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Grazia

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Lifestyle

Alessandro Cattelan: Per divertirmi devo stare scomodo

Alessandro Cattelan: Per divertirmi devo stare scomodo

foto di Stefania Rossotti Stefania Rossotti — 16 Febbraio 2017

Nel talk show che porta il suo nome e in radio Alessandro Cattelan fa di tutto per strappare un sorriso a ospiti e pubblico. Ma, spenti i microfoni, diventa un altro. E a Grazia racconta che cosa lo mette davvero alla prova: «Riuscire a essere leggero senza fare lo stupido»

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Se trovi l’intervistato sotto a una scrivania, devi aspettarti che, poi, tutto l’incontro avverrà con lui arrampicato su una consolle. Lui è Alessandro Cattelan, 36 anni, due milioni di parole al minuto, star di Sky Uno: da tempo immemore è il conduttore del talent show X Factor e dal 16 febbraio partirà con un’inedita versione quotidiana del programma, giunto alla 4ª edizione, che porta il suo nome: E poi c’è Cattelan (EPCC, per chi ha fretta) in onda dal lunedì al venerdì, in seconda serata.

La consolle su cui Cattelan si è inerpicato per rispondere alle mie domande è quella di uno studio di Radio Deejay, dove Alessandro è in onda tutti i giorni dalle 12 alle 13. E dove lo trovo nascosto sotto un tavolo, chissà poi perché. Lui sguscia fuori di colpo ed entra immediatamente in modalità Cattelan: incalzante, pieno di parole e energia. «Sto per fare un salto nel vuoto. EPCC ha già tre anni di vita, ma ora sarà un quotidiano. Va rivoluzionato tutto, devo cambiare un posto in cui mi sentivo comodo. È un traguardo e insieme un’incognita».

Che promette di mantenere la stessa divertita levità delle scorse edizioni. Quanto è difficile essere leggeri?

«Tanto. O almeno: lo è se cerchi di non essere mai stupido. Serve molto lavoro sulle parole. Devi imparare a togliere invece che aggiungere, devi scegliere continuamente il giusto tono. Cercando di dare una sensazione di leggerezza, con un programma che è pesantemente lavorato e scritto e pensato».

Che cosa teme di più?

«Che si pensi che mi prendo troppo sul serio. Mentre il mio mantra è: alleggerire. Con EPCC vogliamo mandare la gente a letto con un sorrisino in faccia. Con la complicità degli ospiti che accettano di ridere con noi e di loro».

Ma lei, Cattelan, è davvero capace di stare sereno? Voglio dire: lo è di natura?

«Penso di sì. Ma credo di essere la persona meno indicata per dire chi sono davvero. E poi non vorrei neanche parlarmi troppo addosso: non faccio un lavoro da cui dipendono le sorti del mondo, questo mi è ben chiaro. Faccio solo tv, solo canzonette».

Lei è portatore sano di una cultura non aggressiva, un bene prezioso di questi tempi.

«Non sopporto il divertimento fatto con imboscate. In tv non mi piace chi crede di stupire i telespettatori attaccando gli ospiti e mettendoli a disagio. Nel mio show non succedono mai cose all’insaputa di chi viene a trovarmi. Mi piace mettere comode le persone, farle stare bene, perché solo così poi si può riuscire a giocare, improvvisare insieme. Non mi attira l’idea di riuscire a far uscire il peggio dalle persone. Il meglio è più sorprendente».

L’ospite che l’ha stupita di più?

«I calciatori, in generale. In tv li sentiamo dire sempre le stesse frasi e tutti pensano che non ne abbiano altre. E invece possono essere persone davvero stupefacenti. Come Bobo Vieri, uno di cui la gente pensa che sappia dire solo: “Boh”. E invece è brillante, simpatico, intelligente».

La parte più negativa del suo lavoro?

«Per trovarla devo andare indietro di molti anni. Ne avevo una ventina e facevo per Mediaset una trasmissione per bambini, bellissima. Ma io dovevo interpretare personaggi come “il cugino del draghetto”, vestito da pirla. E quando vedevo i miei amici, morivo di vergogna. Sa com’è, vivevo a Tortona: sì, insomma, sono un ragazzo di provincia».

Ho letto che era un ragazzino timidissimo. Non mi è chiaro come sia diventato Cattelan.

«La verità è che non sono timido. Quella era una forzatura, tanto per tirar fuori un titolo, almeno credo. In realtà sono soltanto un tipo riservato, uno che si fa gli affari propri, uno che ama stare un po’ con se stesso»

A che velocità ? Questa?

«No. Nel lavoro riempio tutti gli spazi, tengo il ritmo. A casa non vedo l’ora di avere silenzio. Non sono sempre così quando lavoro in radio o in tv. Anche se, devo ammetterlo, sono cambiato: con il tempo e con i fiori di Bach».

Prego?

«Mia moglie (la modella svizzera Ludovica Sauer, ndr) mi ha confessato che all’inizio della nostra storia mi propinava di nascosto un po’ di fiori di Bach, così tanto per darmi una calmata. È una cosa assurda, che ho scoperto dopo, una cosa che mi fa ridere ancora adesso».

Che cosa vuol dire per uno showman essere “uno che si fa i fatti suoi”?

«Non sono un mondano, amo la mia casa, i miei interessi, i miei amici. Al mio matrimonio c’erano 20 persone, al mio prossimo compleanno (l’11 maggio, ndr) ce ne saranno meno di 10, se deciderò di festeggiare. Ho un cerchio chiuso di gente che amo e lo proteggo. Vedo un sacco di persone per lavoro, quando stacco mi piace la tranquillità».

Con le sue figlie, immagino. Riesce ad avere un po’ di tempo per loro?

«Io ho ritmi strani. A volte sono troppo occupato, in altri mesi sono molto libero. Ma ci sono due momenti sacri che sono sempre riuscito a salvare. La mattina: quando porto a scuola Nina (nata nel 2012, ndr). E la sera: quando metto a letto lei e Olivia (nata lo scorso 29 febbraio, ndr). Il rito dell’accompagnamento è un appuntamento irrinunciabile. Insieme, in macchina, io e Nina ridiamo, chiacchieriamo. Anzi: chiacchiera lei. E io ascolto. Una meraviglia».

Sostiene che quando lavora riempie tutti gli spazi, parla sempre, per non perdere il ritmo. Ma che mi dice della saturazione, non ci sono troppe parole in giro?

«Troppissime. I social hanno davvero saturato oltre ogni limite. Troppo rumore, ho deciso di sfilarmi. Non scrivo più, seguo pochissimo quello che postano gli altri. Sto nella vita reale».

Una cosa che ha voglia di fare e che non ha fatto mai?

«Ho un’età in cui cominci a volere da te cose che contano davvero. Cose buone, anche. Voglio occuparmi di bambini in difficoltà. Non ho ancora le idee chiare su come dare una mano, ma ci sto pensando. È il buon proposito del 2017».

Non di solo show vive Cattelan. Anche se EPCC le piace da pazzi, vero?

«Vero. È quello che ho sognato di fare da quando ho un microfono a disposizione, dalla nascita praticamente. E ho un solo desiderio: che non finisca mai».

© Riproduzione riservata

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