Fotogallery Sabaudia, un “gioiello” incastonato fra le dune e il mare
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Nell'incantato "buen retiro" dove Gigi Giuliani, un instancabile viaggiatore, riceve i suoi amici
Strano luogo, Sabaudia. A cominciare dal paesaggio: una spiaggia lunghissima - 15 chilometri - con dune alte fino a 27 metri e con alle spalle un lago, quindi come galleggiante in mezzo all’acqua; un panorama che a sud è dominato dalla quinta di verde e di roccia del Circeo, che sul mare diventa una scogliera a picco dal profilo vagamente umano (è la “maga Circe”, dicono qui, che secondo alcune leggende anticamente abitava il monte e che è un po’ il nume tutelare della zona). E poi l’architettura della città, nata nel 1934 dalla bonifica delle paludi pontine, fatta di edifici razionalisti sonnolenti e metafisici.
Fino dalla sua nascita, Sabaudia è stata meta dell’intellighenzia romana. Ma è soprattutto nel dopoguerra che si consolida una sua fama per così dire segreta, grazie ad aficionados come Moravia, Pasolini, Emilio Greco, Vittorio De Sica, Fellini, Schifano, Bernardo Bertolucci, Anna Magnani.
Il luogo è rimasto miracolosamente quasi intatto, risparmiato dalla frenesia cementificatrice di tante località turistiche italiane: l’ultimo a ricevere un’autorizzazione a costruire fu Pasolini.
Il tratto più ambito è la lingua di terra che da Sabaudia arriva a San Michele Circeo, un litorale edificato nel dopoguerra e coordinato con grande classe da Michele Busiri Vici, discendente di una illustre e antica famiglia di architetti: un suo antenato era stato discepolo del Vanvitelli, un altro aveva lavorato a Parigi per Re Sole. Forse è anche un pedigree così illustre ad aver difeso questi sei chilometri di dune tra le quali sono sparpagliate centocinquanta ville, quasi tutte progettate proprio da Busiri Vici. Tutte bianche, in stile mediterraneo (a parte quella, faraonica, dei conti Volpi di Misurata, col suo imponente colonnato affacciato direttamente sul mare).
Una di queste, Villa Sette, è quella di Gigi Giuliani. Gigi ha scoperto Sabaudia sedici anni fa dopo aver girato mezzo mondo, dall’India al Brasile, dove ha vissuto per tanti anni. La sua casa è come un diario di questi viaggi. L’edificio è quasi sepolto da cespugli di mirto e di rosmarino. Varcato l’ingresso, con la frase “Questa casa è aperta al sole, agli amici e al vento”, si entra in un mosaico di colori: vasi di ispirazione indiana realizzati da Franco Fasano per Gigi, capolavori di ceramica pugliesi, tovaglie coloratissime dal Rajasthan, parei tunisini sui lettini per prendere il sole, lampade marocchine in giardino da cui sbucano le ortensie.
Per gli ospiti ci sono sette piccole camere da letto, arredate con gusto semplice, marino: piastrelle bianche e blu tunisine e marocchine, armadi a traforo “moucharabieh”, bianchi, fatti arrivare dalla Tunisia, e sempre le rose. Dalla casa, un sentiero immerso nel verde scende al mare; a metà strada c’è il cosiddetto Zanzibar, una sorta di raffinatissimo “capanno” con poltrone, tavolini e dormeuse, coperto da cannucce dipinte di bianco e chiuso con candide tende in voile che si gonfiano al minimo soffio di vento. Il profumo dei fiori (mirto, ortensia, fucsia, bella di notte), l’aria del mare: è un luogo che induce al relax totale. L’unico che non si ferma mai è Gigi, padrone di casa perfetto.
Nato a Pisa ma romano d’adozione, charmant, gentilissimo, elegante con i suoi capelli bianchi e gli occhi blu, quando è a Sabaudia si alza all’alba per fare la spesa al mercato a due chilometri dalla villa. E torna sempre con la macchina piena di cibo e di fiori: una volta è arrivato con settecento rose. Ama davvero ricevere, è qualcosa di più forte di lui. Ogni weekend gli amici arrivano come un fiume: registi, attori, artisti, giornalisti.
Sophia Loren è una habituée. E Gigi cucina per tutti, in modo straordinario. «Pronto in tavola!», annuncia, e ci si siede intorno a un tavolo rotondo con un magnifico trofeo di bougainvillea fucsia al centro. Segnaposto in paglia blu, piatti di ceramica (disegnati da Gigi) a motivo di fondo di mare, bicchieri blu tunisini, tovaglioli colorati del Rajasthan e tante pirofile piene di specialità che parlano di Mediterraneo.
Bocconcini di mozzarella di bufala con pomodorini di Pachino e basilico, polpettine di verdura cosparse di pomodori a pezzetti e basilico, parmigiana di melanzane. Ricette di Gigi (gli gnocchi alla romana, con uovo e scorza di limone come ingredienti segreti: sensazionali) o di Antonietta, custode della casa: tra queste ultime le zucchine gratinate al forno e la caponata, un must. Vino bianco ghiacciato servito con tanta conversazione stuzzicante. Arriva il momento del dessert. Gigi confessa: «Il mio preferito, in questo momento, sono le ciliegie cotte nel vino rosso e zucchero con gelato di vaniglia. Ma mi piace anche riempire i miei vassoi indiani con montagne di frutti di bosco e gelato di crema al centro». Gigi ha anche un’altra passione, il burraco, “figlio illegittimo” di canasta e bridge dalle lontane origini uruguayane, dov’era in voga negli anni ’40. Insieme agli amici più cari fa le ore piccole. Accompagnato dai colori della belle de nuit, uno dei suoi fiori preferiti, che proprio nel cuore della notte si apre e mostra le sue corolle meravigliose.
GALLERY
Foto 1. Un volto all’orizzonte. La spiaggia di Sabaudia: in fondo, a sud, il Circeo. Nel profilo della punta la tradizione vede Circe, che anticamente avrebbe abitato proprio questa zona.
Foto 2. Angolo di relax. Il “capanno di sosta”, che il padrone di casa chiama Zanzibar: una piccola oasi a metà strada tra casa e spiaggia.
Foto 3. Tavolo patchwork. Il tavolo da pranzo nel grande salone: il piano è realizzato con piastrelle in maiolica antiche. A parete, una lampada marocchina.
Foto 4. Il cuore? È all’aperto. La terrazza circolare affacciata sul mare: è il vero cuore della casa. Sulle poltrone in ferro, tanti cuscini indiani.
Foto 5. Notte stile nordafrica. La casa, progettata da Michele Busiri Vici, ha un intonaco lavorato a rilievo e lanterne marocchine usate come lampade da esterni.
Foto 6. Tra verde e azzurro. Ancora lo “Zanzibar”, affacciato sul sentiero che dalla casa porta al mare, quasi sommerso dalla macchia mediterranea.
Foto 7. Cortesie per gli ospiti. Bianco e blu nella dépendance per gli ospiti: armadi con ante traforate tunisine, letti con baldacchini extra light e tappeti raccolti in viaggio.
Foto 8. Un angolo del terrazzo, con divani e poltrone “nascosti” sotto i limoni.
Foto 9. In salotto, divani rivestiti con tessuti acquistati in Tunisia, oggetti provenienti da Fès, in Marocco, e quadri del pittore americano Tom Corey.
Foto 10. La passerella sospesa che, poco dopo “Zanzibar”, permette di accedere alla spiaggia.
Foto 11. Apparecchiatura in blu: bicchieri tunisini, piatti realizzati da Franco Fasano su disegno di Gigi Giuliani, tovagliette segnaposto in paglia, tovaglioli in tessuti colorati dal Rajasthan.
Foto 12. Attorno a un centrotavola di bougainvillea, pirofile con specialità mediterranee.
Foto 13. Sui lettini per il sole, tanti parei tunisini.
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