Dopo New York e Londra, anche per Milano è tempo di fashion week. A un anno esatto dall’inizio della pandemia in Italia, la settimana della moda meneghina è tornata in scena in modalità digitale.
61 sfilate, 57 presentazioni e diversi eventi hanno scandito il ricco calendario, che ha visto protagonisti accanto a nomi storici del Made in Italy come Giorgio Armani, Prada, Valentino e Max Mara, anche un nutrito nugolo di brand emergenti, marchi internazionali e diversi progetti speciali. Primo fra tutti We are made in Italy (Black Lives Matter in italian fashion collective), sfilata collettiva di cinque stilisti BIPOC - black, indigenous and people of color - che ha inaugurato le passerelle della kermesse.

(Nella foto: la collezione di Gisèle Claudia Ntsama. Credits: courtesy of Press Office)
Sulla catwalk si sono susseguite le collezioni di Gisèle Claudia Ntsama, Frida Kiza, Mokodu Fall, Karim Daoudi e Joy Meribe: cinque talenti con radici in Africa e un presente in Italia, selezionati da un gruppo di lavoro di professionisti afroitaliani denominato WAMI (We Are Made in Italy), istituito dalla Camera Nazionale della Moda Italiana e fondato da Stella Jean, Edward Buchanan e Michelle Francine Ngonmo. Tutti uniti da un unico obiettivo: abbattere ogni forma di discriminazione nei confronti della comunità black e lavorare alla costruzione di un sistema multirazziale e multiculturale competitivo.
Tra gli appuntamenti della prima giornata anche l’atteso debutto di Kim Jones nel prêt-à-porter di Fendi, dopo la prima prova alla direzione creativa dell’Haute Couture di qualche settimana fa. La Collezione Autunno Inverno 2021-22 è stata presentata con un videoshow ambientato tra teche di vetro e rovine romane, che ha reso omaggio alle radici della maison e alle sue donne.

(Nella foto: Fendi Autunno Inverno 21-22. Credits: courtesy of Fendi)
«La famiglia Fendi è composta da donne di intelletto che lavorano sodo ed è quello che volevo celebrare», ha spiegato il designer che, compiendo un vero e proprio viaggio nel passato, si è lasciato ispirare dai pezzi più iconici del guardaroba delle cinque sorelle Fendi, come il cappotto con le maniche a campana, i gessati o la shirt jacket, capo prediletto di Silvia Venturini nel quotidiano.

(Nella foto: Moschino Autunno Inverno 21-22. Credits: courtesy of Moschino)
Come Jones, tanti hanno scelto di guardare indietro, proiettando le proprie collezioni lontano dall’incertezza dei tempi odierni. Lo ha fatto Nicola Brognano - creative director di Blumarine dalla scorsa stagione - che ha attinto all’immaginario modaiolo dei primi anni 2000 per la sua proposta targata AI 21/22 e lo hanno fatto anche Etro, Philosophy, Andrea Pompilio e Moschino, che si è spinto addirittura fino agli anni d'oro della vecchia Hollywood, presentando un cortometraggio ad alto tasso di glamour e ironia.
Ma c’è anche chi guarda al futuro, come Salvatore Ferragamo. «Nella moda, il passato esercita una gravità attirandoci continuamente a sé - ha spiegato Paul Andrew, al timone della casa di moda - Per questa stagione ho voluto invertire il fenomeno. L’obiettivo è stato quello di creare una collezione “Future Positive” che vede il presente attraverso il prisma del futuro, sprigionando una miriade di prospettive inedite».

(Nella foto: Prada Autunno Inverno 21-22. Credits: courtesy of Prada)
Aprirsi a nuove possibilità è ciò a cui tendono Miuccia Prada e Raf Simons. Per la coppia creativa «la libertà di oltrepassare i confini della convenzione si riflette nella libertà del corpo, nella sua energia». In questo assunto i capi acquisiscono connotazioni diverse dal consueto, «ciò che è ornamentale può diventare funzionale e ciò che è pragmatico può diventare decorativo». Così gli abiti da sera si trasformano in pratiche tute e i cappotti sartoriali si coprono di colori vivaci o di paillettes, cambiando il proprio fine originario nel suo esatto opposto.

(Nella foto: Valentino Autunno Inverno 21-22. Credits: courtesy of Valentino)
Libertà è la parola d’ordine anche per Valentino, che ha chiuso la fashion week con un gesto radicale, quasi punk, ad opera di Pierpaolo Piccioli. Per svelare la nuova Valentino Act Collection il direttore creativo ha scelto di riaprire - seppure solo per il tempo di uno show - il Piccolo Teatro di Milano, fornendo alla sua community un invito all’aggregazione e alla condivisione in un momento storico in cui queste sono negate. Il digital show, trasmesso in streaming attraverso i canali social del brand, ha rappresentato un omaggio alla città di Milano e al suo panorama culturale messo a dura prova dalla crisi pandemica.
Ad accompagnare la collezione - tutta giocata sui toni del bianco e nero, illuminati da piccoli flash cromatici sul finale - è stata la performance canora di Cosima, artista controcorrente e perfetta interprete di quella che è oggi l’identità Valentino: insieme «sensuale e romantica, nutrita di memorie ma non nostalgica. Una identità che si rispecchia in una nuova generazione».
Per scoprire tutti gli highlights e il resto delle novità che questa Milano Fashion Week - seppur virtuale - ci ha regalato, sfogliate la gallery!
Il meglio della Milano Fashion Week AI 2021-22
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