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Grazia

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Lifestyle

Chi sono quelli della Generazione C?

Chi sono quelli della Generazione C?

foto di Marianna Tognini Marianna Tognini — 3 Ottobre 2016
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Altro che X o Millennials, sono quelli della Generazione C a vincere tutto: vi spieghiamo chi sono e perché potreste farne parte

In principio era la Generazione X, che definiva quella fetta di popolazione nata tra la fine degli anni ’60 e quella dei ’70; poi sono arrivati i Millennials – o Generazione Y – che si sono portati con loro tutti i nati dall’inizio degli ’80 in poi.

Il gap tra le due aumentava man mano che smartphone, social network, streaming e affini iniziavano a prendere il sopravvento su vite prima condotte essenzialmente offline, e «essere connessi» diventava un imperativo categorico da cui pareva impossibile sfuggire.

L’età era un fattore critico, e segnava l’appartenenza alla vecchia o alla nuova guardia: ci si aspettava che tale circolo vizioso si sarebbe prolungato con l’imporsi della Generazione Z (ebbene sì, i nati dopo il 2000), ma – fortunatamente – ci ha pensato la Generazione C a rimescolare le carte e ad affermare un nuovo paradigma.

Sfogliate la gallery per scoprire che la vostra data di nascita non è più una discriminante generazionale (per fortuna!) e che, se vi va bene, potreste far parte anche voi della Generazione C.

Di che generazione fate parte?

  • La generazione X La Generazione X È la generazione che ha fatto di Winona Ryder la sua icona, che seguiva Friends e pareva non annoiarsi mai, sketch dopo sketch, la generazione che non usciva di casa senza il Sony Walkman e che frequentava le sale giochi. L’uniforme era costituita dai Levi’s 501, e le comunicazioni si snodavano lungo l’amato/odiato telefono fisso, finché – intorno alla seconda metà degli anni ’90 – hanno fatto irruzione nella quotidianità loro, i primi telefonini, seguiti a ruota da internet. E il mondo non è più stato lo stesso.
  • La Generazione Y La Generazione Y È la generazione dei Millennials, quella che ha visto in Lena Dunham il proprio «spirito guida» e che ha eletto lo switch tra offline e (perennemente) online a modus vivendi. Sono i figli delle nuove tecnologie, che fanno acquisti su internet, usufruiscono di cinema, musica e tv in streaming e considerano Beyoncé la portavoce dell’empowerment femminile. Hanno i loro riti, i loro codici, e tendono spesso a considerarsi dei «miracolati del web» per via della loro dimestichezza e ricettività con e verso tutto ciò che è nuovo e digitale.
  • La Generazione Z La Generazione Z Fanno parte di questa generazione i nati dopo il 2000, che avevano già un tablet o uno smartphone in mano sin dalla più tenera età. Iperconnessi, multimediali e autonomi, tendono a privilegiare più la rapidità delle informazioni – di cui riescono comunque a gestire il flusso continuo – rispetto alla loro accuratezza.
  • Uno stato mentale La Generazione C Già nel 20012 l’analista Brian Solis ne diede una definizione illuminante: «C’è una cosa che dovete sapere a proposito della Generazione C prima di approfondirne il significato: non è un gruppo basato sull’età, ma sulla connessione». Il segreto sta in quella «C», per l’appunto, che possiede diverse declinazioni, tutte indipendenti dall’anno di nascita: collaborazione, community, contenuto, ma – soprattutto – collegamento, connessione.
  • La Generazione C La Generazione C, uno stato mentale La grande differenza con le precedenti generazioni è che per far parte della C si possono avere 15, come 30, come 50 anni. Non esistono barriere socioeconomiche, etniche o geografiche che ne limitano l’ingresso, perché nessun indicatore demografico qui è più valido: i suoi membri non sono soltanto online, ma costituiscono una parte attiva di molte community, nel senso che non si limitano a consumare passivamente contenuti, bensì li creano e li curano a loro volta.
  • Piu che Millennials Molto più che Millennials Sebbene per certi versi siano simili ai Millennials, gli appartenenti alla Generazione C – superando gli arbitrari confini dettati dall’età – si posizionano un gradino più in alto rispetto a loro. Sono connessi da più device a più piattaforme, spesso nello stesso momento, e accedono alle informazioni non tanto attraverso i media tradizionali, ma grazie ai feed dei social network a cui sono iscritti. L’atto di rispondere e interagire (con commenti, emoji, messaggi e tweet) è importante almeno quanto quello di leggere un articolo o guardare una foto o un video: in tal senso, creare è fondamentale così come consumare, e tutto il flusso è curato, personalizzato e ottimizzato.
  • Una generazione scaltra Una generazione necessariamente scaltra La Generazione C non elargisce i propri riconoscimenti senza prima aver tastato con mano il valore delle informazione e delle persone: da qui nascono poi i passaparola su Facebook, i meme virali su Twitter e il successo dei digital influencer. I suoi membri sono per natura scaltri, bloccano le pubblicità che li annoiano e segnalano i contenuti che li offendono: in tal senso, catturare la loro attenzione estremamente selettiva diventa la vera sfida che aziende, media company ed editori devono fronteggiare oggi.
  • Celebrities On The Set of “While We Were Young” In New York City – September 24, 2013 La vastità del fenomeno La Generazione C, oggi, è ovunque, e abbraccia gli (ormai ex) appartenenti alla Generazione X, i Millennials e pure i giovanissimi della Z. Ne fanno parte anche i Baby Boomers – ossia i nati dopo la seconda Guerra Mondiale, fino alla metà degli anni ’60 – perché la «rivoluzione digitale», per essere tale, deve abbattere le barriere definite dai tradizionali (e un po’ stantii) indicatori demografici. E, soprattutto, non può essere compresa entro i rigidi confini dettati dall’età anagrafica: lunga vita alla Generazione C!
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© Riproduzione riservata

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