Saoirse Ronan: " O Jo, o niente"!
«Non sono una ragazza particolarmente esigente, non amo insistere o impuntarmi, l’ho fatto una sola volta nella mia vita: quando ho detto a Greta Gerwig che Jo March dovevo per forza essere io».
Inizia così la mia chiacchierata con Saoirse Ronan, classe 94, protagonista indiscussa di Piccole Donne nel ruolo della scrittrice sognatrice e ribelle che fu di Katharine Hepburn nel 1933.
Siamo a Parigi, le dico che ho appena visto il film della Gerwig - al cinema dal 9 gennaio - con Emma Watson, Florence Pugh, Louis Garrel e Timothee Chalamet nel cast, oltre a due gigantesche Laura Dern e Meryl Streep nei ruoli della madre e della zia March.
Con Saoirse conveniamo che sia molto più di un remake: emozionante, coinvolgente, oltre a raccontare la trama del grande classico sottolinea due valori fondamentali quanto attuali.
La sorellanza e la libertà di una donna di scegliersi da sola il proprio destino. Qualunque esso sia: un marito, un pianoforte, un viaggio a Parigi o, come Jo, un romanzo da scrivere senza sosta.
Saoirse dona a Jo tanta di quella grinta che le abbiamo già visto sfoderare per altri personaggi, dalla piccola Briony di Espiazione fino ad Hanna, da Susie Salmon di Amabili Resti a Lady Bird e Mary Stuart. Anarchica, creativa, anticonformista e squisitamente moderna, la sua Jo le è già valsa una candidatura ai Golden Globe 2020.
Partiamo dal suo rapporto con la regista, Greta Gerwig.
Greta è speciale. Un’autrice come non se ne trovano facilmente. Dopo Lady Bird ci intendiamo ormai con un solo sguardo, ma la nostra amicizia non mi ha trattenuta dall’essere molto chiara con lei: «Stavolta o mi fai interpretare Jo, oppure non sarò nessuna delle Piccole Donne». Ci tenevo troppo.
Il vostro film sfata ancora una volta il falso mito della ‘storia solo per donne’: Piccole donne è davvero un racconto per tutti.
Assolutamente d’accordo, un tempo parlare di sentimenti era considerata ‘roba da femmine’, oggi mi fa piacere constatare che maschile e femminile siano categorie desuete: dentro di me, come dentro Jo, c’è una forte componente maschile. La stessa che la porta a sedersi al tavolo delle trattative e discutere, ad esempio, sul compenso, proprio come un uomo. Dov’è il problema?
Del resto in Laurie, interpretato da Timothee Chalamet, si avverte una forte componente femminile. Come siete riusciti a restituire un’alchimia tanto potente sullo schermo?
Abbiamo metodi di lavoro diametralmente opposti, per questo complementari. Lui è più… estroso (lo mima agitando le mani in aria come una danza, ndr), io sono più precisa, marziale. Insieme funzioniamo e ci divertiamo sul set.
Piccole Donne, dicevamo, è molto altro che una storia d’amore.
Concordo, nel caso di Jo, se proprio vogliamo parlare d’amore, allora è amore per la scrittura. Qualcosa che ho sempre, profondamente, ammirato. Anche a me piace scrivere di tanto in tanto, certo non sono brava e dedita quanto lei. Jo è inarrivabile, per questo è diventata un’icona.
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