A chi piacerà (e a chi no) il nuovo film di Muccino, A casa tutti bene
Con A casa tutti bene, al cinema dal 14 febbraio, Muccino ritorna al suo cinema di amore isterici: ecco cosa vi serve sapere per capire se vi piacerà
A casa tutti bene è il nuovo film di Gabriele Muccino.
Esce al cinema il 14 febbraio - proprio a San Valentino, anche se il film non è poi così incoraggiante in materia romantica - ed è un’opera corale che raduna i volti più noti del cinema nostrano.
Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Massimo Ghini… tutti insieme per raccontare una reunion di famiglia che si trasforma in una resa dei conti, tra vecchi e nuovi rancori.
Gabriele Muccino è bravo - lo è da L’ultimo bacio (2001), d’altronde - a tradurre in immagine i sentimenti umani nell’incontro-scontro con gli affetti più prossimi. È bravo a condire tutto di quel nazional-popolare da cantata al pianoforte. È bravo a mettere in scena l’inquietudine umana nella ricerca di una felicità che non esiste, ma della cui mancanza siamo sempre pronti a colpevolizzare gli altri.
Quello che non gli giustifichiamo, invece, sono le sue protagoniste femminili sempre sull’orlo di un esaurimento nervoso.
I suoi attori che non si calano mai nei panni di un personaggio dalla costruzione interessante, ma che sono sempre la copia cinematografica di se stessi.
Le sue gallery piene di stereotipi di cui il nostro cinema è già così pieno che, almeno da un nome internazionale come il suo, ci aspettiamo scelte meno battute e più esportabili.
Ecco cosa vi piacerà e cosa no del film.
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La trama di A casa tutti bene
Pietro (Ivano Marescotti) e Alba (Stefania Sandrelli) festeggiano le nozze d’oro. In occasione di questa ricorrenza speciale organizzano un ritrovo di famiglia sull’isola su cui ormai si sono ritirati a vivere.
Tutto dovrebbe concludersi nell'arco di una giornata, ma un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti e costringe tutti gli invitati a una forzata convivenza per due giorni.
Gelosie, paure, rancori, insofferenza esplodono in una serie di non detti, tra passato e presente.
A proposito della famiglia (italiana)
Muccino è davvero bravo a trasferire nel pubblico la tensione e il nervosismo che una riunione allargata di famiglia porta con sé. C’è sempre qualcuno da cui stare alla larga, qualcuno che sa benissimo quali nervi scoperti andare a toccare per dare fastidio, qualcuno che parla a sproposito….
L’impossibilità dei suoi personaggi di scappare dalla piccola isola in cui un tempo si sono innamorati e di cui oggi sono prigionieri - metafora della famiglia, appunto - rende la situazione ancora più ansiolitica, tanto che quando Pietro, il padre famiglia, sbotta in un “Io sono cresciuto orfano, a me la famiglia mi sta sul cazzo”, simpatizziamo subito col suo punto di vista.
La famiglia, ci dice Muccino, è il nostro punto di partenza, quello di fuga e di ritorno. La famiglia ci sarà sempre. Meglio, però, se non così spesso.
Il problema con i personaggi (femminili)
Partiamo dai personaggi femminili che, nella ‘versione di Muccino’ sono ancora tutte donne dipendenti dagli uomini e dai loro tradimenti. Donne isteriche e antipatiche, che urlano e si fanno zerbini pur di non rimanere sole.
Caro Muccino, è il 2018, anche basta con questi stereotipi al limite col misogino: dacci qualcosa di meglio.
Poi: Stefano Accorsi con la perenne asma da arrapamento.
Favino con gli occhi da labrador che subisce una seconda moglie folle. La tamarra romana incinta interpretata da Giulia Michelini che, per evidenziare il dislivello finanziario che ha rispetto agli altri, viene conciata come una appena uscita dalla discoteca, chewing-gum e rissa finale inclusi.
Si poteva fare molto meglio, soprattutto vista la scelta del film corale con un cast simile.
Le love stories da clichè
C’è la coppia in cui lui ha l’amante (Morelli-Impacciatore).
C’è la coppia in cui lei (Crescentini) è gelosa alla follia di lui (Favino), la cui ex moglie (Solarino) è sull'isola per festeggiare l'anniversario degli ex suoceri e che in fondo lo ama ancora.
C’è la coppia in cui lei (Gerini) non ne può più perché lui (Ghini) è ammalato di Alzheimer.
C’è la coppia che ha passato tanti anni insieme, ma è rimasta unita nonostante tutto (Sandrelli-Marescotti) e ci sono quelle che stanno nascendo (Accorsi-Cucci e Visari-Raimondi).
Se il racconto dell’amore è stato ciò che ha portato Muccino al successo negli anni, qui lo troviamo in una chiave così convenzionale da non riuscire quasi nemmeno a riconoscere il suo ‘touch’. Peccato.
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