Snack sani (e vegani): 4 ricette da provare a colazione o merenda

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Facili, veloci, sane e soprattutto buonissime: ecco 4 ricette di snack vegani da provare a colazione o merenda

Snack sani e vegani: se colazione e merenda sono i momenti in cui tendete a sgarrare di più da una buona alimentazione, sappiate che ci sono tante ricette facili e veloci da provare, adatte anche a chi è sempre di corsa.

Perché vegani? Ce lo siamo fatti spiegare da una dottoressa tra le massime esperte in Italia sull’argomento che ha ci ha detto anche perché non credere in alcuni falsi miti.

Ecco cosa ci ha raccontato e 4 ricette da provare.

Snack sani e vegani: cosa mangiare a colazione e merenda

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Cosa sapere della dieta vegana

Basso impatto ambientale e massimi benefici per la salute”: secondo la dottoressa Silvia Goggi (medico specialista in scienza dell’alimentazione) non ci sono dubbi sui vantaggi di un’alimentazione 100% vegetale, che lei stessa ha adottato da quasi 10 anni.

** Facile dire "vegano": 4 cose da sapere sulla dieta vegana **

Che eliminare tutti gli alimenti e i derivati di origine animale sia una scelta di natura etica, salutista o ambientalista, in ogni caso deve essere sempre adottata con le giuste precauzioni e sotto consulto medico

Soprattutto per evitare di incorrere in carenze alimentari che però, come ci ha spiegato la dottoressa, possono essere causate anche da una dieta onnivora: “Qualunque dieta se sbilanciata porta a delle mancanze, che sia onnivora, vegana o vegetariana.

Se si sceglie di diventare vegani l’importante è costruire un piano alimentare che comprenda e combini nella maniera giusta tutti i gruppi vegetali. Non devono quindi mancare mai cereali, legumi, frutta, verdure, frutta secca e semi”.

È possibile quindi dire addio a carne e proteine animali senza incorrere in rischi per la salute? Secondo la dottoressa Goggi, una delle prime divulgatrici in Italia di alimentazione 100% vegetale, la risposta è sì: “Non ci sono pericoli, anzi ormai c’è una grande mole di letteratura in termini di prevenzione e trattamento delle principali malattie croniche.

Un errore molto comune è quello di fare paragoni e, per esempio, confrontare i ceci con la carne. È chiaro che sono alimenti diversi, non ha senso confrontare il contenuto proteico dei singoli alimenti.

Ma quello che conta per assumere proteine a sufficienza è che i gruppi alimentari vegetali vengano assunti tutti nel corso della giornata, e le proteine verranno da sè.

E poi basta guardare la piramide della dieta mediterranea: la base è tutta vegetale, quindi è evidente come anche gli onnivori traggano la maggior parte dei propri fabbisogni dai vegetali.

È importante però ricordare di assumere vitamina B12 con integratori, in quanto non c’è in quantità sufficiente in nessun vegetale”.

Sui vantaggi che si prospettano nel dire addio a carne, uova, formaggi e a tutti i prodotti di origine o derivazione animale, la dottoressa ci spiega di più: “La dieta vegana già dopo pochi giorni aiuta la regolarità intestinale perché massimizza l’apporto possibile di fibre e da più lucidità perché contiene meno grassi saturi che rendono il sangue più viscoso e quindi la circolazione più lenta.

E aggiunge: “Sul lungo periodo una dieta a base vegetale produce i suoi effetti per quanto riguarda la prevenzione di diabete, infarti, tumori e ipertensione arteriosa”.

Overnight oatmeal con mele e cannella in latte di soia

Quattro idee di spuntini e snack vegani

E allora cosa preparare come spuntino vegano facile, veloce (e poco costoso)?

“Un’idea potrebbe essere quella di un overnight oatmeal (porridge senza cottura, NdR) e quindi lasciare a bagno dalla sera prima fiocchi di avena nel latte vegetale, a cui aggiungere la mattina dopo frutta e frutta secca. Oppure preparare un toast con burro di arachidi e mandorle, dei biscotti di avena, grissini e cracker a base di farina di legumi o un panino con l’hummus.

Anche le energy bowls fanno molto bene e sono sane: un esempio è quello di frullare insieme datteri, frutta secca e cacao”.

Anche i grassi, come sottolinea la dottoressa, sono macronutrienti essenziali: “Una dieta che non li contiene è sbilanciata. L’importante è che siano grassi insaturi, come quelli contenuti nella frutta secca”.

Overnight oatmeal con mele alla cannella in latte di avena

Ingredienti:

220g di latte di avena senza zucchero

50g di fiocchi di avena

150g di mele

20g di mandorle

½ cucchiaino di cannella

Preparazione:

Per la base, mescolare i fiocchi di avena con il latte di avena in un barattolo a chiusura ermetica dai bordi alti o di un bicchiere. Lasciare riposare in frigorifero per tutta la notte.

La mattina dopo aggiungere la mela sbucciata e tagliata a cubetti, la cannella e le mandorle tritate al coltello e servite.

Barrette di frutta secca disidratate

Barrette di frutta secca e disidratata

Ingredienti:

150g di fichi secchi

130g di mirtilli essiccati

150g di mandorle

15g di semi di chia

15g di semi di lino interi

40g di cioccolato fondente

q.b. di sale

Preparazione:

Mettere tutti gli ingredienti tranne il cioccolato in un mixer (i fichi vanno reidratati prima in acqua calda per 10 minuti) e tritare fino a ottenere un composto lavorabile ma ancora granuloso.

Esercitando una leggera pressione con le dita dovrà compattarsi senza sbriciolarsi.

Stendere il composto in una tortiera quadrata o rettangolare, livellandolo con l'aiuto di una spatola. Lasciarlo compattare in freezer per 20 minuti, quindi con l'aiuto di un coltello ricavare le barrette. Volendo si può decorare ciascuna barretta con del cioccolato fondente sciolto a bagnomaria.

Energy Balls di carote e mandorle

Energy balls di carote e mandorle

Ingredienti:

120g di fiocchi di avena

8 datteri di Medjoul denocciolati

80g di mandorle

1 carota

1 limone

½ cucchiaino di vaniglia in polvere

Preparazione:

Mettere i datteri, le mandorle, l'avena, la carota, la scorza e il succo di limone e la vaniglia in un mixer e tritate fino a ottenere un composto lavorabile ma ancora granuloso.

Con una piccola quantità di composto alla volta, formare delle palline con l’aiuti delle mani.

Focaccine di ceci al rosmarino

Focaccine di ceci al rosmarino

Ingredienti:

100g di farina di ceci

100g di farina 0

8g di lievito di birra fresco

½ cucchiaino di zucchero

4 rametti di rosmarino

100g di acqua

2 cucchiai di olio extra vergine di oliva

q.b. di sale

Preparazione:

In una ciotola attivare il lievito con 40g di acqua e zucchero, poi mescolare. Unire le farine, il lievito attivato, il rosmarino tritato, il sale e il resto dell'acqua.

Impastare con l’aiuto di un cucchiaio e unire l'olio di oliva.

Impastare quindi energicamente con le mani per circa 5 minuti. Far lievitare l'impasto nella ciotola per almeno 2 ore in un luogo caldo e asciutto (ad esempio coperto da un canovaccio nel forno con la luce accesa).

Dividere l'impasto in 4 parti uguali e formare delle palline da mettere in una teglia ricoperta di carta forno e schiacciarle con il dorso di un cucchiaio, dando a ciascuna pallina una forma arrotondata.

Praticare delle piccole depressioni schiacciando delicatamente con le dita e condire con dell'altro rosmarino tritato e, a piacere, qualche chicco di sale grosso.

Cuocere le focaccine in forno statico a 220° per 10 minuti.

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L’app che aiuta a risparmiare tempo ed energie

“Un’altra falsa credenza sull’alimentazione vegana è che sia difficile da seguire, soprattutto per quanto riguarda la preparazione dei piatti. Ecco allora che, insieme a Carlotta Perego di Cucina Botanica, è nata l’idea di un’app per semplificare le cose e promuovere uno stile di vita sano e sostenibile”, ci racconta la dottoressa Goggi.

L’applicazione, tutta al femminile – Goggi è responsabile dello sviluppo scientifico del progetto e Perego della parte culinaria e creativa; lo sviluppo tecnico è stato affidato invece al CEO Simone Secchi – si chiama Planter e propone migliaia ricette (di cucina italiana) adatte a tutta la famiglia.

Non solo, si distingue per essere la prima nel nostro Paese a mettere a disposizione in chat un team di nutrizionisti 7 giorni su 7 e a tener conto delle esigenze di tutta la famiglia, anche dei bambini in svezzamento.

“Abbiamo pensato a Planter proprio per alleggerire il carico mentale, dal chiedersi cosa preparare di sano al fare una lista della spesa precisa oltre che a pensare alle ricette, perché i piani alimentari settimanali sono cuciti sulle singole persone in base alle proprie esigenze e gusti – precisa il medico e mamma veg – Grazie alla lista della spesa sempre aggiornata in tempo reale, gli utenti possono acquistare solo gli ingredienti necessari, evitando sprechi e risparmiando denaro”.

L'applicazione è disponibile in abbonamento e può essere scaricata da App Store e Google Play.

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Un "Corpo Libero" dall'obesità: un documentario racconta (senza retorica) la malattia

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Presentato alla XX edizione della Festa del Cinema di Roma ed ora disponibile in versione integrale su Amazon Prime Video, il documentario “Corpo libero” affronta a 360 gradi l’obesità, attraverso le voci di chi la vive e di chi la cura

Iris ha una compagna invadente, da sempre con lei, in ogni fase della sua vita, fin dall’adolescenza: è l’obesità, una prigione da cui riesce ad evadere nel momento in cui impara a volersi bene, a cercare una strada per riprendere in mano la propria vita. 

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Marco, dopo una carriera sportiva agonistica, comincia a prendere peso, finché non capisce che quel corpo gli impedisce di vivere la vita che vuole e non trova il coraggio di chiedere aiuto e di prendersi cura della sua salute fisica e mentale. 

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Maria inizia a prendere peso dopo le gravidanze e non riesce più a perderlo; dopo molte diete e molti fallimenti, si rivolge ad uno specialista, iniziando un percorso di rinascita fatto di sforzi e sacrifici, che la porta nuovamente a stare bene con il suo corpo in salute.

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Roberto si rifugia nel cibo quando i suoi genitori si separano: un evento che segna la sua adolescenza portandolo all’isolamento e alla solitudine. Ma quando nasce sua nipote qualcosa scatta dentro di lui, vuole ricominciare a vivere, e ci riesce, grazie a un supporto nutrizionale e psicologico.

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Oltre lo stigma e i luoghi comuni 

Quattro storie diverse, quattro persone ciascuna con il proprio vissuto personale, unico e speciale. Tutte accomunate da una stessa patologia: l’obesità. Una vera e propria malattia cronica, complessa e multifattoriale, affrontata e raccontata con una semantica nuova, oltre lo stigma della grassofobia, attraverso il documentario “Corpo libero”, scritto e diretto da Donatella Romani e Roberto Amato, prodotto da Telomero Produzioni con il patrocinio dell’Associazione pazienti Amici Obesi e realizzato con il contributo non condizionante di Lilly.

Il film vuole superare i luoghi comuni associati a questa malattia e incoraggiare le persone che ne soffrono a intraprendere un percorso di cura.

«Volevamo trovare un equilibrio nella narrativa sull’obesità», dicono Donatella Romani è Roberto Amato. «Da un lato c’è una società intrisa di grassofobia che giudica e stigmatizza i corpi non conformi agli standard di bellezza, generando una profonda solitudine e frustrazione in chi non riesce a perdere peso, dall’altra c’è il rischio che la pur giusta accettazione di sé, lega ta al “body positivity”, faccia dimenticare che il peso in eccesso non è una mera questione estetica, ma un problema di salute che può avere gravi conseguenze nel tempo. L’obesità come ogni patologia va diagnosticata e curata e oggi la ricerca scientifica per la prima volta mette a disposizione terapie che possono ridurre i fattori di rischio e le patologie legate all’obesità».

Le voci degli esperti

Alle voci di Iris, Marco, Maria e Roberto si affiancano quelle della professoressa Anna Maria Colao e del dottor Edoardo Mocini. I due specialisti illustrano i meccanismi biologici alla base dell'obesità e spiegano le nuove possibilità terapeutiche che possono aiutare le persone alle prese con questa malattia cronica a ritrovare la propria salute. 

Corpo Libero docufilm

Togliersi un peso e vivere felici

“Corpo libero” è un racconto corale, appassionato, vero, intimo e sincero. E insieme, ispirazionale: passo dopo passo i quattro protagonisti e i due clinici dimostrano che con il giusto approccio e grazie a un supporto nutrizionale e psicologico è possibile guarire dall’obesità e quindi ritrovare la propria salute, la libertà di vivere appieno e con gioia. «Speriamo che il docufilm possa aiutare chi in questo momento non ha la forza di reagire», dicono i protagonisti. «Speriamo soprattutto che la società possa diventare più inclusiva e accogliente con chi ha problemi di peso».

Il primo ottobre l’Italia ha varato, primo Paese al mondo, una legge che definisce l’obesità una patologia cronica, una condizione che riguarda, solo nel nostro Paese, oltre 6 milioni di persone.

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La voce narrante è quella di Stefania Rocca, attrice icona del cinema italiano, che accompagna lo storytelling con riflessioni intime e potenti. «Non tutti nascono farfalle e i bruchi non sono consapevoli che un giorno diventeranno farfalle e soprattutto i cambiamenti sono faticosi, richiedono tempo e fanno un po’ paura», dice Rocca, che nel film guida lo spettatore a riflettere sui corpi imprigionati dall’obesità. 

Dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma (guarda il video story alla Festa del Cinema su YouTube), il documentario “Corpo libero” è andato in onda su LA7 ed è ora disponibile su Rivedi LA7 e su Amazon Prime Video.

"Corpo Libero", il trailer

Dall'alto, sotto la foto di copertina, alcuni volti del docufilm "Corpo Libero" (su Prime Video): Iris Sani, Presidente della Onlus AMICI OBESI, che ha patrocinato l'opera; Marco; Maria; Roberto.
Nella foto di gruppo, il cast e la produzione del docufilm Corpo Libero sul tappeto rosso della festa del cinema di Roma. Sotto, l'attrice Stefania Rocca, voce narrante nel lungometraggio.

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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

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La preferenza tra pandoro e panettone dice molto del nostro rapporto con semplicità, complessità e cambiamento: cosa dice la psicologia

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone? 

Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.

Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.

Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.

Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.

**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**

Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta 

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pandoro o panettone

Se siete team pandoro

Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.

Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.

Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.

È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.

Se siete team panettone

Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.

Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.

Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.

Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.

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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

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Molti comportamenti che consideriamo normali possono attivare ansia e stress continuo: ecco cosa accade al nostro sistema nervoso

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.

Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso. 

Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.

Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.

**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**

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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso

Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.

Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.

A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.

Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.

Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.

Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali

Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.

Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.

Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.

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Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia

La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.

Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.

Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.

Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.

Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.

Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.

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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

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Una guida pratica per capire come impacchettare i regali di Natale in modo ordinato, elegante e senza stress inutile

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.

Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.

La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.

Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.

**5 trucchi per scrivere bigliettini di auguri di Natale originali (senza chiedere a ChatGPT)**

Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo

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regali di natale 2025

1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)

Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.

La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.

Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.

2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)

Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.

Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.

Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.

3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)

Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.

Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.

Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.

4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo

L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata. 

Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.

Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.