Miriam Dalmazio: «Ho trovato il coraggio di mettermi a nudo»
Abbiamo imparato a conoscerla nei film di Checco Zalone. Ora Miriam Dalmazio sarà la protagonista della nuova fiction Il cacciatore. Dove, racconta a Grazia, ha scoperto di avere quella fiducia in sé che pensava di non possedere
Nell’ultimo anno e mezzo, la sua vita è cambiata. Non tanto perché si sveglia alle 7 del mattino per fare colazione con suo figlio, ma perché ha imparato una lezione importante: smettere di voler controllare tutto e avere fiducia nel destino. L’attrice palermitana Miriam Dalmazio, 30 anni, me lo racconta davanti a una tazza di tè nella sua casa romana.
Nella stanza accanto Paolo, suo compagno da cinque anni, gioca con il piccolo Ian di un anno e mezzo, cercando di non fare troppo rumore. Dalmazio indossa pantaloni a fiori, un cardigan a pois e una T-shirt fuori misura che nel corso della chiacchierata mi confesserà essere del suo fidanzato. Sul suo viso non c’è traccia di trucco.
«Il mio modello è sempre stato l’attrice premio Oscar Kate Winslet», dice. «Una diva che non ha mai cercato di esserlo, pronta a esporsi sullo schermo in tutta la sua generosità: è bellissima senza niente addosso, non si preoccupa di badare alla linea o alle mode del momento».
Dal 5 marzo l’attrice, diventata popolare grazie a Che Dio ci aiuti e Sole a catinelle, accanto a Checco Zalone, sarà in tv su Rai Due nella serie Il cacciatore, liberamente tratta dal libro Cacciatore di mafiosi (Mondadori) di Alfonso Sabella, che in 12 episodi racconta la sua storia di procuratore che negli Anni 90 ha fatto arrestare alcuni dei boss più pericolosi e crudeli della mafia siciliana, come Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca.
Poi la rivedremo su Rai Uno nei panni della spietata Bona di Savoia nella seconda stagione della fiction storica I Medici. E in autunno vestirà i panni di una prostituta in La vita promessa, serie tv in quattro puntate, diretta da Ricky Tognazzi, con Luisa Ranieri.
Qual è stata la prima volta in cui si è sentita un’attrice?
«Sul set di Sole a catinelle e grazie a Checco Zalone. Lui era un vulcano di idee, ma se ne avevo io una buona, la sposava e mi dava una pacca sulla spalla per dirmi brava. Lì mi sono detta: “Allora non sono solo una che esegue, posso anche inventare, essere creativa”».
Che tipo di donna interpreta nel Cacciatore?
«Sono Giada, una curatrice di mostre, un personaggio inventato di sana pianta in una storia vera. S’innamora del protagonista, interpretato da Francesco Montanari, con cui ha una relazione molto adolescenziale. Sono due persone indipendenti e affermate, una lavora a Roma, l’altro a Palermo, si incontrano solo per amarsi. Quando la storia si consolida emerge l’aspetto conflittuale, mi hanno creato una cicatrice che è proprio simbolo di questo amore travagliato. Se fossi uomo, vorrei una Giada accanto».
Quanto c’è di Giada in lei?
«Come me è arrivata a Roma dalla Sicilia per inseguire il suo sogno. Ha la mia stessa forza, la mia determinazione, quel puntare dritta alla meta senza fermarsi».
Con Montanari com’è andata?
«Francesco è il partner ideale sul set. L’ho intuito subito, già durante i provini. È bravo a nascondere i suoi lati oscuri, sa darti fiducia. Con lui mi sono lasciata andare in quella che è la mia prima scena di nudo, anche se non credo la vedrete in tv, per via dei tagli. Ero lì, solo con il perizoma, non era per niente facile, ma l’ho fatto perché mi sentivo a mio agio. Se lavori con dei professionisti che non ti mettono in difficoltà, tutto fila liscio. Non so, però, se ne rifarò un’altra, dovrei sentirmi altrettanto sicura».
Il suo compagno è geloso del suo lavoro?
«Al contrario, è molto affascinato da quello che faccio. Abbiamo fatto scelte diverse, lui lavora in Indonesia, ha un piccolo resort su un’isoletta vicino Bali. Ma è un padre molto presente, ora che abbiamo un figlio sta molto più a Roma, se si allontana è giusto per qualche giorno. Appena posso lo raggiungo: se non facessi l’attrice, mi trasferirei lì almeno per sei mesi. A Bali trovi certe zone così autentiche e affascinanti in cui puoi perderti, passeggiare nelle foreste incontaminate dove il cellulare non prende. Alla lunga può essere alienante, ma staccare un po’ fa bene».
Le viene facile disconnettersi da tutto?
«Non sono molto social, nella vita reale e in quella virtuale. Non posto foto sulla mia vita privata, non vado alle feste, non amo la mondanità. Non sono snob, ma al pensiero di vestirmi e truccarmi, mi sale l’ansia».
Quindi recitare in costume, come nella serie I Medici, è stato un supplizio?
«Adoro quegli abiti di scena, anche se il corpetto stretto è scomodo. Forse dovevo nascere nel Rinascimento, mi sentivo proprio a mio agio con quegli abiti addosso. Anche se per camminare alzavo un po’ la gonna, cosa che sarebbe risultata maleducata all’epoca. Vedrete la mia Bona di Savoia, moglie del duca di Milano Gian Galeazzo Sforza, avere sempre più potere: agisce di nascosto, è la mente che cerca di manovrare il suo uomo e avere il controllo di tutto».
Lei è mai stata manipolata?. Ha mai ricevuto avances sul lavoro?
«Mai. Sarà che rifiuto sempre strani appuntamenti, prevengo tutto. Un regista una volta mi invitò ad andare a casa di un produttore, ho declinato. So alzare muri di cemento armato se voglio, sempre con il sorriso e la cordialità».
Che rapporto ha con le colleghe?
«Meraviglioso. Adesso sto lavorando con Luisa Ranieri, una compagna di set eccezionale. Nella serie La vita promessa è mia suocera: siamo due leonesse, spesso entriamo anche in conflitto. Ricky Tognazzi ci dirige in una storia travagliata e malinconica, racconta di siciliani che emigrano a New York per sfuggire ai propri mostri e ai propri errori, con un’incrollabile voglia di farcela».
Oggi, fuori dallo schermo, come si vede?
«Mi sento più bella a 30 anni rispetto a quando ne avevo 20. Sono più morbida e meno palestrata delle mie coetanee, eppure negli ultimi due anni mi sento meglio con me stessa. Mi sono alleggerita di tante cose, ho allontanato l’ansia, sono più calma nell’affrontare la vita. Merito di mio figlio Ian, che mi riempie di gioia: prima mi piaceva perdermi nei miei pensieri, meditare, ora non ho un attimo, ma è una vita piena di allegria. Ho imparato ad avere fiducia, a pensare a una cosa per volta. Non posso fare tutto da sola, questo insegna a delegare: mia madre è in Sicilia, accanto a me ho mia suocera e Paolo. Sa una cosa? Ha scelto lui il nome di nostro figlio, per Ian Solo, personaggio dell’universo fantascientifico di Guerre stellari. Ma il prossimo nome lo scelgo io e, se sarà, vorrei si chiamasse Tancredi».
Ha anche imparato, nel frattempo, che cos’è l’amore?
«Rilassarsi, fidarsi, annullare una parte di sé per donare il meglio a lui. Ma soprattutto avere fiducia nel tuo destino e credere che tutto andrà per il verso giusto. Cerco di applicare questo concetto a 360 gradi, nella coppia, nel rapporto con mio figlio».
Le neomamme tendono a dimenticarsi di loro stesse: le piacerebbe esprimere un desiderio solo per sé?
«Riprendere a studiare canto. Lo farò. Magari quando Ian andrà a scuola».
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