Se “l’abbondanza genera noia”, come scriveva il filosofo Arthur Schopenhauer, la noia genera creatività. Doutzen Kroes, 32 anni, top model olandese ed ex Angelo del marchio di intimo Victoria’s Secret, ne è assolutamente convinta. «Me lo hanno insegnato i miei genitori», confida, appollaiata su uno sgabello del Chiltern Firehouse.
L’esclusivo locale di Mayfair, nel cuore di Londra, frequentato da reali e celeb, con la sua straordinaria quantità di piante e profumatissimi fiori, è il luogo ideale del nostro incontro. Rilassante, esotico, unico. Proprio come Doutzen. T-shirt bianca e pantaloni blue navy, la modella mi colpisce per la semplicità e la straordinaria bellezza.
Non ha un filo di trucco e i capelli sono distrattamente spettinati. Mi fissa, dall’altro lato del tavolino, e io non riesco a staccare gli occhi dal suo volto. Mancano poche ore alla cena di gala organizzata a Kensington Palace e lei non ha ancora deciso che cosa indossare. La cosa, però, non la preoccupa. A essere importante, dice, è l’evento stesso. O meglio, lo è #KnotOnMyPlanet, il grande progetto benefico che promuove.
Kroes, insieme a Tiffany & Co., la maison d’alta gioielleria, lo scorso anno ha lanciato la campagna a salvaguardia degli elefanti africani. Ora Tiffany & Co. ha lanciato la Save The Wild Collection, il cui ricavato verrà interamente devoluto alla causa: i fondi sosterranno l’Elephant Crisis Fund, l’organizzazione fondata dallo zoologo Iain Douglas-Hamilton.
Nata il 23 gennaio 1985 in un villaggio di campagna con poco più di mille abitanti, ancora al liceo, Kroes mandò le sue foto a un’agenzia di Amsterdam con la speranza di guadagnare un po’ di soldi per pagarsi le vacanze. Si è ritrovata Angelo di Victoria’s Secret, protagonista di un Calendario Pirelli, volto di numerose campagne, tra cui quelle di Gucci, Dolce & Gabbana, Valentino, Calvin Klein e Balmain.
Ha anche avuto una piccola parte nel recente film Wonder Woman e, dal 2007, è nella lista delle modelle più pagate al mondo. Sposata con il dj olandese Sunnery James, ha due figli: un maschio, Phyllon Joy, 6 anni, e una femmina, Myllena Mae, 3. «Il mio impegno nel cercare di evitare l’estinzione degli elefanti, è anche per loro», mi dice. «Non voglio che crescano in un mondo che ne sia privo».
Da dove nasce questa sua passione?
«Dai racconti di David Bonnouvrier, il mio agente. Che tornato da una vacanza nella riserva nazionale Samburu, in Kenya, non smetteva di parlarmi degli elefanti e di mostrarmi le foto che aveva scattato. Sedotta dalla sua “ossessione”, senza che me ne rendessi conto, avevo già prenotato il viaggio».
La prima impressione, appena arrivata?
«Un colpo di fulmine. A vedere gli elefanti, ci sono andata con James e i bambini. Ascoltare le guide che ne raccontavano la vita, che ci parlavano delle diverse specie, delle varie famiglie, dei nuovi nati, delle morti, è stato molto rilassante. Quasi consolatorio. Ed è stato allora che sono venuta a conoscenza della crisi che stanno vivendo i mammiferi. Certo, sapevo che erano una specie protetta, ma non credevo che fossero così in pericolo».
E questo l’ha spinta ad agire.
«Troppe volte mi ero chiesta se avessi potuto fare qualcosa per il mondo in cui viviamo ma, in qualità di modella, non mi sembrava di avere molte possibilità e mi sentivo un po’ inutile. Ora, invece, avevo finalmente trovato il modo di dare un senso alla mia professione. Avrei infatti potuto chiedere aiuto al mondo della moda e dare concretamente una mano alll’Elephant Crisis Found. E così, dato che ero convinta che il modo migliore per rendermi utile fosse attraverso i social media, mi attivai subito a sostegno della campagna ≠KnotOnMyPlanet, che attraverso il simbolo del nodo, invita le persone a non dimenticare il dramma che gli elefanti stanno vivendo».
Campagna cui hanno aderito subito anche Naomi Campbell, Christy Turlington e Linda Evangelista È stato facile convincere il “triumvirato”?
«Facilissimo. Il mio agente rappresenta anche Linda che, una volta coinvolta, ha chiamato Naomi e Christy. E sa una cosa? Naomi, che ha una pessima reputazione per quanto riguarda la puntualità, è stata la prima ad arrivare. È stata un’esperienza straordinaria. E per me, che le ho sempre ammirate, un tuffo in un passato iconico».
Come mai ha pensato prima di tutto ai social media?
«Perché è l’unico modo per raggiungere i giovani. È l’unica cosa che fanno. Sono su YouTube, su Instagram (dove lei ha 5 milioni e mezzo di follower, ndr), su Facebook, su Twitter. Sono questi i nuovi outlet. E grazie a loro, la comunicazione è immediata».
I suoi bambini come hanno reagito di fronte agli animali?
«Erano incantati. Rimanevano immobili, per ore, a osservarli».
Sbaglio o lei si trova più a suo agio in una tenda che in un cinque stelle super lusso?
«Amo la vita all’aria aperta. L’ho sempre amata. E il fatto che Samburu sia un parco protetto dai guerrieri, dove dormi in tenda e per fare la doccia devi usare l’acqua di una tanica riscaldata dal sole, mi è sembrato fantastico. Un vero ritorno alle origini».
Il suo impegno ambientalista ha radici lontane?
«Sono cresciuta con una mamma che bussava alla porta della doccia avvisandomi di non sprecare un bene prezioso come l’acqua. Che si fermava a raccogliere le cartacce e i rifiuti lungo la strada di casa. E ho la certezza che tutti possiamo fare qualcosa. Anche piccolissima. Perché, insieme, possiamo fare la differenza».
Che cosa la preoccupa di più?
«A parte l’estinzione degli elefanti? L’eccessivo consumismo e il conseguente spreco che ne deriva».
Si considera una donna impulsiva?
«Dipende dalle situazioni».
Nel 2014, quando ha lasciato Victoria’s Secret, ha detto di volerlo fare perché “il tempo vola”. Che cosa intendeva?
«Con Victoria’s Secret ho passato sei anni meravigliosi. E se non fosse stato per la notorietà che mi ha dato, non credo che sarei riuscita a promuovere iniziative quali #KnotOnMyPlanet. Ma avevo una famiglia e non desideravo più vivere a New York. Volevo essere più libera, avere più tempo da dedicare a me stessa e ai progetti che avevo in mente. E dato che sono convinta che, a volte, sia necessario “move on”, andare avanti, progredire, crescere. Per me, quella, era la decisione migliore».
Mamma e modella sempre in viaggio. Che tipo di relazione ha con i suoi figli?
«Direi che non sono per nulla una mamma ansiosa. Anzi! Mio padre mi ha insegnato che la paura serve solo a frenarti. Avere paura non è nel mio dna. Certo, se si trovano in situazioni pericolose, mi preoccupo, ma mi piace fidarmi, mi piace aver fiducia in quello che succederà. Con i miei figli sono così. Voglio che siano in grado di sperimentare e imparare attraverso l’esperienza, attraverso gli errori. Perché, se c’è sempre qualcuno che li tiene per mano, finiscono per diventare insicuri».
Per un bambino è più difficile essere libero?
«Credo che lo sia oggi. Con la costante presenza dei social media. Al momento, con i miei figli, il problema non si pone perché sono ancora troppo piccoli, ma ho già cominciato a chiedermi che cosa farò quando mi chiederanno di regalare loro il cellulare. Posso rifiutarglielo? A che età sarà giusto concederglielo? D’altra parte, però, sono consapevole che si tratta del mondo in cui viviamo, e che non puoi rimanerne al di fuori».
Ha già in mente qualche soluzione?
«Al momento, voglio che seguano queste regole: iPad solo occasionalmente, e lo stesso vale per la televisione, che, in certi giorni, non viene neppure accesa. Credo nel potere della noia quale fonte di creatività. Non c’è nulla di sbagliato nell’essere annoiati, perché ti costringe a inventarti qualcosa che ti intrattenga. Ora, invece, grazie alla televisione o all’iPad, c’è sempre qualcuno, o qualcosa, che li tiene occupati e questo, secondo me, impedisce loro di dar sfogo alla propria fantasia».
È vero che, crescendo, non è stata influenzata dalle immagini delle riviste di moda?
«Vero, perché mia madre leggeva i quotidiani e non comprava nessuna rivista. I miei modelli erano quindi le donne che apparivano sulle copertine dei cd. Tra tutte, Jennifer Lopez, che mi sembrava bellissima. Ora, invece, le ragazze sono bombardate da immagini di donne perfette».
E questo la disturba?
«Sì, perché le immagini che vedono sono quasi tutte false. Quando scegli la foto da postare, e lo faccio pure io, inevitabilmente metti quella in cui sei venuta meglio. Non c’è nessuna onestà nei social media. Da parte di nessuno. E questo è molto pericoloso».
Non pensa, però, che qualcosa stia cambiando, soprattutto grazie a esempi come il suo, come quello di Karlie Kloss e Natalia Vodianova?
«Certamente. Natalia, come Karlie, è sempre stata una grande fonte d’ispirazione, per quello che fa, per la sua determinazione e per il suo impegno».
Come è stata l’esperienza sul set di Wonder Woman?
«Recitare è sempre stata la mia passione, ma per una modella, fare il “salto”, è piuttosto difficile perché i ruoli che ti offrono sono quasi sempre quelli della bellissima donna con cui il protagonista tradisce la moglie. Wonder Woman mostra donne di potere, dolci, gentili, e allo stesso tempo forti e capaci di combattere».
Lei vive tra New York e Amsterdam. Che rapporto ha con queste due città?
«L’Olanda è la mia casa, il luogo da dove vengo. Amsterdam è le mie radici. New York mi piace perché ha una grande energia. È una città che amo, ma per brevi periodi».
Con l’Italia, invece?
«Il vostro stile di vita mi piace moltissimo. Adoro il fatto che in spiaggia i bambini possano giocare e fare rumore. E poi, mi piacciono la vostra cultura, il cibo, la gente».
Anche quando la fermano per un selfie?
«Sono sempre sorpresa quando vengo riconosciuta, perché non me lo aspetto. Se sono con i miei figli, non accetto di fare foto. Non voglio sottrarre minuti preziosi al tempo che sto vivendo con loro, ma dato che non sono una celebrity, devo dire che mi capita raramente, magari durante le Fashion Week, e non può che farmi piacere».
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