Paris Fashion Week: il recap delle sfilate Primavera Estate 2026


La Paris Fashion week chiude il sipario sul lungo fashion month e lo fa con il consueto misto di nostalgia e stupore.
Le luci delle ville, dei palazzi storici, di tutta Parigi hanno illuminato passerelle che sono diventate, più che semplici show, testimoni di come la moda sia linguaggio e visione del mondo.
Le maison infatti hanno dialogato con il tempo presente: chi scavando nella memoria, chi proiettandosi verso futuri possibili. È stata un’edizione davvero densa, dove la sensualità e la struttura, la leggerezza e il rigore hanno dominato la scena.
Dopo il debutto di Pierpaolo Piccioli da Balenciaga e la luce profonda della consapevolezza portata da Alessandro Michele con la sfilata SS26 di Valentino, le maison hanno proseguito il racconto.
Un intreccio di visioni, talvolta travolgente, talvolta sospeso in una sottile perplessità, che ha dato forma a una Paris Fashion Week complessa e affascinante, dove ogni gesto sembrava interrogare il presente più che celebrarlo.
Paris Fashion week: conferme e novità in passerella
Saint Laurent

Credits: Courtesy of Press Office
Da Saint Laurent la coerenza è un gesto di potere. Anthony Vaccarello infatti continua a parlare la lingua della sensualità architettonica, costruendo una femminilità fatta di spigoli, ombre e luci.
Le donne di Vaccarello sono figure urbane, avvolte in pelle,in camicie dal fiocco peccaminoso e gonne a matita come armi di seduzione.
Il colore, mai accessorio, si manifesta in lampi di smeraldo e magenta, mentre gli occhiali scuri diventano "scudi d’enigma".
Louis Vuitton

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Louis Vuitton sceglie il Musée du Louvre, negli antichi appartamenti estivi di Anna d’Austria, per celebrare l’intimità come forma d’arte.
La collezione Primavera/Estate 2026, firmata da Nicolas Ghesquière, è un inno alla libertà personale, alla grazia di vestirsi per sé stessi, lontano dagli sguardi del mondo.
Un invito a riscoprire la moda come intimità vissuta, come arte del quotidiano. Louis Vuitton non mette in scena un défilé: costruisce un’esperienza, un atto di cortesia verso sé stessi, un’ode al lusso silenzioso dell’essere autentici.
Givenchy

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La nuova era di Sarah Burton in Givenchy inizia con un sussurro di potenza. L’ex direttrice creativa di Alexander McQueen rilegge il codice femminile della maison con mano delicata ma ferma, esplorando gli archetipi della donna come forze primarie.
Le silhouette si alleggeriscono, rivelando la pelle e un senso di libertà calibrata: tubini in duchesse, body cocoon in maglia di seta, giacche slouchy e camicie di popeline che respirano insieme al corpo.
Burton non urla ma afferma, con la precisione di chi conosce la forza della misura.
Schiaparelli

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Daniel Roseberry continua a fare della moda una forma di "estasi quotidiana". Per la Primavera/Estate 2026, Schiaparelli danza nel buio....letteralmente.
È una collezione pensata per evocare la libertà di ballare da soli, senza sguardi, senza giudizio. Giacche dalle spalle nette e linee pulite convivono con abiti colonna dai toni ossuti, neri, cremisi.
È una collezione che riafferma la missione di Schiaparelli: trasformare l’abitudine in arte, l’abito in emozione.
Dior

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La silhouette Dior con Jonathan Anderson si fa veicolo narrativo: fluida ma disciplinata, costruita su contrasti, audacia e calma, grandiosità e quotidiano.
La palette è quella di un quadro impressionista interrotto da rotture improvvise, mentre i tessuti si alternano come un racconto: minigonne di jeans hanno l’orlo sfrangiato, fiocchi giganti, le cappe mantello di maglia, ogni capo dialoga con il precedente.
È una collezione che invita a vivere la moda come teatro della vita, un gesto, una scena, un ruolo da abitare.
Tom Ford

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Seduzione come conversazione, desiderio come architettura. La nuova collezione di Tom Ford si muove nella penombra del piacere: luci di mezzanotte riflettono su rasi e pelli, mentre silhouette verticali svelano o nascondono la pelle come in un gioco di tensione.
Il bianco, il nero e il marrone si accendono di gialli e azzurri improvvisi, come lampi emotivi. Ogni gesto sembra caricato di erotismo: uno spacco, un anello metallico, un lampo di pelle.
È una sensualità intellettuale, che trova nobiltà nella compostezza e nella forza del portamento.
Balmain

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Olivier Rousteing celebra la continuità come rivoluzione. “Continuum” è il titolo di una collezione che racconta la crescita personale e creativa del designer: un viaggio tra la spiaggia dei sogni d’infanzia e le luci del Grand Hotel, luogo simbolico del suo debutto.
Le silhouette sono scultoree ma permeate di dolcezza; i ricami, le conchiglie, i tessuti luminosi raccontano un’estetica di libertà, di identità riconquistata.
Olivier Rousteing intreccia artigianato e introspezione, confezionando un nuovo capitolo della sua lunga storia con Balmain.
AlainPaul

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Con “The Audition”, Alain Paul trasforma la passerella in un palcoscenico di metamorfosi. Il vincitore dell’ANDAM Special Prize 2025, esplora il momento sospeso dell’audizione, tra vulnerabilità e affermazione.
Le silhouette raccontano il gesto del vestirsi e dello spogliarsi: bustier scivolati, camicie piegate in gonne, giacche tagliate a metà.
Ogni look è una variazione sul tema dell’identità: il corpo si rivela e si nasconde, come in una coreografia.
Stella McCartney

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Sotto il cielo del Centre Pompidou, Stella McCartney porta in scena un’ode al cambiamento e alla connessione.
Lo show si apre con Helen Mirren che recita Come Together, e già da lì si percepisce il tono di una collezione che celebra comunità e creatività.
Spalle scolpite, vite segnate, volumi che giocano con proporzioni e ironia; gli abiti-corsetto si fondono con giacche oversize e mini-dress strutturati, mentre texture tecnologiche e materiali riciclati raccontano una nuova idea di lusso consapevole.
Loewe

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Il debutto di Jack McCollough e Lazaro Hernandez segna una svolta epocale per Loewe. I designer inaugurano la loro era con una collezione che mescola rigore e fantasia, artigianato e design industriale. Le silhouette sono nette ma vive, scolpite in blocchi cromatici decisi: blu elettrico, rosso acceso, bianco assoluto.
Tra tailoring preciso e ironia concettuale, emergono pezzi memorabili come gli abiti-asciugamano e le borse-scultura, testimonianza di menti creative capace di trasformare il quotidiano in straordinario.
L’impronta americana del duo si fa sentire nello sportswear rielaborato: parka architettonici, bomber scolpiti, jeans couture ma la mano resta europea, sofisticata, colta.
Lacoste

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Nel silenzio dello spogliatoio, Pelagia Kolotouros immagina una Lacoste sospesa tra vittoria e resa. L’abito sportivo diventa protagonsita: una polo sbottonata, una tuta che scivola, un gesto che rompe la perfezione.
La collezione Spring/Summer 2026 riscrive il lessico atletico con sensualità e imperfezione. Le Linee infatti sono incomplete, proporzioni sbilanciate, un’eleganza che nasce dall’errore.
Lo sportswear si fa linguaggio emotivo, una tensione tra controllo e libertà.
Zimmermann

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Con Kindred Spirit, Zimmermann rievoca la libertà degli anni ’70, tra arte, comunità e desiderio di rinascita.
I colori vibrano in stampe psichedeliche e fioriture ingrandite, mentre le silhouette giocano con il workwear e lo rendono sofisticato.
La collezione è un inno all’individualità: ogni abito parla di un’anima diversa, ogni dettaglio racconta un sorriso. La leggerezza è una forma di coraggio, il colore un manifesto di gioia.
Niccolò Pasqualetti

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"Strati d’esistenza" si sovrappongono e si contraddicono. Tagli geometrici si trasformano in fluidità, il rigore si piega al desiderio.
Pasqualetti gioca con la tensione tra giusto e sbagliato, tra fragilità e potenza. I tessuti si aprono, rivelano la pelle, respirano.
Metallo e tulle, laser e ricamo diventano protagonisti di una collezione in cui ogni contrasto diventa dialogo. La bellezza qui è un equilibrio precario, luminoso, inquieto.
McQueen

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Una collezione che esplora la linea sottile tra disciplina e istinto, uniformi e natura selvaggia. The Wicker Man come punto di partenza, il desiderio come forza che divora l’ordine.
Il tailoring è tagliente, i corsetti liberati, le stampe si incendiano.
McQueen resta anche per la SS26 un rito di tensione e libertà, dove la forma si consuma per rinascere più viva.
Chloé

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Una femminilità solare, quasi spirituale. Linee fluide per Chloé, dove le trasparenze sfiorano la pelle, tonalità di sabbia e luce.
La Maison torna alla sua essenza: la grazia naturale, il lusso quieto.
Ogni abito sembra respirare, come un soffio d’estate che abita il corpo senza costringerlo.
Messika

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Per il suo ventesimo anniversario, Messika celebra la libertà come forma di lusso con Terres d’Instinct - Capitolo Due, presentata durante una sfilata tenutasi al Musée des Arts Décoratifs. Un viaggio nell’Africa australe, tra i contrasti della Namibia: aridità e rigoglio, silenzio e vibrazione diventano linguaggio di luce e materia.
I 23 set della collezione traducono la potenza degli elementi in gemme vive: zaffiri come cieli, spinelli ardenti come tramonti, onice e diamanti a disegnare le striature di una zebra. È l’inizio di una nuova era cromatica per la maison, dove l’Alta Gioielleria si fa istinto puro, capace di unire natura, potenza e libertà creativa.
Magda Butrym

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Con The Studio, Magda Butrym apre le porte del suo spazio creativo: un luogo dove l’imperfezione diventa desiderio.
Mini silhouette, corsetti morbidi, pelle e pizzo si intrecciano in una sensualità disarmata. Gli abiti sembrano nati per caso, ma tutto è calibrato con eleganza feroce.
È un invito a spogliarsi dell’artificio e restare nudi nel pensiero, vestiti di sé.
Elie Saab

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L’eroina di Elie Saab parte verso nuovi orizzonti. Una ricerca tra potere e piacere, mescola tailleur e sete leggere, ombreggia il sole con riflessi d’ambra e bronzo.
Le sue stampe raccontano viaggi lontani, la sua eleganza è nomade, libera, curiosa.
Ogni passo è un atto di fiducia: la leggerezza come forza, la bellezza come direzione.
Maison Margiela

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La collezione prêt-à-porter SS26 è un sogno gotico, dove la pelle si alterna al velo, il rigore al disordine. Abiti come apparizioni, materiali che sembrano vivi, tessuti che si disfano e si ricompongono.
Le sneakers argentate, i laccetti bianchi, i drappeggi consumati: tutto vibra tra memoria e metamorfosi. Margiela continua a parlare la lingua dell’ombra e della luce.
Celine

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Michael Rider consolida la sua visione con una collezione lucida e istintiva, sospesa tra archivi e modernità. Seta e pelle, accenti equestri e linee fluide costruiscono un’eleganza disinvolta, mai ostentata.
Il little black dress si rinnova tra tagli diagonali e riflessi metallici, mentre camicie aperte e foulard scolpiscono silhouette leggere.
Tutto ruota intorno al corpo: centro vitale di una femminilità consapevole, parigina, libera.
Chanel

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Chanel, in particolare, con il debutto di Matthieu Blazy, ha saputo rispettare l'anima della maison attraverso la sua personale interpretazione dei capi.
La scenografia, un firmamento di pianeti luminosi in orbita sopra la passerella, ha introdotto una nuova era per la maison. Blazy rilegge infatti l’eredità di Gabrielle con spirito moderno: giacche maschili accorciate, pantaloni rilassati, camicie Charvet reinterpretate e dettagli che fondono rigore e leggerezza.
La femminilità Chanel diventa più disinvolta, sicura, attraversata da un’energia nuova, quella di chi osa riscrivere un’icona senza tradirla.
Parigi non mostra, Parigi rivela. La moda alla Paris Fashion Week torna alla sua essenza: Rick Owens, Courreges, Alaïa, Miu Miu, Celine, ognuno di loro ha utilizzato un linguaggio che abita il corpo e riflette il tempo.
In questa stagione, la leggerezza è un atto politico, l’intimità una forma di resistenza. Le maison non hanno semplicemente sfilato, hanno raccontano storie. E nel racconto, la bellezza si rinnova.
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