Non ha figli e non li desidera, ma al cinema interpreta una ragazza che soffre perché non è madre. Michela Andreozzi racconta come è riuscita a dare vita a un set che era solo nei suoi sogni. Grazie all’ironia e all’aiuto dell’uomo che le sta accanto
La notte che ha preceduto il suo primo ciak da regista non ha chiuso occhio. Per placare l’ansia ha dovuto tracannare un bicchierino di amaro, proprio lei che è astemia. Erano anni che l’attrice Michela Andreozzi, 48 anni, aspettava il momento giusto per portare al cinema un suo film.
Dopo una lunga gavetta, una sfilza di personaggi comici tra teatro, tv e cinema, e varie sceneggiature scritte anche per gli amici come Fausto Brizzi, la chance di passare dietro la cinepresa è finalmente arrivata col film 9 Lune e mezza. «Sono più contenta come donna che come artista di aver avuto la possibilità di girare un film. Spero di fare da apripista a tante altre donne di talento che sognano la regia», racconta.
Occorre più spazio per le donne al cinema?
«Purtroppo sì. Abbiamo sempre una marcia in più e una chance in meno».
9 Lune e mezza è una commedia su maternità e sorellanza. Perché ha affrontato questi temi?
«Volevo raccontare a che punto sono le donne di oggi. Io non ho figli, serena nella mia non maternità, mentre al cinema interpreto una donna che vuole diventare madre ma non può. Sua sorella, interpretata da Claudia Gerini, può ma non vuole, quindi sceglie di “prestarmi la pancia”. Ovviamente è una provocazione, visto il dibattito attuale sulle madri surrogate. La domanda è: se una donna decide spontaneamente di coronare il sogno di un’altra perché non può farlo? Possiamo donare un rene, perché non prestare l’utero? Per amore si fa tutto».
È anche un film sulla famiglia.
«Lo è, racconta anche come sia cambiata, fatta di coppie senza figli, omogenitoriali, famiglie allargate. Pensi che nel film ce n’è una strepitosa composta da mio marito Max Vado e Stefano Fresi».
Perché ha scelto Claudia per interpretare sua sorella?
«Perché è una sorella anche nella vita, siamo amiche da 30 anni. E perché è l’attrice di commedia più bella e brava in Italia».
Attraverso Claudia, tra l’altro, mette in scena una sua scelta di vita personale: non avere figli.
«Claudia ha due splendide bambine, io ho scelto di non averne e con Max stiamo bene così. Ho pensato molto a che età dovessero avere le mie protagoniste, poi ho scelto due adulte, sui 38, perché è un’età particolare per una donna: i giochi sono fatti, ma ancora molte di noi devono risolvere loro stesse e le loro vite. L’Italia non è un Paese che ti aiuta in questo. Tra difficoltà nel trovare un lavoro e poter conquistare uno spazio in ambienti spesso maschilisti, non è facile scegliere di avere un figlio. Però la mia è solo una commedia: tutto è raccontato attraverso la lente dell’ironia».
Quanto avete riso sul set?
«Ricordo un momento clou: i tortellini bollenti in tavola, in pieno luglio, mentre coi condizionatori accesi fingevamo fosse Natale».
Ha voglia di fare un altro film?
«Tanta, quello delle riprese è stato il periodo più bello della mia vita. Ho scoperto che fare la leader è divertente. Mio marito scherzando mi ripeteva: “Hai trovato un bel modo per comandare”. Ma io sono un capo pacifico, i dittatori sul set sono altri».
Suo marito l’ha sostenuta nella lavorazione?
«Lo fa in ogni progetto, e io cerco di fare lo stesso con lui. È stato dalla mia parte sin dal primo momento, da quando gli raccontavo la mia urgenza di realizzare, da donna, un film per donne. Che ne raccontasse la complessità ma anche la voglia di sostenersi. Da uomo, mi ha sempre incoraggiato».
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