Polemiche a parte, la serie tv "Emily in Paris" ha un pregio. Ecco quale...
La Ville Lumière, una promettente Lily Collins, il produttore di “Sex & The City” Darren Star e la sua costumista, ossia la mitica Patricia Field, artefice degli indimenticabili outfit di Carrie Bradshaw & Co.: gli ingredienti per una serie di successo e ad alto tasso di glamour c’erano tutti.
Eppure qualcosa in “Emily in Paris” - nuovo e attesissimo show targato Netflix uscito lo scorso 2 ottobre - è andato storto.
Nonostante sia balzata in pochi giorni ai primi posti della top ten della piattaforma di streaming, la serie è finita nell’occhio di un ciclone che non accenna a placarsi.
Le vicende di Emily Cooper, giovane americana esperta di social media approdata a Parigi per lavorare nell’agenzia pubblicitaria Savoir non solo hanno diviso pubblico e critica, ma hanno anche fatto infuriare i francesi, che si sono visti spiattellare in faccia puntata dopo puntata i peggiori cliché legati al loro presunto stile di vita da viveur.
«Nessuno ha informato gli sceneggiatori che non si fuma più negli uffici in Francia e che un amministratore delegato non bacia mai una persona estranea che viene a lavorare da lui?», questo uno dei tanti commenti apparsi sul supplemento femminile de Le Figaro, testata che ha raccolto le critiche dei suoi lettori in un articolo dal titolo “Les clichés parisiens d’Emily in Paris moqués en France”.
Al di là delle polemiche - che non hanno risparmiato anche altri aspetti della serie, dalla trama in sé considerata da molti un po' troppo banale ai look della protagonista, all’insegna di un mix & match eccessivamente chiassoso - “Emily in Paris” qualche merito ha dimostrato di averlo: secondo un’analisi condotta dalla piattaforma globale di ricerca di moda Lyst, sarebbe riuscita a risvegliare in noi la voglia di fare shopping. Una cosa non da poco, considerato il delicato momento storico che stiamo attraversando.
I dati hanno mostrato come i capi e gli accessori sfoggiati dalla Collins abbiano subìto un significativo incremento nelle ricerche degli utenti (soprattutto donne di età superiore ai 35 anni). La minigonna in denim rosa firmata Chiara Ferragni Collection, ad esempio, ha fatto registrare in pochi giorni un aumento di interesse nei confronti del brand pari al 60%, mentre quella gialla asimmetrica di Ganni, indossata in total look nel corso della prima puntata, ha fatto salire la domanda per le gonne di questo marchio del 289% nelle 48 ore successive al debutto della serie.
Boom di ricerche anche per i capispalla. Il cappotto a blocchi di colore di River Island - tra i pochi pezzi low cost presenti nel guardaroba della protagonista, subito andato sold out - ha fatto registrare un aumento del 100% nelle ricerche di cappotti del brand.
Una sorte simile è toccata alla borsa “Jelly Snapshot” di Marc Jacobs, una delle tante it bag apparse nel corso dello show: l’interesse per questo modello - ça va sans dire - è schizzato alle stelle, facendo registrare un aumento nelle ricerche superiore al 90%.
Ma l’objet du désir più ambito di tutti non è una borsa, né un cappello (anche se la piattaforma ha visto impennarsi le ricerche per il francesissimo basco grazie alla serie): si tratta della cover per smartphone di Awsaccy a forma di fotocamera vintage. Le menzioni sui social di questo accessorio hanno raggiunto un picco senza precedenti il 5 ottobre. La buona notizia è che si tratta di un pezzo dal costo davvero abbordabile (9 € circa). La cattiva? Non sarà disponibile ancora a lungo. Fashioniste avvisate...
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