Sapete come funzionano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti?


Il 5 novembre 2024 si vota il nuovo Presidente degli Stati Uniti e, mai come quest’anno, le elezioni rappresentano un momento cruciale per le ripercussioni geopolitiche - e di conseguenza economiche - sul resto del mondo (per via delle guerre in atto, ma non solo).
Partiamo dalle basi. I due candidati sono Kamala Harris per i Democratici e Donald Trump per i Repubblicani. Ma anche questo dato di fatto è diventato tale solo all’ultimo momento, dopo il colpo di scena del passo indietro dell’attuale Presidente Joe Biden, che fino a settembre era intenzionato a cercare di farsi eleggere per un secondo mandato, nonostante l’età (a novembre 82 anni).
In questi giorni si sente tanto parlare di Stati in bilico, Grandi elettori, Safe States e tutto questo potrebbe creare una grande confusione, soprattutto se pensate che a vincere sia il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Perché non è così.
Come si elegge quindi il Presidente degli Stati Uniti? Ve lo spieghiamo qui sotto.

Come funziona il sistema elettorale negli USA
Gli Stati Uniti sono un paese enorme e composto al suo interno da stati diversissimi tra loro, ognuno con ampi poteri e autonomie. Per questo si definisce federale. Quando si parla di elezioni, questi stati hanno un loro peso autonomamente. Ciò significa che non esiste un voto nazionale (e dunque la somma dei voti dei singoli elettori), ma ogni stato vota per conto suo (nello stesso giorno e, in alcuni stati, per chi lo richiede, anche prima, di persona o per posta). L’esito del voto nei 50 stati produce il risultato finale e dunque l’elezione del Presidente. Ma anche qui non viene fatta una semplice somma.

Cosa sono i Grandi elettori
Ogni stato ha un suo peso, corretto a monte allo scopo di evitare che gli stati più popolosi abbiano di fatto in mano le elezioni.
Questo perché i padri fondatori volevano evitare che nelle decisioni che avevano portata nazionale pesassero sempre gli stati con maggior numero di abitanti (ci sono quattro, cinque stati che da soli superano un terzo degli abitanti degli Stati Uniti). In sostanza, il sistema elettorale statunitense cerca di dare legittimità ai singoli stati, equilibrando la distorsione che si avrebbe seguendo semplicemente il classico metodo per singolo voto del cittadino.
Guardando la mappa qui sopra vedrete che a ogni stato corrisponde un numero. Quel numero non è altro che un punteggio attribuito a ogni stato in base alla sua popolazione. Gli Stati che hanno più abitanti hanno un punteggio maggiore (dunque pesano di più). Ma, come dicevamo, la proporzione è leggermente corretta in favore degli stati meno popolosi.
Ecco a voi i famosi Grandi elettori.
Ma attenzione, perché qui arriva il bello. Il candidato che raggiunge il maggior numero di voti all’interno di uno stato prende tutto il punteggio. Non c’è una distribuzione proporzionale di quei punti. Chi vince prende tutto, anche se dovesse superare l’avversario di un solo voto. Il totale per i 50 stati è di 538 punti. Vince chi arriva a 270, cioè la maggioranza assoluta.

Perché si parla di stati in bilico e Safe States
In questo Risiko ci sono però delle certezze. Ci sono stati in cui storicamente l’ago della bilancia pende dalla parte di un partito, in cui quindi l’esito del voto si dà per certo. Questi sono i Safe States, gli stati sicuri.
Per questo Democratici e Repubblicani partono dal presupposto di avere già in tasca un certo numero di punti (ovvero di Grandi elettori). Tutto si gioca in quegli stati in cui, invece, l’esito del voto non è certo. In cui ogni singolo cittadino può far ottenere l’intero punteggio del suo stato a un candidato. Sono quegli stati che nel corso delle varie elezioni sono finiti in mano una volta a un partito e una volta a un altro per svariati motivi. Questi sono i celebri Swing States, cioè gli stati in bilico.
Un esempio? La Pennsylvania, da sempre uno di questi stati dove tutto si gioca sul filo del rasoio. Perché se da un lato ci sono le grandi città come Pitssburgh e Philadelphia fortemente democratiche, dall’altro comprende anche comunità rurali a maggioranza repubblicane.
In queste elezioni presidenziali 2024 gli stati in bilico sono 7. Oltre alla Pennsylvania anche Winsconsin, Michigan, Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada.
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