Timothée Chalamet è il ragazzo del momento. Non solo a 22 anni è il protagonista di quattro film molto attesi, ma ha avuto il coraggio di prendere pubblicamente posizione contro Woody Allen, dopo le accuse di molestie. Grazia l’ha incontrato e vi spiega perché la Hollywood del futuro ha bisogno di uomini come lui
Hai visto che carattere il ragazzino? Il mezzo francese del film di Woody Allen», mi dice una collega degli studios. Hollywood è così, da un anno all’altro può emergere dal nulla un nuovo talento. In realtà Timothée Chalamet era già annunciato come uno da tenere d’occhio per tanti motivi: il ruolo del giovane alla scoperta della propria omosessualità nel film Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, l’adolescente controcorrente del film rivelazione Lady Bird e il ruolo nel western Hostiles (entrambi saranno nelle sale dal 1° marzo).
Ma del newyorkese Chalamet ora si parla per la sua coraggiosa presa di posizione: nei giorni in cui si è tornato a parlare delle accuse di molestie contro Woody Allen, da parte della figlia adottiva Dylan Farrow, il giovane attore ha dichiarato che girerà i compensi ricevuti per il prossimo film del regista, A Rainy Day in New York, a tre associazioni in difesa delle donne abusate o maltrattate.
E sul suo esempio anche divi come Colin Firth e Selena Gomez, che è tra i protagonisti del nuovo lavoro di Allen, hanno preso le distanze dal cineasta newyorkese. E devolveranno i loro guadagni per le vittime di molestie.
«Ho imparato», dice Timothée, «che un buon ruolo non basta per accettare un lavoro. L’ho capito nei mesi scorsi, quando ho visto nascere un movimento capace di mettere fine alle ingiustizie, all’ineguaglianza e, soprattutto, al silenzio».
Il riferimento è al movimento femminile antimolestie nato attorno all’hashtag #MeToo. Ecco, nella recente storia del cinema è difficile trovare un esordiente di talento capace di arrivare a 22 anni a recitare con Allen e poi avere la forza di dissociarsi da lui.
Lei si è trovato al centro dell’attenzione, grazie a quattro film e a un’importante presa di posizione. Questo la rende felice o ha aumentato la pressione?
«Non sono preoccupato, questo no, ma sento tante aspettative su di me e non ero preparato a sostenerle. Provo a godermi le attestazioni di stima e sono felice che i miei ruoli, specialmente quello nel film di Guadagnino, vengano considerati in maniera positiva. Ma quando ho deciso di fare l’attore, sapevo che si tratta di una carriera segnata di alti e bassi. Per fortuna sono circondato da adulti che possono indicarmi la giusta direzione».
Chi in particolare?
«Mia madre era un’attrice. Mio nonno era uno sceneggiatore e ho uno zio regista e una zia sceneggiatrice: in un certo senso il cinema è la maledizione di famiglia. Il rapporto con mia madre, ultimamente, è molto interessante. Qualche mese fa, per esempio, le dico: “Mamma, sarò il protagonista di un film: si chiama Beautiful Boy e io sarò un eroinomane”. E lei era felice come se mi fossi laureato».
In Chiamami col tuo nome lei condivide con l’americano Armie Hammer quella che molti hanno definito la storia d’amore più travolgente degli ultimi anni. Ne ha mai vissuta una simile?
«Gli amori estivi sono molto appassionanti, ma nella mia esperienza sono anche molto rari. Però mi sono innamorato anche io e conosco bene quel senso di orgoglio e insicurezza che ti sconvolge. Magari tra qualche anno saprò anche come imparare a dominarlo».
Non ha tempo per l’amore?
«Ora sono concentrato sul lavoro. Cerco di tenermi strette le amicizie perché niente mi dà gioia come passare del tempo in compagnia. Forse è una conseguenza inevitabile per la mia generazione: siamo senza sicurezze, sballottolati da una parte all’altra, abbiamo bisogno di sostenerci».
Per Guadagnino suona il piano, in Lady Bird invece è un giovane musicista rock pensoso e anticonformista. Quale personaggio le somiglia di più?
«Forse nessuno dei due, ma la musica è la passione che condivido con entrambi. E forse quella ricerca di un senso di intimità con qualcuno che sia in sintonia con me. Ma in questi mesi frenetici non è facile».
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