Facebook e Instagram a pagamento: cosa succede se si sceglie di non pagare
Meta, la società che comprende Facebook, Instagram e Whatsapp, sta proponendo ai suoi utenti un abbonamento a pagamento per evitare di essere inclusi nelle strategie di marketing "profilato" in base ai propri dati.
In altre parole, coloro che desiderano evitare la pubblicità "personalizzata" (ovvero, profilata sulle proprie attività online) dovranno pagare per il servizio premium.
L'impresa statunitense di social media ha deciso di utilizzare un metodo collaudato da svariati altri siti online, offrendo agli utenti due opzioni: sottoscrivere un abbonamento da 12,99 euro al mese per evitare la pubblicità, o continuare a fruire del social alle condizioni precedenti, previo consenso espresso al marketing comportamentale.
Si tratta, questo, di un cambiamento significato per Meta, un'azienda che da tempo loda i vantaggi della navigazione online supportata dalla pubblicità, spinto dai regolatori della privacy in Europa che stanno cercando di limitare il potere di raccolta dei dati dei social network.
Le conseguenze giuridiche sono enormi, così come l'impatto che la proposta d'abbonamento di Meta avrà sugli utenti online. Ma andiamo con ordine.
**Siete dipendenti dai social? Ecco i segnali per capirlo e come uscirne**
**10 cose da non fare mai più sui social (se non volete che vi blocchino tutti)**
Perché Meta ha inserito un abbonamento a pagamento e come cambia la profilazione dei nostri dati
(Continua sotto la foto)
Le nuove regole dell'Unione europea
L'European Data Protection Board, un organismo indipendente dell'Ue il cui scopo è garantire un'applicazione coerente del Regolamento generale sulla Protezione dei Dati, ha infatti vietato a Meta di utilizzare il trattamento dei dati degli utenti europei per la pubblicità comportamentale (cioè basata sui dati personali e l'attività online di ogni utente).
Il Comitato europeo per la protezione dei dati ha preso questa decisione in risposta a una richiesta avanzata dall'autorità norvegese per la protezione dei dati (Datatilsynet), che aveva chiesto al Parlamento di Bruxelles di rendere permanente un divieto temporaneo già in atto sul proprio territorio nazionale e di estenderne la portata a tutto lo Spazio Economico Europeo (cioè ai Paesi membri dell'Ue e a quelli dell'Area Schengen).
Aziende di social utilizzano i dati degli utenti per pubblicare annunci altamente mirati e per questo hanno faticato a rispettare i divieti del regolamento sulla privacy dei dati del 2018 dell'UE (GDPR).
Il concetto europeo di privacy by default
L'articolo 25 del GDPR introduce l'ormai noto concetto di "privacy by default", che implica che, per impostazione predefinita, non dovrebbe avvenire alcun trattamento aggiuntivo dei dati personali al di là di ciò che è strettamente necessario.
La risposta di Meta
Meta ha spiegato di aver introdotto il piano a pagamento per l'uso di Instagram e Facebook «per conformarsi all’evoluzione delle normative europee».
In un comunicato stampa, la società ha dichiarato che a partire da questo mese gli utenti di Facebook e Instagram in tutta Europa potranno pagare degli abbonamenti per utilizzare i social network senza pubblicità personalizzata.
La società ritiene che questa mossa attenuerà le preoccupazioni dei regolatori dell’Ue sulla raccolta dei dati e sul modo in cui gli annunci vengono mirati.
«Meta ha già annunciato che daremo agli utenti nell'UE e nello Spazio economico europeo (SEE) l'opportunità di dare il proprio consenso e, a novembre, offriremo un modello di abbonamento per conformarsi ai requisiti normativi», ha detto un portavoce di Meta.
**3 esercizi facili per provare il detox digitale (e perché farlo)**
E chi non vuole pagare?
Ha senso pagare?
Sui vostri smartphone stanno probabilmente iniziando a comparire alcune schermate che invitano alla scelta: abbonarsi alla versione senza pubblicità o continuare con la versione gratuita?
Ma ha davvero senso pagare quasi 13 euro al mese per usare Facebook e Instagram senza pubblicità? In molti dicono di no, e definiscono questa mossa una proposta di Meta per «guadagnare con i nostri diritti». Tuttavia, Il Comitato europeo per la protezione dei dati e la Corte di giustizia dell’Unione europea hanno affermato che l’alternativa alla pubblicità sui social di Meta è «necessaria».
© Riproduzione riservata