La prima edizione della Tangeri Fashion Week celebra la moda marocchina (con la partecipazione di Vivienne Westwood)


Luogo mitico, che sorge dove Mediterraneo e Oceano Atlantico si incontrano, oltre quello stretto che per gli antichi simboleggiava la fine del mondo, Tangeri è invece sinonimo di creatività, di una nuova destinazione per la moda contemporanea.
Dal 30 maggio al 1° giugno si è tenuta infatti la prima edizione della Tanger Fashion Week, una manifestazione agli esordi, fortemente voluta e sostenuta dal Ministero marocchino della Gioventù,
della Cultura e della Comunicazione e coordinata da Hind Jourdan, talentuosa avvocata di origine marocchina basata a Parigi, per promuovere l'artigianato locale e per dargli una nuova impronta più sostenibile, al passo con le esigenze che manifestano la società e il mercato attuale a livello globale.
Noi c'eravamo e abbiamo assaporato le atmosfere di questi luoghi a bordo passerella e non solo, esplorando il territorio e conoscendo da vicino chi ha scelto di mostrare le proprie creazioni. Nomi marocchini, emergenti o ben radicati nel business, ma anche designer provenienti dalla Palestina, dal Turkmenistan, dalla Francia, dalla Tunisia e dall'Italia, si sono susseguiti durante gli show, concentrati in due serate organizzate nel suggestivo portico del Moulay Hafid Palace, altrimenti noto come Palazzo delle Istituzioni Italiane, nel cuore di Tangeri.
Ad aprire l'evento, una sfilata di pezzi d'archivio di Vivienne Westwood, brand fisicamente presente attraverso le 10 creazioni selezionate, ma anche attraverso la figura dello storico CEO Carlo D'Amario, colui che è stato al fianco della designer britannica dagli esordi alla sua scomparsa, avvenuta a fine 2022.
Vi raccontiamo cosa ci è piaciuto di queste due giornate di show, provando a trasferirvi un po' della magia e dell'intraprendenza che abbiamo respirato sotto il sole del Marocco.
Ricordando Vivienne Westwood

La prima serata di sfilate si è aperta con un omaggio a Vivienne Westwood e alla sua carriera, alla presenza del CEO dell'azienda, Carlo D'Amario, colui che ha contribuito immensamente al successo di una delle stiliste più rivoluzionarie dei nostri tempi. Dieci abiti da sera selezionati dall'archivio del brand che spaziavano dall'iconico bustier con scollo ondulato, ai sottogonna d'ispirazione vittoriana, fino a piume e paillettes. Immancabili gli accessori, come i fili di perle con fermaglio a corona-logo del marchio.

Credits: Foto by Paul Tomasini
Farah Bouhout e l'inestimabile ricchezza delle proprie radici

Le creazioni di Farah Bouhout combinano la tradizione della città in cui è cresciuta, Tetouan, una delle destinazioni marocchine maggiormente caratterizzate da influenze andaluse, alle sue origini berbere. Nata in una famiglia di mercanti in ambito tessile, esalta al massimo l'aspetto materico, il ricamo e le lavorazioni attraverso sovrapposizioni e rifiniture preziose.

Credits: Foto by Paul Tomasini
L'inno alla libertà di Lamia El Ghazouani

Credits: Foto by Paul Tomasini
È nata in una famiglia che le ha trasmesso un profondo concetto di libertà, di essere, di sognare e di apparire e questo si respira ampiamente nella sua collezione. La moda di Lamia El Ghazouani è d'ispirazione artistica, gioca con contrasti, patchwork e volumi inaspettati, disegna una personalità viva ed energica oltre le tendenze del momento, con una grande componente proveniente dallo stile utility.

Credits: Foto by Paul Tomasini
Vevé Design, un po' di Italia in Marocco

Credits: Foto by Paul Tomasini
Creatività made in Italy e savoir-faire locale si incontrano nelle creazioni di Veronica Pozzi, che ha scelto da anni Marrakech come destinazione di vita e di business, fondandovi il marchio Vevé Design, dedicato ad abbigliamento e design di interni. Tratto distintivo? Le stampe, come quella con pappagalli disegnati a mano e riprodotti in molteplici varianti colore, e le trame in rilievo: tutti pensati per total look da capo a piedi, accessori inclusi, da abbinare o mixare.

Credits: Foto by Paul Tomasini
Resilienza e memoria per il designer palestinese Hindi Mahdi

Ramoscelli di ulivo e veli rossi calati sul viso: la collezione del designer franco-palestinese Hindi Mahdi si intitola The Resilience Collection e mai come oggi, purtroppo, l'attualità ci aiuta a comprenderne il profondo e doloroso significato. Pizzi, ricami e scritte in lingua araba vogliono celebrare le sue origini e raccontare una storia identitaria attraverso le tecniche dell'alta moda.

Credits: Foto by Paul Tomasini
I caftani preziosi di Amina e Maison Renata

Tre look dalla sfilata di Amina Benzerki Benrahal. Credits: Foto by Paul Tomasini
La seconda serata della fashion week di Tangeri è stata all'insegna del caftano, simbolo inconfondibile dell'eleganza marocchina e araba, celebrato e ridisegnato con maestria dai designer presenti e, in particolare, da due nomi che vantano un'esperienza trentennale. Amina Benzerki Benrahal, una vera istituzione del settore, una garanzia per le donne marocchine alla ricerca di capi unici e preziosi, e Renata Haute Couture, il brand creato da Souad Chraibi e che utilizza stoffe di pregio provenienti da Parigi e Milano.

Tre look dalla sfilata di Renata Haute Couture. Credits: Foto by Paul Tomasini
Colori vivaci, stampe e ricami in 3D

Sopra da sinistra: un look dalla sfilata di Hanan Oukdim - Un look dalla sfilata di Lamia Lakhsassi - Un look dalla sfilata di Romuald Betrand. Credits: Foto by Paul Tomasini
La ricerca dell'elemento prezioso è una costante nelle collezioni che abbiamo potuto ammirare in queste due giornate a Tangeri. Dalla palette cromatica, fatta di tonalità sature e piene e di accenti metallici dall'oro all'argento, ai ricami e alle stampe estremamente definiti e ricche, fino alle applicazioni e i rilievi scultorei che includono non solo motivi floreali e naturali, ma anche deliziosi fiocchi.

Sopra da sinistra: un look della collezione di Lamia Lakhsassi - Un dettaglio dalla collezione di Gowher Gouvernet. Credits: Foto by Paul Tomasini

Sopra da sinistra: un dettaglio dalla collezione di Romuald Bertrand - Un dettaglio dalla collezione di Mouna Benmakhlouf. Credits: Foto by Paul Tomasini
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