Siamo solo a Febbraio, ma Il filo nascosto è già uno dei film più belli del 2018: vi raccontiamo perché dovreste davvero andare al cinema a vederlo
L'anno scorso Daniel Day-Lewis ha annunciato che Il filo nascosto, di Paul Thomas Anderson, sarebbe stato l’ultimo film della sua carriera come attore.
Motivo, l’estenuante cura con cui si dedica alla preparazione di ogni personaggio che interpreta è ormai andata troppo oltre.
A Daniel Day-Lewis non basta più essere solo credibile al pubblico: autocritico e intransigente con se stesso, vuole raggiungere livelli di perfezione tali da sfociare nell’ossessione.
Non è un caso che, negli anni, l’attore abbia accettato solo pochi ruoli e che detenga, a oggi, il record di Oscar vinti come Migliore attore protagonista: tre («Il mio piede sinistro» di Jim Sheridan, «Il petroliere» di P. T. Anderson e «Lincoln» di Steven Spielberg) e un quarto forse in arrivo, se l’Academy deciderà di assegnargli anche quello per «Il filo nascosto».
In uscita nelle sale italiane il 22 febbraio 2018, il film che segna il ritorno del duo Anderson - Day-Lewis undici anni dopo «Il petroliere» è di un’eleganza rara e racconta l’ ironica e folle storia d’amore tra un artista e la sua musa.
Credeteci, Il filo nascosto è già uno dei migliori film del 2018. Ecco perché:
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Di cosa parla Il filo nascosto
Reynold Woodcock (Daniel Day-Lewis) è un raffinato stilista che vive nella Londra degli anni ’50.
Il lavoro è l'aspetto totalizzante della sua vita: realizza abiti per sovrane, star del cinema, ereditiere e dame, che affidano alla sua arte e alla sua unicità tutte le loro occasioni pubbliche più importanti.
Woodcock abita con la sorella Cyril (Lesley Manville), che amministra per lui affari e casa.
Le donne per Woodcock - troppo concentrato su se stesso e sulle sue creazioni - sono solo suppellettili attraenti alla vista e parentesi da aprire e chiudere.
Questo fino al giorno in cui incontra Alma (Vicky Krieps), che da musa diventa sua amante, stravolgendogli completamente la vita.
Il personaggio di Reynold Woodcock
Reynold Woodcock non ama distrazioni o imprevisti.
La sua esistenza è programmata con rigore ferreo, dalla mattina alla sera, grazie all’inappuntabile aiuto della sorella Cyril.
La sua attenzione, il suo tempo e la sua pazienza sono catalizzati solo sul lavoro.
Per questo le donne non entrano nemmeno nel suo raggio d’azione, nonostante la casa ne sia piena.
La scena in cui Alma scende a fare colazione a casa di Woodcock e imburra rumorosamente il toast mentre lui sta realizzando i primi schizzi della giornata, finendo purtroppo per distrarlo, è davvero divertente e ne mostra tutta la sua rigida essenza creativa.
Woodcock è un’esteta anaffettivo, un elegante uomo di cultura, un dispotico teocrata e un affascinate eccentrico. E Daniel Day-Lewis ci regala un personaggio davvero immenso, in tutte le sue sfaccettature.
La storia d'amore (e l'ossessione)
Nonostante Woodcock regali alle donne il loro lato migliore grazie agli abiti che cuce, ha un rapporto ambiguo con ciascuna di loro. Si circonda di muse, ma le rifugge sentimentalmente, stancandosi presto di loro; ha un legame di co-dipendenza con la sorella Cyril e un irrisolto complesso di Edipo con la madre defunta, a cui si rivolge con deferenza quasi religiosa.
Quando conosce Alma in un ristorante in cui fa la cameriera, Woodcock l’ammalia con il suo charme. Come un pifferaio magico, la conduce nel suo showroom, dove presto finisce prigioniera delle sue continue umiliazioni. Ma Alma, a differenza delle altre donne che lo circondano in modo passivo, non ci sta: «Se vuoi fare una gara di sguardi con me, perderai» gli dice.
E così Alma trova il modo di trasformarsi da vittima in carnefice, scoprendo il punto d’incontro tra le loro rispettive ossessioni.
Che film è?
Il primo aggettivo che ci viene in mente pensando a Il filo nascosto è elegante. Non solo perché mette in scena il mondo dell’alta moda londinese anni ’50, che già di per sé è una cornice ricercata, ma perché Woodcock rappresenta l’essenza del classico senza tempo, sia nei modi sia nelle creazioni.
P.T. Anderson cala in questa realtà armoniosa e sospesa il racconto del rapporto nevrotico tra Alma e Woodcock.
Un gioco brutale che prevede il perenne passaggio dal dolore per una riscoperta dell’amore, che solo un’atmosfera di fondo così riesce a stemperare e addolcire.
A proposito di Daniel Day-Lewis
L’attore inglese, che ha compiuto 60 anni lo scorso aprile, regge da solo il peso di un film dedito completamente al suo personaggio.
Ritmo, azione e parola sono ‘fuori dal tempo’, figli di un cinema che che non ama compromessi con il grande pubblico.
Paul Thomas Anderson e Daniel Day-Lewis ci regalano un’altra opera importante e indimenticabile, ma soprattutto un personaggio immenso. Di Woodcock, Daniel Day-Lewis ci fa percepire perfino i pensieri: la sua è, al tempo stesso, una recitazione fisica e profondamente emotiva.
Noi, come avrete capito, tiferemo per la sua vittoria come Migliore attore protagonista agli Academy Awards del 4 marzo: sarebbe un riconoscimento meritato e un addio dovuto.
La vittoria decreterebbe il suo ingresso ufficiale nella storia di Hollywood: a oggi, infatti, il suo jackpot di Oscar sarebbe pressoché irraggiungibile anche dai migliori.
Non sappiamo se il numero di statuette vinte possa stabilire se Daniel Day-Lewis sia o meno il migliore attore vivente, certo è che il cinema gli deve moltissimo.
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