Perché iniziare a fare yoga (e non smettere più)
Si può pensare di iniziare a fare yoga in un momento qualsiasi della propria vita. Ma potrebbe non essere quello giusto.
Si può decidere di cominciare a praticare per rimettersi (o mantenersi) in forma, per rinforzare i muscoli, per diventare più agili, elastici e flessibili. Ma anche questa potrebbe non rivelarsi la scelta più azzeccata.
Lo yoga, infatti, non è uno sport: è una disciplina millenaria che va oltre la performance e i risultati, oltre l’esecuzione perfetta degli asana (le posizioni, in sanscrito). È una pratica che insegna l’ascolto e la comprensione di sé. E come tale, porta inevitabilmente cambiamenti quando entra nella vita di una persona.
Perché iniziare a fare yoga e quali sono i benefici che si possono ottenere da una pratica costante e attenta, ce lo spiega Federica Fontana. Che dopo essersi avvicinata più volte allo yoga, aver provato stili diversi per abbandonarli poco dopo, «perché evidentemente non ero ancora pronta per accogliere il cambiamento», ora che ha finalmente colto l’essenza vera di questa disciplina, è quanto mai convinta che non la abbandonerà più.
«Lo yoga è per tutti - ovviamente a livelli diversi -, ma non è per tutti i momenti della vita. Solo quando si è veramente pronti per accogliere i cambiamenti che porta con sé, si inizia a praticare davvero. E solo a quel punto arrivano i benefici sul corpo e sulla mente: si impara ad avere più controllo di sé, delle proprie ansie e paure; si comincia a vivere appieno il presente; si smette di preoccuparsi troppo del futuro, che è imponderabile, e di rimuginare sul passato, che è immodificabile», spiega Federica Fontana, con la calma e la serenità di chi in questa disciplina ha trovato il suo «rifugio sicuro».
Quando hai iniziato a praticare yoga?
Diversi anni fa, non ricordo esattamente quanti, mi sono avvicinata allo yoga per la prima volta. Sono una persona curiosa e mi affascinava. Così è stato anche per la corsa, il golf e tanti altri sport che ho provato - e poi abbandonato - nella vita.
Cosa ti ha affascinato di questa disciplina?
All’inizio la leggerezza e l’agilità dei praticanti, i loro corpi forti e muscolosi, ma al tempo stesso flessibili ed elastici. Pensavo che fare yoga fosse lo “sport” migliore per mantenersi in forma fisicamente. Solo dopo ho capito che è molto di più.
In che senso?
Pensare allo yoga come a un mero esercizio fisico è riduttivo. La componente fisica è una parte importante, sì, ma la bella forma delle asana, l’allungamento dei muscoli, l’elasticità del corpo, vengono dopo. Prima deve scattare un cambiamento, un percorso di crescita personale che porta verso una maggiore consapevolezza e coscienza di sé e del proprio respiro.
Cosa ti ha insegnato lo yoga?
Finora, e da quando pratico con consapevolezza, lo yoga mi ha insegnato a vivere nel presente, nel qui e ora. E così è ogni giorno: lo yoga, infatti, è un percorso che dura tutta la vita. È la ricerca costante di una connessione, o meglio unione tra corpo e mente attraverso il controllo del respiro. Questo significa praticare yoga.
Lo yoga è un cammino continuo, cosa ti aspetti in futuro da questa disciplina?
Il modo migliore per approcciarsi allo yoga è farlo senza aspettative. I maestri dicono che quello che arriva a ciascun praticante, è ciò che gli spetta. Niente di più e niente di meno. Nello yoga, poi, non c’è un punto di arrivo. Lo yoga non segue una formula.
Dal tappetino alla vita di tutti i giorni, fare yoga ti aiuta ad affrontare meglio la quotidianità?
Si, eccome. Grazie allo yoga sono più presente a me stessa, sento il mio core, ho imparato a gestire la respirazione, evitando le apnee, soprattutto nei momenti di ansia, stress e tensione. Con la pratica del pranayama, esercizi di respirazione guidata, ho migliorato la mia capacità di concentrazione nel qui e ora. Sono ancora lontana dalla "vera meditazione", è una pratica che richiede davvero tanta forza di volontà e resistenza. Ma un passo alla volta mi sto avvicinando.
Che consiglio dai a chi vuole iniziare a fare yoga?
Di non sentirsi frustrati alle prime difficoltà e ai limiti che il corpo, apparentemente, ci pone. Come detto prima, l’elasticità e la flessibilità, così come la resistenza e la forza, arrivano dopo. Quindi se una posizione non viene subito, con il tempo, la pazienza e la pratica, arriverà. E poi il vero goal dello yoga non è l’esibizione della forma perfetta. Ogni corpo è diverso dall'altro, ci sono asana semplici per qualcuno, ma molto complesse - se non impossibili - per altri. Occorre prima di tutto imparare a controllare il respiro, e ad ogni in ed es (inspirazione ed espirazione) unire il movimento.
In breve, cos’è per te lo yoga?
È una passione. È qualcosa che mi fa stare meglio ogni giorno: nell’unione di corpo e mente sento un benessere psicofisico generale e dopo la pratica sto così bene che tutto ciò che non è essenziale, passa in secondo piano. Per questo lo yoga è diventato il mio rifugio sicuro.
Ultima cosa, quale asana ti ha insegnato di più?
Sono due, la prima è il guerriero, la forma che incarna la forza, la resistenza. L’altra è shavasana (nella foto in alto), la posizione finale cosiddetta del cadavere attivo: si prende alla fine della pratica per rilassare il corpo che si “scioglie” sul tappetino, e riportare in equilibrio l’energia smossa durante la pratica che viene riassorbita dagli organi interni, mentre le tossine vengono collettate per essere eliminate. Trovo tutto questo un vero regalo di benessere, che tutti dovrebbero fare a se stessi.
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