ottimo prodotto italiano che si presta perfettamente anche a ricette gourmet, da servire non solo durante la stagione fredda, soprattutto perché meno calorico di quanto si pensi.

In cerca di ricette sfiziose per Natale (e non solo)? Idee e miti da sfatare sul Cotechino Modena IGP

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Ogni anno, arriva puntuale il momento di scegliere il menu per il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno. L’usanza (ma anche l’indubitabile bontà e gusto) vuole che il Cotechino sia sempre e comunque presente a tavola e, per abitudine, siamo soliti proporlo con i classici abbinamenti lenticchie e purea di patate. 

Ma per stupire parenti e amici sappiate che ci sono ricette raffinate e innovative che combinano insieme tradizione e modernità.

Proprio il Consorzio di tutela Zampone e Cotechino Modena IGP – che oggi conta 13 aziende, tra i principali produttori dei due prodotti insigniti dell’ambito riconoscimento “Indicazione Geografica Protetta” – ha deciso di lanciare una sfida ai consueti luoghi comuni.

E così, grazie al coinvolgimento dello chef Luca Marchini del ristorante stellato L’erba del Re di Modena, sono venuti fuori piatti insoliti e originali come il Cotechino croccante accompagnato con zabaione semi salato, cipolle all’aceto balsamico di Modena ed emulsione oppure la Pasta all’uovo con un ragù di Zampone, fondo bruno e cioccolato fondente.

Ricette che fanno venire l’acquolina ancora prima di sentire il profumino che sprigionano in pentola e – ottima notizia! – contrariamente ai pregiudizi, si possono gustare senza grandi sensi di colpa. Sì perché il Cotechino ha meno calorie di quanto si pensi: un etto corrisponde a circa 250 calorie, un apporto inferiore a quello di un piatto di pasta scondita ed equivalente a quello di una mozzarella. 

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Altro mito da sfatare: il colesterolo è presente in quantità simili a quello contenuto nel pollo o nella spigola e comunque inferiori a quelle presenti in tanti alimenti che consumiamo abitualmente come le uova, frutti di mare o formaggio grana.

Questo prodotto dalla lunga storia e tradizione – una miscela di carni suine ottenute dalla muscolatura striata, grasso suino, cotenna, sale e pepe intero e/o a pezzi – rispetto al passato, ha visto ridursi il contenuto di grassi e sodio e oggi è in linea con i suggerimenti della moderna scienza nutrizionale.

Lo dicono gli esperti, e in particolare le recenti analisi dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (ex INRAN ora CREA NUT): il Cotechino non solo ha un elevato contenuto di proteine nobili e un moderato contenuto di grassi (perché persi in parte con la cottura) ma anche più grassi insaturi rispetto a quelli saturi ed è ricco di vitamine del gruppo B e di minerali, soprattutto ferro e zinco.

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Si tratta poi di un prodotto costantemente controllato proprio perché tutelato da un Consorzio, ormai attivo da oltre 20 anni, che ne garantisce la produzione nel territorio previsto dal disciplinare (Modena, Ferrara, Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena, Bologna, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Cremona, Lodi, Pavia, Milano, Varese, Como, Lecco, Bergamo, Brescia, Mantova, Verona e Rovigo), secondo l’originale e tradizionale ricetta (determinati ingredienti, proporzioni e spezie) e rispettando precise caratteristiche qualitative (colore, sapore e soprattutto un contenuto minimo di proteine e massimo di grassi).

E poi, ultimo ma non per importanza, da considerare la velocità di preparazione di questo piatto. Quanto quella di un piatto di pasta, tra ebollizione e cottura: proprio così. Grazie al packaging in alluminio della versione precotta, che richiede una cottura in acqua bollente, ci vogliono solo 20 minuti. Quindi, cos’altro aspettare? Se già state sognando un bel piatto di Cotechino fumante, il conto alla rovescia è già partito e da questo momento avrete meno di un quarto d’ora per sbizzarrivi!

Se volete cimentarvi in ricette alternative con il Cotechino Modena IGP – un prodotto la cui origine risale addirittura al Cinquecento – potete consultare la sezione ricette del sito web del Consorzio con un’ampia serie di proposte che vanno dal brunch all’aperitivo. 

Pubblicazione finanziata con la Legge Regionale dell’Emilia-Romagna n. 16/95