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Lifestyle

Samantha Cristoforetti: «Sono rimasta tra le stelle»

Samantha Cristoforetti: «Sono rimasta tra le stelle»

foto di Marina Speich Marina Speich — 19 Novembre 2018
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Dai ricordi dei suoi 199 giorni in orbia al sogno di raggiungere la Luna. L’astronauta Samantha Cristoforetti ci parla del suo nuovo libro e dell’unica persona che riesca a trattenerla sulla Terra

Ho scoperto una nuova Samantha Cristoforetti. Non solo quella seria, professionale, supercompetente, pacata che ho incontrato la prima volta sette anni fa, in una trattoria abruzzese a Milano. Allora era già la prima astronauta italiana dell’Agenzia spaziale europea (Esa), poi è diventata famosa per aver partecipato a una missione chiamata Futura che, tra il 2014 e 2015, l’ha fatta “galleggiare” per 199 giorni, 16 ore e 42 minuti in orbita intorno alla Terra.

Samantha è in realtà molto di più del suo curriculum: è anche una donna che ha ripassato il russo ascoltando l’audiolibro di Harry Potter in quella lingua, che odia lo shopping, che tappezza la stanza di fogli quando memorizza i concetti, che ogni tanto piange, quasi sempre eccelle e, soprattutto, che non smetterà mai di studiare la sera fino a tardi. Oltre a tutto ciò dal 2016 fa pure la mamma. Diario di un’apprendista astronauta (La nave di Teseo), il suo libro appena uscito, racconta tutto questo e molto altro: è la storia della lunga strada che l’ha portata alla rampa di lancio per il cosmo, e dei giorni trascorsi a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss).

Dal suo libro ho scoperto che all’agenzia spaziale americana, Nasa, c’è una buona percentuale di astronaute. Quando era imminente la sua partenza per lo spazio, le colleghe le hanno organizzato una “Ladies Astronaut Night”, una “Notte delle signore astronaute”. Quante eravate?
«Circa una ventina, ospitate a casa di Peggy Whitson, una collega che ha alle spalle tre missioni nello spazio, di cui due da comandante: una donna talmente eccezionale che una battuta ricorrente alla Nasa dice che la tuta di Superman sia in realtà il pigiama di Peggy. Negli Stati Uniti le astronaute sono “normali”, non sembrano, come da noi, arrivate da un’altra galassia. In fondo, però, anche gli astronauti uomini sono pochi in Europa».

Lavorare in ambienti prevalentemente maschili non le ha mai creato difficoltà?
«No, mi sembra anzi che siano mondi adatti al mio carattere. Non ho mai trovato ostacoli nell’essere donna».


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Un post condiviso da ASTROSAMANTHA (@samantha_cristoforetti.fan) in data: Ago 13, 2018 at 9:08 PDT

Anche il suo medico “di volo” è una donna: la francese Brigitte. Ricorda il momento più difficile affrontato insieme?
«Nove mesi prima del lancio ero in Giappone per una fase di addestramento. Un giorno ho sentito un dolore al basso ventre e una Tac ha materializzato lo spettro che incombe su ogni astronauta: un dubbio medico poteva compromettere la mia idoneità al volo. Brigitte mi incoraggiava e una settimana dopo il fastidio passò. Ma ho dovuto subire un esame invasivo in anestesia totale per ottenere il via libera».

La preparazione al volo è fatta di esercitazioni faticose, ma anche di momenti di leggerezza. Ne può raccontare uno?
«Ogni equipaggio della Stazione spaziale internazionale, prima di partire, crea un poster spiritoso, ispirato spesso a un film. Io ho proposto la Guida galattica per autostoppisti. Un nostro istruttore, Glenn, un tipo eccentrico che va sempre in giro con un cappello da cowboy, era entusiasta: sua moglie ha cercato i costumi e, per la foto da mettere sul poster, ci siamo tutti mascherati».

Anni prima, con i suoi compagni d’addestramento, tra cui l’astronauta Luca Parmitano, che nel 2019 comanderà la Stazione spaziale internazionale, vi siete soprannominati “Shenanigans”, cioè “i burloni”. Perché?
«Ci facevamo scherzi un po’ stupidi, da adolescenti: vivendo insieme per diversi mesi, si era creato cameratismo. C’era chi, per esempio, legava la maniglia della porta della camera di un compagno, in modo che per lui fosse impossibile aprirla».

Nel lungo percorso che l’ha portata nello spazio ha mai incontrato qualche ostacolo?
«Un anno prima della mia partenza dovevo fare un importante addestramento in Russia. Peccato che, arrivata all’aeroporto di Mosca, non volessero farmi entrare nel Paese: il mio visto era scaduto e quello nuovo non era ancora valido. Per fortuna un funzionario consolare la mattina dopo ha risolto tutto. Ma la delusione più cocente l’ho avuta qualche giorno prima del nostro lancio verso lo spazio, quando ho scoperto che i miei guanti, necessari per la cosiddetta “passeggiata spaziale”, non sarebbero mai arrivati sulla Stazione spaziale internazionale a causa di un incidente: l’esplosione di un veicolo di rifornimento. Svaniva un mio sogno».


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Un post condiviso da ASTROSAMANTHA (@samantha_cristoforetti.fan) in data: Ago 11, 2018 at 10:51 PDT

Forse le capiterà di passeggiare nello spazio in futuro. È già stata assegnata a un’altra missione?
«Non c’è una data precisa, perché il prossimo italiano a partire sarà Luca Parmitano e io dovrò aspettare per una questione di rotazione degli astronauti di diverse nazionalità. Ma succederà».

Oggi che cosa le manca della sua vita in orbita?
«La sensazione fisica di fluttuare. E poi lavorare con le mani, prendere la cassetta degli attrezzi e riparare o installare qualcosa, invece di stare davanti al computer come accade sulla Terra. Un lavoro semplice, ma appagante».

Di che cosa si sta occupando adesso?
«Partecipo a un progetto per la creazione di una stazione che orbiti intorno alla Luna».

Sarà un passaggio intermedio prima dell’esplorazione di Marte?
«Sì. Oggi la Stazione spaziale internazionale è a circa 400 chilometri dalla Terra: per come conosciamo bene quell’ambiente, ci sembra ormai quasi il giardino di casa. La Luna è invece a una distanza media di 384 mila chilometri da noi, mentre il Pianeta Rosso è lontanissimo (non meno di 55 milioni di chilometri, ndr) ed è complicato atterrarci perché, a differenza della Luna, ha un’atmosfera, nonché una maggiore forza di gravità. Certo, si potrebbe dire: “Andiamo subito su Marte”. Ma richiederebbe investimenti enormi e un progresso tecnologico notevole. Una stazione vicino alla Luna ci aiuterà, invece, ad acquisire nuove conoscenze su sistemi e operazioni che saranno utili anche per Marte».

Che cosa pensa dell’imprenditore Elon Musk, che ha fondato la società SpaceX per portare privati nello spazio? È un genio o un visionario?
«Non lo giudico, ma bisogna ammettere che ha introdotto un sistema rivoluzionario nella propulsione a razzo, abbassando il costo dei lanci, la fase più impegnativa economicamente. La Nasa, d’altra parte, ha avuto l’intelligenza e la lungimiranza di sostenerlo dal punto di vista finanziario, accettando anche alcuni rischi».

Ha dedicato il suo libro a sua figlia: “A Kelsi Amel, arrivata come una stargazer”, cioè una bambina che contempla le stelle. Me lo spiega?
«È un gioco di parole: una cosa che rimane tra me e lei».

© Riproduzione riservata

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