Fate "abbastanza" sesso? Ecco la formula per scoprirlo

Ci sono tanti segnali che fanno capire quando dovremmo fare più sesso, primo tra tutti la non voglia di fare sesso: meno se ne fa, infatti, meno frequentemente si raggiunge un orgasmo, e dunque meno libido si innesca nei nostri transiti ormonali (e mentali).
** Quanto sesso è troppo poco sesso? I segnali per capire quando non si fa abbastanza sesso **
Gli altri? Vi diamo 9 campanelli d'allarme: se ne collezionate più di tre immotivati da altri fattori correte ai ripari.
** Cosa succede se non si fa sesso per tanto tempo? Ecco la risposta della scienza **
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Soffrite d'insonnia
Occhiaie, irritabilità, confusione mentale e senso di testa ovattata.
A causare l'insonnia potrebbe essere proprio un’insoddisfacente attività sessuale.
Avere un rapporto e raggiungere l’acme del piacere aiuta a secernere un ormone chiamato ossitocina, una sostanza che ci rende felici e che ha un elevato potere calmante.
Proprio quest’ultimo è ciò che garantisce un sonno profondo e rigenerante.
Se è da troppo tempo che non si fa l’amore, ne risentiranno le lenzuola in tutti i sensi: sia per la mancanza di piacere tra queste sia per il poco sonno.
Siete inspiegabilmente sotto stress e di malumore
Se si è stressati e perennemente irritabili potrebbe non c’entrare il lavoro, per una volta tanto. Da quant’è che non fate l’amore?
Se la risposta è settimane o addirittura mesi, allora la causa del malumore potrebbe risiedere proprio in quello.
Gli sbalzi di umore, specialmente in ambito sociale, sono spesso un segnale inviato dal corpo quando ha bisogno di rapporti sessuali.
L’astinenza porta a manifestare emozioni negative come irascibilità e pessimismo, facendoci sembrare molto più lunatici di quanto saremmo facendo sesso regolarmente.
Bando ai moralismi: il sesso migliora lo stato d’animo e si tratta di un bisogno che non può essere represso.
Fate fantasie sessuali in momenti inopportuni
Le fantasie sessuali sono parte integrante della vita e della mente di chiunque, a prescindere dal ritmo e dall’intensità dell’attività sessuale.
Solitamente le fantasie sessuali si presentano di notte, in sogno o durante la veglia indifferentemente, oppure come risultato di uno stimolo che ci ha eccitato.
Se invece incominciano a diventare particolarmente frequenti, persistenti, insistenti e “moleste”, comparendo nei più disparati momenti della giornata, allora significa che il corpo vi sta implorando di fargli avere un rapporto sessuale.
La pelle appare spenta
La pelle è la cartina di tornasole dello stato di salute interna, dell’organismo e della mente.
Gli sfoghi cutanei come acne e dermatite sono spesso legati a stress e a problemi di tipo psicologico.
Anche in caso di astinenza sessuale prolungata la pelle ce la dice lunga. Notare un colorito grigio e spento, una cute più secca e portata alla desquamazione così come un’esplosione di brufoletti potrebbe essere l’indizio di bisogno di rapporti sessuali.
Fare l’amore migliora lo stato della pelle: quando si fa sesso con frequenza, i pori si aprono liberandosi dalle impurità che vi si annidano, quelle che causano imperfezioni quali comedoni, punti neri e brufoli.
E come qualsiasi altra attività fisica, il sesso elimina le tossine tramite il sudore e attiva la circolazione sanguigna.
Provate a guardarvi allo specchio la prossima volta che avrete finito di fare sesso. Basta un’occhiata per capire quanto la passione ci renda belli. Non c’è make-up che possa competere.
Siete meno socievoli del solito
Non avere rapporti sessuali per lungo tempo può sfociare nella tendenza all’isolamento sociale.
Dato che l’astinenza porta a una minore produzione di endorfine - quelle sostanze che aiutano a mantenere il buon umore e il desidero di essere circondati da altre persone - meno sesso equivale a meno ormoni “buoni” e a meno gente attorno.
Ma proprio come il sesso è la cosa più naturale e importante che ci sia, lo stesso vale per i rapporti (non sessuali, di ogni tipo) con gli altri.
Siamo animali sociali quindi se notate che ultimamente non avete voglia di vedere gli amici e i conoscenti indagate sulle motivazioni. Tenendo conto anche della sfera sessuale.
Prendete più medicinali
L’assenza di rapporti sessuali diminuisce la produzione di serotonina e di endorfine, gli ormoni della felicità che oltre a regalare il buonumore agiscono anche come potenti analgesici naturali.
Fare poco sesso e poco frequentemente ci porta a sentire più acutamente i dolcetti del ciclo, un mal di testa, un fastidio ai denti.
Più sesso si fa, meno antidolorifici dovremo prendere.
Vi sentite insicuri e con l'ego a terra
L’astinenza sessuale va a braccetto con l’insoddisfazione. Si tenderà a essere più insicuri verso se stessi e circa tutto ciò che si fa, a qualsiasi livello (perfino professionale).
Il sesso migliora l’autostima più di qualsiasi altra cosa al mondo. Perché permette di sentirsi desiderati.
Non farlo per mesi può instaurare un’insidiosa insoddisfazione che potrebbe addirittura sfociare in depressione, ansia e difficoltà nel prendere decisioni con serenità.
Fate tardi a lavoro un po' troppo spesso
Un altro campanello d’allarme è il troppo lavoro. Chi si butta a capofitto nella sfera professionale, tralasciando tutte le altre, dovrebbe farsi delle domande.
A volte la motivazione è legata a una insoddisfacente vita sessuale e si cerca di attenuare i bisogni carnali con estenuanti sessioni in ufficio, diventando stacanovisti infelici.
Provate a staccare un’ora prima e a prendervi del tempo per voi stessi, trovando qualcuno con cui divertirvi o piuttosto optando per un po’ di autoerotismo (che va sempre bene come valida alternativa).
Vi riempite le giornate di (troppi) hobby
Anche gli hobby (se sono troppi) potrebbero nascondere qualcosa di inquietante.
Chi si riempie il tempo libero di corsi di calligrafia, yoga, scuole di inglese e workshop di cucito potrebbe non essere soddisfatto della propria vita. Sessuale e non solo.
Il sesso permette di sfogarsi, fa secernere ormoni importanti per il benessere psicofisico ma aiuta perfino a conoscere noi stessi. E magari a farci capire che in realtà il cucito non fa per noi.
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Se l’amore diventa routine cambiate questo (e non partner)
Succede anche nelle relazioni più forti e stabili: le giornate scorrono tutte uguali, i messaggi diventano automatici, le cene si assomigliano una all'altra. Non siete infelici, ma nemmeno davvero entusiaste.
Non è che l’amore sia finito: è che è diventato routine.
Questo però non significa necessariamente che ci sia una crisi di coppia. A volte è solo un segnale: non di rottura, ma di immobilità. È il segnale che forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa.
Non la persona accanto a voi, ma il modo in cui state insieme.
La routine in amore non è la fine (finché non diventa automatismo)
La routine, di per sé, non è un problema. Anzi. È ciò che rende una relazione sicura, affidabile, abitabile nel tempo. Sapere cosa aspettarsi dall’altro, condividere abitudini, sentirsi “a casa” è una base sana.
Il punto critico arriva quando tutto diventa automatico. Quando i gesti non sono più scelti ma ripetuti, quando le attenzioni esistono ma senza intenzione, quando le domande (anche le più banali tipo “com’è andata la giornata?”) vengono fatte senza ascoltare davvero la risposta.
È lì che la routine smette di essere contenitore e diventa inerzia. Non fa rumore, non crea scosse, ma spegne lentamente la curiosità. E senza curiosità, anche l’amore più solido rischia di appiattirsi.
Se vi sembra di essere in una situazione di stallo nella vostra relazione, allora i seguenti consigli vi aiuteranno a porre rimedio.
**4 trucchi per ravvivare la vita di coppia e scongiurare la noia**
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Come riconoscere la routine in amore
Uno degli errori più comuni è confondere lo stallo emotivo con una crisi di coppia. In realtà, i segnali sono molto più sottili e quotidiani. Vi sentite più coinquiline che partner, parlate soprattutto di organizzazione e impegni, fate progetti perché “si è sempre fatto così”.
Magari non litigate quasi più. Ma non perché tutto vada bene: semplicemente perché non avete più voglia di affrontare certi discorsi. Le piccole cose iniziano a infastidirvi più del dovuto, mentre quelle belle non sorprendono più.
Non sono campanelli d’allarme da ignorare né red flag da drammatizzare. Sono segnali di immobilità emotiva, che indicano che la relazione ha bisogno di movimento, non di una fine.
Perché pensiamo che, senza passione, l’amore sia finito
Siamo cresciute con l’idea che l’amore debba essere sempre intenso e travolgente. Film, serie tv e social ci raccontano una versione dell’amore fatta di picchi continui, di scintille costanti, di storie che non conoscono pause.
La realtà è diversa. La passione non scompare, ma cambia forma. Non è più adrenalina pura, ma presenza, scelta e attenzione. Il problema nasce quando continuiamo a confrontare il presente con l’inizio della relazione, come se fosse l’unico parametro valido.
Così, invece di chiederci cosa possiamo nutrire oggi, restiamo bloccate a rimpiangere quello che eravamo. E perdiamo di vista quello che potremmo diventare.
**Come mantenere viva la passione nella coppia? 4 consigli salva-relazione**
La domanda giusta da farsi (insieme)
Quando l’amore sembra diventato routine, la domanda da farsi non è “lo amo ancora?”. Spesso, infatti, la risposta è sì. La domanda più utile allora è un’altra: stiamo crescendo insieme o stiamo solo andando avanti?
Cambiare qualcosa dentro una relazione non è un fallimento, bens' un atto di cura. Significa riconoscere che anche l’amore, come le persone, ha bisogno di essere aggiornato e ripensato.
Perché una relazione non si salva, ma si coltiva giorno dopo giorno.
**Come capire se una relazione non è più giusta per voi**
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Ecco il motivo psicologico per cui restiamo in relazioni che non funzionano più

Ci sono relazioni che non funzionano da tempo, eppure restiamo.
Restiamo anche quando non siamo più felici, quando i silenzi fanno più rumore delle parole, quando ci sentiamo più soli dentro un abbraccio che fuori. Restiamo e intanto ci raccontiamo che è per amore, per i figli, per paura di ricominciare.
Ma spesso non è per nessuna di queste ragioni. Restiamo perché speriamo, inconsapevolmente, di aggiustare qualcosa che si è rotto molto tempo fa.
**Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)**
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Le dinamiche del passato condizionano le dinamiche del presente
Ognuno di noi porta nelle relazioni adulte le dinamiche che ha vissuto da bambino in famiglia; come è stato amato e come ha visto amarsi i propri genitori.
Si porta con sé le mancanze, gli sguardi che non ha ricevuto, l’amore condizionato — quello che dovevi meritarti con il comportamento giusto, la versione “buona” di te.
Così da adulti, senza rendercene conto, cerchiamo di riscrivere quella storia.Scegliamo persone che ci ricordano proprio chi non ci ha saputo amare, e proviamo, con loro, a ottenere finalmente ciò che non abbiamo avuto allora.
È come se l’inconscio dicesse: “Se questa volta ce la faccio, se riesco a farmi scegliere da qualcuno come lui o come lei, allora guarirò”.
E così restiamo.
Restiamo anche quando ci sentiamo invisibili, anche quando ogni discussione diventa una guerra fredda, anche quando il rispetto si è perso per strada. Restiamo perché se andassimo via, dovremmo guardare in faccia il fallimento del nostro tentativo di guarigione.
E allora preferiamo restare in un dolore conosciuto, piuttosto che affrontare un vuoto nuovo.
Ma non si guarisce dove ci si è feriti. Restare nelle relazioni che non funzionano più sperando che diventino la cura è come cercare di medicare una ferita con ciò che l’ha provocata.
Il presente non aggiusta il passato: lo ripete.
E mentre cerchiamo di sistemare l’altro, finiamo per trascurare ancora noi stessi - come abbiamo imparato a fare da bambini, quando per sopravvivere bisognava essere “bravi”, adattarsi, capire tutto prima, anche il non detto.
La verità è che certe relazioni non si aggiustano perché non nascono per funzionare: nascono per insegnarci dove fa male. E quel dolore, una volta riconosciuto, non va negato o ignorato, ma attraversato.
Capire perché restiamo è il primo passo per smettere di restare. Non per diventare più forti o più cinici, ma per diventare più liberi.
Guarire, in fondo, non è riuscire a farsi amare da chi non può o non sa farlo. È smettere di cercare in un altro la prova del proprio valore. È restare dove l’amore non chiede di essere dimostrato, ma semplicemente vissuto.
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Come capire se una relazione non vi rende felici (anche quando sembra funzionare)

Può capitare che in una relazione non ci siano particolari problemi: non ci sono litigi, crisi evidenti o grandi drammi. Eppure, qualcosa non va.
È come se la vostra energia fosse spenta, come se la spontaneità avesse perso intensità e alcune parti di voi fossero rimaste indietro senza un motivo preciso. Succede più spesso di quanto si pensi: tutto sembra “a posto”, ma dentro si percepisce una sottile sensazione di blackout emotivo.
È una sensazione che molte persone vivono senza riuscire a darle un nome, perché “sulla carta” è tutto a posto: la relazione funziona, c’è affetto, c’è routine, c’è stabilità. Ma non sempre questo basta a far sentire vivi.
Qui proviamo a raccontare proprio quella zona intermedia e difficile da definire, dove i segnali non sono immediatamente riconoscibili, ma parlano comunque di qualcosa che merita attenzione.
**“Se mi amassi davvero…”: 6 frasi per capire se lui vi sta manipolando**
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Quando non succede nulla… ma non vi sentite più voi stesse
Le relazioni non diventano difficili solo quando scoppiano i conflitti. A volte la fatica arriva quando tutto procede in modo apparentemente tranquillo, ma voi avete la sensazione di non riconoscervi più.
È una forma di cambiamento lento, che si manifesta quando iniziate a fare meno cose che vi fanno brillare gli occhi, a parlare meno di ciò che amate, a chiudere un occhio un po’ più spesso per evitare discussioni inutili. Magari vi scoprite meno spontanee, più controllate, più attente a non disturbare che a condividere.
E mentre all’esterno tutto sembra “normale”, dentro qualcosa vi dice che la vostra energia emotiva non scorre più come prima. È quel tipo di stanchezza che non viene dalla giornata pesante o dalla mancanza di sonno, ma dal sentirvi un po’ più piccoli di come eravate. Una forma di adattamento che vi costa più di quanto vi restituisca.
I piccoli segnali che non sembrano segnali
Quando una relazione inizia a togliere più di quanto dà, di rado lo fa in modo evidente. Spesso tutto avviene in una serie di dettagli: piccole rinunce quotidiane che sembrano irrilevanti, ma che nel tempo costruiscono una distanza tra chi eravate e chi siete diventati.
Capita, ad esempio, di trovarsi a parlare meno dei propri sogni perché non si percepisce entusiasmo dall’altra parte. Oppure di sentire che ogni discussione potenziale va evitata, così da non introdurre tensioni che sembrano sempre troppo grandi per essere affrontate.
Con il passare dei mesi questa dinamica diventa quasi automatica. La voce si abbassa, i desideri si riducono, la spontaneità lascia spazio alla prudenza. Persino il corpo manda segnali: meno energia, meno iniziativa, meno voglia di condividere momenti che un tempo sarebbero stati fonte di piacere. E non perché la relazione sia “sbagliata”, ma perché la somma delle piccole cose può finire per erodere la vitalità emotiva più di quanto ci si accorga.
Quando ci si accorge che stanno cambiando i propri desideri
Il desiderio è uno dei primi elementi a risentire di una relazione che non nutre. E qui non si parla soltanto di desiderio sessuale, ma di quella forza interna che dà direzione alla vita: i piccoli progetti personali, le idee nuove, le scelte che fanno brillare gli occhi.
Se tutto questo sembra spento, se non si prova più entusiasmo per ciò che prima vi faceva saltare di gioia, forse è il momento di cercare di capire cosa sta succedendo.
A volte si tratta di un semplice periodo di stanchezza, ma altre volte ciò che si riduce non è la voglia di fare, ma la percezione di potersi permettere di esistere pienamente dentro la relazione. Quando i desideri si appiattiscono, quando i momenti di gioia diventano più rari, quando ci si sorprende a mettere in pausa parti importanti di sé “per il bene della coppia”, il punto non è trovare un colpevole, ma capire come recuperare spazio per la propria autenticità.
È davvero la relazione… o è un momento della vita?
La domanda più difficile, e spesso anche la più importante. Non sempre una sensazione di “spegnimento” è legata al partner: lo stress del lavoro, la famiglia, la salute mentale, la fatica accumulata possono trasformare anche la relazione più sana in un luogo di minor energia. Vale la pena chiedersi se, al di fuori della vita di coppia, si prova la stessa sensazione.
Ciò che può aiutare a fare chiarezza è una domanda semplice ma rivelatrice: con questa persona ci sentiamo più noi stessi o meno noi stessi?
Perché le relazioni sane non cancellano i momenti difficili, ma li attraversano creando spazi di sostegno e non di ulteriore fatica. A volte parlarne con sincerità permette di aprire una porta nuova dentro la coppia; altre volte rivela che il malessere non ha a che fare con la storia ma con il periodo della vita.
Cosa fare se non vi riconoscete più
Accorgersi di essersi un po’ spenti non significa dover chiudere una relazione. Significa, piuttosto, prendersi cura di ciò che si prova, senza minimizzarlo.
Recuperare spazi solo per sé può essere un primo passo: un corso, un'amica da rivedere, un hobby messo in pausa, un po' di tempo di qualità con la propria interiorità. Condivisione e autonomia, nelle relazioni, crescono insieme.
Parlarne con il partner – con calma, senza accuse – può essere un momento prezioso: l’altro non può intuire ciò che non viene espresso. E se serve un confronto esterno, amici di fiducia o un percorso psicologico possono dare strumenti utili.
Qualunque sia il percorso successivo, una cosa resta vera: l’amore che fa bene è quello che permette di espandersi, non di rimpicciolirsi. È quello che accende, non quello che spegne. E nessuna relazione dovrebbe mai privare della possibilità di sentirsi pienamente vivi.
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“Se mi amassi davvero…”: 6 frasi per capire se lui vi sta manipolando

Non sempre chi manipola alza la voce. A volte, infatti, la manipolazione passa da frasi gentili, apparentemente affettuose, pronunciate con calma o con il sorriso. Frasi che sembrano normali, eppure lasciano dentro un senso di colpa sottile, la sensazione di essere sbagliate o troppo sensibili.
Un partner manipolatore non si riconosce sempre a prima vista. Lui stesso, a volte, non è nemmeno consapevole del fatto che vi sta manipolando.
Ma certe frasi, se ricorrenti, possono rivelare molto più di quel che sembrano. Spesso, infatti, non è l’intensità con cui vengono dette, ma la frequenza con cui vi fanno sentire sbagliate a fare la differenza.
E se vi fanno dubitare di voi stesse, se iniziate a giustificarle più che a sentirvi comprese… allora è tempo di fermarsi.
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6 frasi che vi aiuteranno a riconoscere un partner manipolatore
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“Ti stai inventando tutto”
È la frase classica del gaslighting: la tecnica più subdola di manipolazione emotiva. Il partner non nega un fatto con una spiegazione, ma nega direttamente la realtà che avete percepito. Vi siete sentite ignorate, sminuite, o ferite da un suo comportamento? "Non è successo", dice lui. "Te lo sei immaginato". Con il tempo, iniziate davvero a dubitare della vostra capacità di giudizio. Ecco perché è tra i segnali più pericolosi di un partner manipolatore.
“Se mi amassi davvero, non mi faresti questo”
Colpevolizzare è una delle tecniche più comuni nelle relazioni disfunzionali. In questa frase, i vostri bisogni diventano automaticamente un atto di egoismo. Se mettete un confine, se chiedete tempo per voi, se non acconsentite a qualcosa che lui desidera, ecco che scatta la trappola emotiva: siete voi le insensibili. Il risultato? Si innesca il senso di colpa, e iniziate a mettere da parte voi stesse pur di "non ferire" l’altro.
“Io sono fatto così, sei tu che devi accettarmi”
Sembra una dichiarazione onesta, ma è una scappatoia. Serve a evitare il cambiamento, a congelare le dinamiche. In una coppia sana, ci si viene incontro. Quando invece ogni discussione si chiude con un “devi adattarti tu”, c’è una chiusura al dialogo. Chi la usa spesso può rivelarsi un partner manipolatore che si sottrae a ogni responsabilità emotiva. Anche se ve lo dice con tono calmo.
“Tutte le mie ex erano pazze, solo tu sei diversa”
All’inizio sembra un complimento. Vi fa sentire speciali, scelte. Ma in realtà è l’inizio di un discorso già sentito: un racconto in cui tutte le ex sono state isteriche, problematiche, irrazionali. Questo tipo di frase crea due effetti: da un lato isola, perché vi spinge a prendere le distanze da chi c’era prima; dall’altro, vi mette sotto pressione. Perché se un giorno non sarete più “diverse” abbastanza, potreste diventare la prossima ex pazza.
“Ti dico queste cose solo perché ti amo”
Una critica mascherata da affetto. È la classica frase che arriva dopo commenti su come vi vestite, vi truccate, parlate, o vi comportate in pubblico. La manipolazione qui è sottile: si presenta come preoccupazione, ma in realtà è un modo per esercitare controllo sotto forma di amore. Un partner manipolatore può usare frasi del genere per ridurre la vostra autostima senza che ve ne accorgiate.
“Nessuno ti capirà mai come ti capisco io”
Potrebbe sembrare una frase romantica. Ma non lo è. È, al contrario, una frase che isola, che vi fa sentire al sicuro solo dentro la relazione, e inadatte a essere comprese fuori. Serve a creare una dipendenza affettiva: voi da sole non bastate, solo lui può capirvi. Ma l’amore non ha bisogno di rinchiudere. Se sentite spesso questa frase, è il momento di chiedervi: vi sentite amate o vi sentite imprigionate?
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