Undici cose che (forse) non sapete sul vostro cane

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Tra naso, orecchie e capacità cognitive, ecco undici curiosità da conoscere sul vostro cane (e i suoi simili) se volete essere dei veri esperti

Con lo scoccare del Capodanno cinese, siamo ufficialmente nell’era del migliore amico dell’uomo: il cane.

Oltre a promettere prosperità e benessere, questo nuovo capitolo del calendario asiatico fa capire quanto sia poco azzeccata la frase fatta “Solo come un cane”, in particolare nell’attuale società che inneggia invece alla compagnia di un best friend forever a quattro zampe.

Da anni oramai il cane è diventato l’epicentro della casa, una presenza che non può mancare per coronare la Home Sweet Home e rendere davvero significativo lo zerbino con scritto Welcome. Non c’è infatti ritorno a casa più emozionante di quello in cui ad aspettarvi trovate il vostro Argo, pronto a farvi più feste che al Capodanno cinese.

Per chiunque già abbia il piacere nonché l’onore di provare questa sensazione di amore puro e per chi invece volesse approcciarvisi, ecco le 11 cose da sapere sul cane.

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Perché si chiama cane?

Incominciamo proprio dalle basi, ossia quelle filologiche prima di passare alle prettamente cinofile.

Il termine cane lo si deve agli antichi Romani i quali pensavano che le Isole Canarie brulicassero di questi animali. In realtà non ve ne erano tanti, anzi.

Si scoprì solo molto tempo dopo che, durante i primi avvistamenti delle suddette isole, i Romani avevano scambiato le foche monache che si sollazzavano sulla spiaggia per enormi cagnoloni. LOL

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Le orecchie dei cani

Chi ha un cane sa bene quanto questa parte del corpo sia sensibile.

Lo si denota durante le coccole (accarezzare l’orecchio di un cane gli assicura una buona porzione di Nirvana) ma anche quando il cane è sull’attenti.

I loro padiglioni auricolari, tuttavia, non funzionano come i nostri, limitandosi a essere zone erogene e strumenti per l’udito: i cani con le orecchie comunicano!

Questo spiega la straordinaria muscolatura auricolare tale da permettergli di assumere più di cento espressioni facciali (o, meglio, musali) diverse.

Si tratta quindi di un ricchissimo linguaggio non verbale con cui gli esemplari di questa specie riescono a comunicare egregiamente.

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Il tartufo del vostro cane è unico al mondo

Sembrerebbe ovvia come cosa, dato che per ciascun padrone non esiste nient’altro di più caro.

Tuttavia non si tratta soltanto di una frase melensa da patiti di cani: il naso di ogni esemplare equivale alle nostre impronte digitali, dimostrando d'essere l’unica parte del loro corpo con caratteristiche uniche e irripetibili.

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I cani sognano, esattamente come noi

Se vivete con un cane è impossibile che non lo sappiate già ma è bene sottolinearlo: quando il vostro cucciolone è appisolato nella sua cuccia e muove le zampe come se stesse correndo, guaisce sommessamente o è in preda a contrazioni che interessano soprattutto gli arti, significa che è nel pieno di un bel sogno.

Alcune recenti ricerche hanno scoperto un’incredibile similitudine dell'attività onirica canina con quella umana, con attività cerebrale nella fase REM praticamente identica.

Tra i dream più gettonati, ci sono quelli giocosi: il cane sogna quasi sempre di giocare con altri amici a quattro zampe o semplicemente con una palla.

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(Photo Credit: Joe Lederer/Universal)

Sono intelligenti come un bambino di 2 anni

C’è chi storcerà il naso (e chi anche il tartufo) perché non capita raramente di notare che l’intelligenza canina sorpassa quella di nostro figlio duenne

Innanzitutto quando a un cane dite di no quello è no, mentre provate a fare lo stesso con un bambino di ventiquattro mesi e poi fateci sapere come è andata.

A scoprire la relazione del livello cerebrale comune di un cane con quello di un cucciolo di uomo è stato Stanley Coren il quale ha aggiunto che i cani sono capaci di memorizzare circa 150 parole, sanno contare e ingannare le persone o perfino altri cani per ottenere quello che vogliono.

Il livello di intelligenza pare dipenda dalla razza tuttavia si dice che i meticci siano i più sgamati.

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Sentono alcune malattie

Tanto per confutare la tesi di prima, quella che vorrebbe un pareggio nel match tra cane e bambino, sappiate che da qualche anno si è scoperta la straordinaria capacità dei cani di “fiutare” alcune patologie.

Dal calo glicemico dei soggetti diabetici fino all’arrivo delle convulsioni in chi soffre di epilessia, tantissimi cani sarebbero in grado di prevenire alcuni stati patologici dei loro padroni.

Recentemente sono stati impiegati dei cani perfino nella diagnosi precoce dei tumori, infine è cosa nota che le donne che hanno un cane spesso scoprano di essere incinte prima ancora di fare qualsiasi test grazie all’atteggiamento mutato e ultra-protettivo del proprio Fido.

07

I cani vedono a colori

Un tempo si credeva che il cane vedesse in bianco e nero ma poi si è scoperto invece che qualche colore viene percepito.

Sono principalmente due le tonalità che riescono a captare, ossia il giallo e il blu.

Dunque la loro visione è dicromatica ma non temete: non c’è cane che non riuscirebbe a recuperare la sua pallina rossa nel bel mezzo di un prato verde. Ma ad aiutarlo non sono gli occhi bensì il tartufo.

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Sarà il vostro soggetto preferito da postare sui Social

Secondo una ricerca condotta da Huawei in occasione dell’anno del cane, oltre la metà (54%) dei proprietari di cani in tutta Europa pubblica sui social network più foto che ritraggono i loro amici a quattro zampe rispetto a parenti, conoscenti e familiari in generale.

In testa alla classifica ci siamo proprio noi: il 62% degli italiani cinofili ha dichiarato che il soggetto preferito da celebrare sui Social Network è in assoluto il proprio dog.

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(Photo credit: Petwinery.com)

Cibi gourmet per cani

Non è un mistero che tanti cani siano coccolati più dei figli, a volte viziati il doppio se non il triplo.

Un vero boom di acquisti si sta riscontrando nel reparto che non credevamo mai di trovare in un negozio per animali: quello del cibo stellato.

Ebbene sì, nelle “cucine” dedicate agli amici a quattro zampe dilaga una tendenza gourmand che sta portando nelle ciotole alimenti e snack extralusso come il Dog Pawrignon e Chewnel n. 5.

Bocconcini di cervo, quinoa e melograno così come caviale, foie gras e aragosta sono alla base dei nuovi superfood per animali, altamente deprecabili se si pensa che ci sono milioni di esseri umani denutriti al mondo.

Oltre ai cibi solidi, esistono anche follie pure allo stato liquido come lo champagne Dög Pawrignon (ci sono anche le versioni per gatti: Meow&Chandon, Purrgundy, Meowsling, Catbernet, Pinot Meow e Pawsecco).

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(Photo credit: Getty Images)

Cani superstar

Tra i cani più viziati della storia ci sono in testa quelli dei Vip, automaticamente Vip anch’essi.

Se c’è ancora qualcuno che crede che il cane più celebre sia stato Laika, la cagnolina che nel 1957 fu mandata nello spazio a bordo della capsula sovietica Sputnik 2, forse è perché non è molto aggiornato in materia di gossip.

I primissimi esemplari di Vig (Very Important Dog) sono quelli che divennero più accessori fashion che esseri viventi: stiamo parlando dei pionieri della moda da borsetta, i Chihuahua di Paris Hilton che un decennio fa o suppergiù furono incapsulati per primi nelle bag della socialite e sparati nell’alta società, dando il via a una deprecabile pratica fatta di cagnolini sballottolati tra vernissage e disco party.

Oltre ai suoi Chihuahua prezzemolini (non c’è stato red carpet degli anni addietro su cui non abbiano fatto pipì o peggio ancora…), ci sono tantissimi altri famosi a quattro zampe.

Da Miss Asia Kinney, il bull dog di Lady Gaga che vanta 230mila follower su Instagram, a Neville di Marc Jacobs (189mila seguaci), da il cane della famiglia Beckham che conta 85mila fan ai pinscher di Elisabetta Canalis (seguiti da oltre 11mila cinofili e canalisofili), la vita da cani dell’era 2.0 richiederà a breve una guardia ben diversa da quella che conoscono i Fido dei comuni mortali: la guardia del corpo.

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Il cane più brutto

Anche se la legge dell’Ogni scarrafone è bello a mamma sua è più che mai valida in materia di cani, ci sono dei padroni che invece riescono a essere obiettivi tanto da iscrivere il proprio cucciolo a un concorso che si intitola World Ugliest Dog Contest.

Si tratta di un concorso di bruttezza che ogni anno viene organizzato a Petaluma (California) per incoronare l’esemplare a quattro zampe più brutto che ci sia.

Una crudeltà che lascia gli amanti dei cani senza parole ma che diverte quegli scellerati che vanno pazzi per i freak show canini e altre diavolerie.

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Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la scelta

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La preferenza tra pandoro e panettone dice molto del nostro rapporto con semplicità, complessità e cambiamento: cosa dice la psicologia

C’è una scelta che, durante le feste, ritorna con puntualità quasi rituale sulle nostre tavole: pandoro o panettone? 

Apparentemente banale, questa preferenza divide gusti e abitudini familiari da generazioni, ma può essere letta anche come un piccolo segnale del nostro modo di vivere il Natale.

Al di là delle mode e delle infinite varianti artigianali, il dolce delle feste resta un simbolo potente; legato all’idea di comfort, tradizione e piacere condiviso.

Senza voler trasformare una scelta gastronomica in un test di personalità, è interessante osservare come la psicologia attribuisca al cibo un valore emotivo e identitario.

Preferire il pandoro o il panettone non svela i nostri segreti più nascosti, ma può raccontare qualcosa del nostro rapporto con la semplicità, la complessità e il bisogno di rassicurazione o di varietà, proprio nel periodo dell’anno in cui queste dinamiche emergono con più forza.

**Le 5 personalità che si trovano durante le vacanze di Natale: quale siete?**

Pandoro o panettone? La psicologia spiega cosa c'è dietro la vostra scelta 

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pandoro o panettone

Se siete team pandoro

Chi è team pandoro spesso cerca nel Natale (e nel cibo) una forma di rassicurazione.

Il pandoro è lineare e senza sorprese: stesso sapore, stessa consistenza, stesso rituale ogni anno. Psicologicamente, questa scelta può riflettere una personalità che ama le cose chiare, riconoscibili, che funzionano senza troppe complicazioni.

Il pandoro piace a chi tende a preferire il comfort emotivo alla sperimentazione, a chi trova benessere nella ripetizione e nelle tradizioni così come sono. Non è una chiusura al nuovo, ma un bisogno di stabilità: in un periodo già carico di stimoli, impegni e aspettative, scegliere qualcosa di semplice diventa un modo per alleggerire.

È la scelta di chi nel Natale cerca una pausa dal rumore, più che un’esperienza da esplorare. Un dolce che non chiede di essere interpretato, ma solo gustato.

Se siete team panettone

Chi invece è team panettone tende ad avere un rapporto più fluido con la varietà e l’imprevisto.

Il panettone è stratificato, imperfetto, pieno di elementi diversi che convivono insieme: dolcezza, acidità, consistenze differenti. Non è mai identico a sé stesso, e forse è proprio questo il suo fascino.

Dal punto di vista psicologico, chi lo preferisce è spesso più aperto al cambiamento, meno infastidito dalle sfumature della vita e più attratto dalle esperienze complesse. Scegliere il panettone significa anche accettare ciò che non piace a tutti (uvetta e canditi) ma che fa parte del “pacchetto”. Un atteggiamento che racconta tolleranza, adattabilità e curiosità.

Il panettone è il dolce di chi vive le feste come un momento di convivialità vera, fatta di differenze che si incontrano. Di chi ama mescolare, provare, cambiare versione ogni anno. È la scelta di chi non cerca solo conforto, ma anche stimoli, storie, contaminazioni.

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Questi comportamenti quotidiani (apparentemente normali) peggiorano l'ansia senza che ce ne accorgiamo

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Molti comportamenti che consideriamo normali possono attivare ansia e stress continuo: ecco cosa accade al nostro sistema nervoso

Ci sono giornate in cui non sappiamo spiegare bene perché ci sentiamo irritabili, sotto pressione, come se il corpo corresse più veloce della testa. Spesso diamo la colpa al lavoro, ai ritmi frenetici della vita, ai colleghi anticipatici, al meteo o semplicemente al periodo dell’anno.

Può essere però che a contribuire a questa sensazione ci siano abitudini minuscole, talmente automatiche da non farci più caso. 

Secondo diversi terapeuti, molte delle nostre routine quotidiane (dal modo in cui iniziamo la nostra gioranta al modo in cui usiamo lo smartphone) attivano il sistema nervoso senza che ce ne rendiamo conto. E così un po’ alla volta, giorno dopo giorno, contribuiscono a rafforzare quell'ansia, quella tensione di fondo costante che sembra arrivare “dal nulla” ma che in realtà ha radici molto concrete.

Niente allarmismi: la buona notizia è che, una volta identificate, queste micro-abitudini si possono correggere con piccoli cambiamenti sostenibili. E gli effetti sul benessere mentale possono essere sorprendenti.

**5 frasi da non dire mai a una persona ansiosa (e cosa dire invece)**

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Il telefono al risveglio, il multitasking continuo e quelle “micro-scosse” che attivano il sistema nervoso

Molti comportamenti che ci sembrano innocui sono, in realtà, tra i principali responsabili dell’ansia quotidiana.

Il primo della lista? Guardare il telefono appena svegli. Quello che sembra un gesto normale, controllare notifiche, messaggi, social, non dà al cervello il tempo di passare gradualmente dal sonno alla veglia. Al contrario, lo espone immediatamente a un flusso di informazioni, stimoli e richieste che attivano la risposta allo stress già dal primo minuto della giornata.

A questo si aggiunge il nostro stile di vita iper-veloce: multitasking costante, pause saltate, pasti mangiati in fretta o direttamente rimandati, riunioni che si accavallano, email che arrivano a raffica. Corpo e mente non hanno mai un vero momento per rallentare e ricalibrarsi. È la condizione perfetta per alimentare ansia, stress e irritabilità.

Anche i micro-stress ripetuti, come le notifiche del telefono o l’email che lampeggia sullo schermo del pc, hanno un impatto maggiore di quanto pensiamo. Funzionano come piccole scosse al cervello; brevi, ma continue. Il risultato? Il sistema nervoso resta in iper-attivazione, come se fosse sempre pronto a reagire a una minaccia, anche quando in realtà non c’è.

Non è un caso che molte persone raccontino di “non riuscire più a rilassarsi davvero”: il corpo rimane in modalità fight or flight anche mentre siamo seduti sul divano. Una condizione sottile, invisibile, ma che alimenta anisao a lungo termine.

Poco sonno, troppi schermi e una routine che non rispetta i ritmi naturali

Un altro fattore chiave è il sonno. Quando dormiamo troppo poco (o male) le aree del cervello che regolano le emozioni diventano più reattive. E così, ciò che in un giorno normale sarebbe un piccolo fastidio (una mail urgente, un imprevisto, una discussione) diventa un detonatore emotivo. Siamo più suscettibili, più stanchi, più vulnerabili allo stress.

Il problema è amplificato dal tempo passato davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali. La luce intensa del computer o della televisione comunica al cervello che “non è ancora ora di dormire”, interferendo con la produzione di melatonina e con la capacità di disattivare gradualmente il sistema nervoso. E quando andiamo a letto con lo smartphone in mano, portiamo con noi anche tutte le sue notifiche, informazioni e stimoli non elaborati. Il risultato? Un sonno meno profondo, più risvegli notturni e maggiore anisao al mattino.

Infine, c’è un elemento spesso sottovalutato: il sovraccarico decisionale. Tra lavoro, messaggi, social, email, appuntamenti, scadenze e notifiche, ogni giorno prendiamo centinaia di micro-decisioni. Questo crea un affaticamento mentale che il nostro sistema non è progettato per sostenere a lungo senza pause. E quando il cervello si sente “sovraccarico”, l'ansia trova terreno fertile.

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Cosa possiamo fare per controllare e ridurre l'ansia

La buona notizia è che per ridurre l'ansia non servono cambiamenti drastici: spesso bastano piccoli aggiustamenti inseriti nella routine quotidiana.

Gli psicologi suggeriscono, ad esempio, di evitare di iniziare la giornata con il telefono in mano. Concedersi anche solo dieci o quindici minuti di “risveglio lento”, senza notifiche né stimoli digitali, aiuta il sistema nervoso a non attivarsi subito in modalità allerta.

Allo stesso modo, introdurre brevi pause durante la giornata (anche solo una manciata di secondi per fare stretching, chiudere gli occhi e fare un paio di respiri profondi) permette al corpo di ritrovare un ritmo più regolare e meno reattivo.

Un altro accorgimento utile riguarda le notifiche: limitarle significa ridurre quel flusso costante di micro-sollecitazioni che mantiene la mente in tensione.

Anche la gestione degli schermi serali può fare una grande differenza: tenere il telefono lontano dal viso o ridurre il tempo trascorso online prima di dormire aiuta il cervello a produrre melatonina e a prepararsi al riposo.

Infine, muoversi un po’ ogni giorno, anche per pochi minuti, contribuisce a sciogliere la tensione accumulata e a rimettere in circolo energie più equilibrate. È un modo semplice per ricordare al corpo che non deve restare sempre in modalità emergenza: può rallentare, respirare, ritrovare il proprio centro.

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Ecco il segreto per impacchettare i regali di Natale in 4 mosse

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Una guida pratica per capire come impacchettare i regali di Natale in modo ordinato, elegante e senza stress inutile

Impacchettare i regali di Natale per molti è un task più difficile e impegnativo che scegliere e comprare un pensiero per tutti.

Nonostante la sua apparente semplicità, l’idea di carta stropicciata, scotch visibile e fiocchi sbilenchi può mettere in crisi tutti, ma soprattutto gli amanti della precisione con poca dimestichezza coi lavoretti manuali.

La buona notizia però è impacchettare i regali di Natale in modo ordinato ed elegante non richiede talento artistico né materiali costosi, ma solo un po’ di metodo e qualche accorgimento pratico.

Con pochi passaggi mirati e un approccio più attento ai dettagli, anche il pacchetto più semplice può trasformarsi in una confezione curata e armoniosa, capace di valorizzare il regalo e di fare la una bellissima figura sotto l’albero, senza l’effetto improvvisato dell’ultimo minuto.

**5 trucchi per scrivere bigliettini di auguri di Natale originali (senza chiedere a ChatGPT)**

Come impacchettare i regali di Natale: i consigli da seguire passo dopo passo

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1. Scegliere carta e materiali (pochi, ma giusti)

Il primo errore quando si cerca di capire come impacchettare i regali è pensare che servano mille decorazioni. In realtà, meno materiali si usano, più il pacchetto risulta elegante.

La scelta della carta è fondamentale: meglio una carta leggermente più spessa, facile da piegare e meno soggetta a strapparsi. Le carte troppo sottili o lucide, invece, tendono a segnarsi subito e a rendere le pieghe imprecise.

Per andare sul sicuro, puntate su colori neutri o naturali (come carta kraft, bianco, verde bosco, rosso scuro) e abbinate un solo elemento decorativo: uno spago, un nastro in tessuto, un filo dorato. Anche materiali semplici come carta da pacchi e spago da cucina possono diventare molto chic se usati con coerenza.

2. Tagliare e piegare con precisione (il passaggio che fa la differenza)

Uno dei segreti di come impacchettare i regali bene è la precisione. Prima di tutto, misurate la carta appoggiando il regalo al centro e assicurandovi che i lati coprano completamente l’oggetto senza eccessi. Troppa carta rende difficile gestire le pieghe, mentre troppo poca vi costringerà a rattoppare all’ultimo minuto.

Quando piegate, fatelo con calma: passate il dito lungo i bordi per segnare le pieghe e ottenere linee nette. Anche i lati corti vanno chiusi con ordine, piegando prima verso l’interno e poi verso il centro.

Questo passaggio, spesso sottovalutato, è quello che trasforma un pacchetto “fatto in fretta” in uno visivamente pulito.

3. Chiudere bene (e nascondere lo scotch)

Un altro punto chiave di per impacchettare i regali di Natale alla perfezione è la chiusura. Lo scotch serve, ma non deve mai essere protagonista. Usatelo solo dove serve davvero e cercate di nasconderlo all’interno del pacchetto o sotto le pieghe. Se la carta è stata tagliata correttamente, basteranno pochissimi pezzetti.

Il resto del lavoro può farlo il nastro o lo spago: un giro semplice, un nodo ben stretto e magari un doppio passaggio intorno al pacchetto sono più che sufficienti.

Evitate fiocchi troppo grandi o complessi se non siete pratiche: un nodo pulito risulta sempre più elegante di un fiocco sproporzionato.

4. Il dettaglio finale che personalizza davvero il regalo

L’ultimo passaggio è quello che rende il pacchetto unico. Non serve esagerare: un solo dettaglio basta. Un bigliettino scritto a mano, un rametto di pino, una fettina d’arancia essiccata, un’etichetta in carta riciclata. 

Il consiglio è di scegliere un dettaglio coerente con il resto del pacchetto e ripeterlo su tutti i regali: questo crea un effetto armonioso sotto l’albero e dà subito l’idea di cura e attenzione.

Alla fine, imparare come impacchettare i regali di Natale non significa puntare alla perfezione, ma dedicare qualche minuto in più a un gesto che parla di tempo e presenza. Ed è proprio questo, spesso, il regalo più bello da ricevere.

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Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, più comfort, più tecnologia

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È il SUV più grande, confortevole e tecnologico mai prodotto da Citroën. Il compagno di viaggio più comodo e versatile della sua classe, pensato per chi desidera vivere ogni viaggio all’insegna del benessere

Chi è al volante, guida rilassato. I passeggeri a bordo, intanto, si godono il viaggio in classe extra-comfort. Un’alchimia perfetta, frutto delle qualità distintive del Nuovo SUV C5 Aircross: più spazio, comfort, tecnologia, sostenibilità e accessibilità, il tutto made in Europe, a Rennes, in Francia, nello storico stabilimento del marchio.

Se nel sovraffollato mercato dei SUV farsi notare non è facile, la nuova ammiraglia Citroën non passa di certo inosservata. Non è solo per il restyling estetico, è anche per quell’evoluzione di sostanza che ha portato la vettura verso un’idea di funzionalità e di utilizzo superiore. In un mercato dove spesso ci si concentra solo sulle prestazioni o sul design delle linee, infatti, Citroën punta sull'ergonomia.

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Il risultato? Un SUV diverso da tutti gli altri, progettato per chi vive l’auto come un’estensione della propria casa, per chi affronta il traffico quotidiano o lunghi trasferimenti stradali e cerca un ambiente che "ammortizzi" non solo le buche, ma anche lo stress della giornata. Il modello è ideale per le famiglie, ma anche per il mercato B2B/fleet.

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Design più maturo e scolpito

Rispetto alle linee arrotondate del passato, il Nuovo SUV Citroën C5 Aircross adotta un volto più deciso e aerodinamico. Il frontale è stato completamente ridisegnato, sono nuovi i fari a LED e altri dettagli eleganti che ne esaltano il carattere e fanno la differenza.

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Un "tappeto volante"

Uno dei punti di forza della vettura è il sistema di sospensioni con smorzatori idraulici progressivi (Progressive Hydraulic Cushions®). In parole semplici? Significa che l’auto assorbe le buche e le irregolarità del terreno in modo fluido, regalando quella sensazione di "tappeto volante" tipica della tradizione Citroën.

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Come nel salotto di casa

Se il design esterno cattura l’occhio, è l’abitacolo del Nuovo SUV C5 Aircross a convincere definitivamente chi cerca un’esperienza di guida decompressiva. 

Citroën ha lavorato per trasformare l’interno in un vero e proprio "salotto". Il concetto di Sofa Design si traduce in sedute ampie e accoglienti, un’illuminazione ambientale estesa, la presenza di elementi d'arredo e l’uso di tessuti che riprendono i codici dell'interior design.

A seconda degli allestimenti, l’uso dell’Alcantara o della pelle con impunture a contrasto non serve solo all'estetica, ma trasmette una sensazione tattile di calore.

Sotto il rivestimento superficiale, i sedili nascondono uno strato di 15 mm di schiuma strutturata che evita l'effetto di "affossamento" tipico delle sedute troppo morbide, garantendo sostegno posturale anche dopo ore di viaggio.

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Accanto alla comodità, il sistema di Ambient Lighting - illuminazione d’ambiente - definisce l’atmosfera desiderata a bordo: i punti luce discreti posizionati nei vani portaoggetti, nel tunnel centrale e lungo la plancia creano una luce soffusa che riduce l’affaticamento visivo durante la guida notturna. 

Questa "bolla luminosa" esalta i volumi dell'abitacolo e aumenta la percezione di spazio e protezione, rendendo l'ambiente accogliente come una stanza ben illuminata.

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Tutto a portata di mano

L’ottimizzazione dell’ergonomia sul Nuovo SUV C5 Aircross passa per una riprogettazione della console centrale, ora più pulita e razionale. 

La seduta è alta per dominare la strada, ma qui è stata affinata per garantire che ogni comando sia dove il conducente si aspetta di trovarlo. Il nuovo posizionamento dello schermo da 10" è studiato per essere perfettamente in linea con lo sguardo, riducendo i movimenti della testa e permettendo di mantenere la massima concentrazione sulla guida. L'obiettivo è semplice: fare in modo che il conducente abbia tutte le informazioni davanti a sé e a portata di mano, in modo da poter guidare in tranquillità e ridurre lo stress, con l'ausilio di schermi digitali che offrono chiarezza e grafica accattivante. 

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Gamma completamente elettrificata

Per la prima volta anche 100% elettrico, Nuovo SUV C5 Aircross è disponibile in due versioni, la più equilibrata e accessibile Comfort Range, dotata di un motore da 210 CV / 157 kW abbinato a una batteria da 73 kWh, per un'autonomia di 520 km, e la Long Range, con motore da 230 CV/170 kW e una batteria da 97 kWh, presto ordinabile, che offrirà un’eccezionale autonomia di 680 km.

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