Protagonista di Amici, inviato dell’Isola dei famosi, ex marito della showgirl Belén Rodríguez: abbiamo conosciuto tanti Stefano De Martino. A Grazia il ballerino racconta com’è davvero lontano dai riflettori. Parla delle certezze arrivate con la paternità e degli eterni dubbi di innamorato
Mi fa vedere qualche passo di danza?» Di fronte a noi c’è un enorme prato, nessuno intorno. Incontro Stefano De Martino, celebre “ex” di molte cose, ovvero ex ballerino professionista della trasmissione Amici di Maria De Filippi, ex inviato de L’isola dei famosi e anche ex marito della showgirl Belén Rodríguez, prima della sfilata-evento del marchio Intimissimi.
Lo ammetto: spero che si esibisca solo per me. Invece no: «Odio quando me lo chiedono». Non lo dice in modo scontroso, perché lui è davvero simpatico e intelligente e, a dire la verità, con questa intervista ha abbattuto ogni mio pregiudizio. «Nelle rare volte in cui vado in discoteca, mi chiedono: “Perché sei seduto? Non danzi?”. Ma io ballo come professionista da più di dieci anni: perché dovrei farlo quando non c’è bisogno?».
Da bambino non sarà stato così. Le piaceva fare degli spettacolini per la famiglia?
«Certo, la mia prima sala di danza è stata la camera da letto dei miei genitori: ballavo davanti allo specchio dell’armadio. Ho ereditato il gene da mio padre, ex ballerino del teatro San Carlo di Napoli. A lungo ha cercato di dissuadermi: conosceva la precarietà del mondo dello spettacolo».
Suo padre quando si è messo il cuore in pace?
«Avevo 10 anni e accompagnavo a danza mia sorella piccola. La scuola era lontanissima da casa e rimanevo un’ora e mezza ad aspettarla. Un giorno l’insegnante mi ha detto: “Perché non provi?”. Ho subito capito che quel mondo, che era di mio padre, era anche il mio».
Ultimamente ha fatto altro: coach, conduttore, inviato per la tv. Che lavoro fa ora?
«Vorrei anch’io spiegarlo a mia nonna che ogni tanto me lo chiede. Appartengo, però, a una generazione in cui l’idea di avere un ruolo ben definito, un mestiere preciso, non esiste più. Noi giovani dobbiamo conoscere i nostri talenti e sfruttarli in diversi ambiti, cogliendo le occasioni. A me piace evolvere, avere nuovi stimoli. Per tanti anni sono venuti dalla danza. Adesso ce ne sono altri».
Si è detto che non voglia fare più l’inviato dell’’Isola dei famosi perché stare tre mesi lontano da Santiago, il bambino che ha avuto da Belén Rodríguez, 5 anni, sono troppi. Ho visto su Instagram la foto del suo primo giorno di scuola: è innamorato di suo figlio?
«Ai miei amici che hanno dei dubbi se mettere al mondo un bambino dico che bisogna farlo senza pensarci troppo. È una grande responsabilità, una vera missione, ma poi quando ti capita non puoi più fare a meno del tuo bambino. Sono follemente innamorato di Santiago e ho capito che il più grande regalo che posso fargli è il mio tempo, la mia attenzione. Per colmare l’assenza provocata dalla separazione da sua madre, cerco di accompagnarlo a scuola o di andare a prenderlo quasi tutti i giorni. Con Belén abbiamo messo in piedi un’organizzazione che funziona».
Che cosa le piace di lui?
«Il fatto che riesca a stringere amicizia con tutti e sia a suo agio in ogni ambiente. Pur essendo un bambino privilegiato non è così attento alle differenze sociali ed è un grande pregio».
Con la stilista e influencer Gilda Ambrosio forma una coppia dai contorni sfumati. Quando l’abbiamo interrogata su di lei in un’intervista ha detto: «No comment, ma le voglio un bene infinito». Siete fidanzati o solo “amici speciali”?
«Non c’è una definizione. La conosco da due anni, ma è una persona con cui ho avuto subito un’empatia fortissima, abbiamo molti interessi in comune ed estrema fiducia l’uno nell’altro. Per me è una figura di riferimento molto importante. Ma sono spaventato dai rapporti di coppia e, quando incontro una persona come Gilda, che mentalmente è sulla mia stessa lunghezza d’onda, mi spiace rovinare il rapporto con una relazione, perché per me l’amore di una coppia ha sempre una fine».
Mentre forse lei vorrebbe con Gilda un legame eterno?
«Hanno quest’ansia di vedermi sistemato, ma io a 28 anni ho già alle spalle un matrimonio, un divorzio e un figlio. Se nei prossimi 50 anni non mi succedesse nient’altro, starei bene lo stesso».
Forse, in realtà, c’è tutta una fila infinita di donne che vorrebbero candidarsi come fidanzata.
«Sono persone che non mi conoscono bene, perché altrimenti non si candiderebbero. Se avessi una figlia femmina e si presentasse Stefano De Martino, la chiuderei in casa: sono un uomo “inaddomesticabile”, ingestibile, troppo indipendente. Le donne hanno bisogno di molta attenzione, io non ci sono mai. Eppure ho un’idea romantica dell’amore, anche se non la metto in pratica. Insomma, la coppia mi ispira, ma mi spaventa».
Stefano De Martino rappresenta un’illusione per le donne?
«Direi che come partner mi vendo molto meglio di quello che sono. Ma non ho paura delle pene d’amore, anzi, ben vengano le sofferenze: vuol dire che sei vivo. Molto meglio una crisi di cuore che la paralisi emotiva».
Oggi è qui, alla sfilata del marchio italiano più importante di lingerie. Non mi dica che la vedremo presto come testimonial di Intimissimi Uomo?
«È un marchio che ha una grande identità globale e ammiro molto il lavoro di immagine che fanno. Oggi sono qui solo come osservatore. E sono stato abbastanza a torace nudo nella mia vita come ballerino».
Qual è la sua prossima sfida professionale?
«Mi piacerebbe fare il salto e fare vita d’ufficio. Perché sono un creativo, ho mille idee: nello stesso pomeriggio vorrei aprire un’attività, creare un’app, progettare la campagna di un’azienda. Per me, per esempio, Instagram, che uso moltissimo, non è un modo per ammazzare la noia, ma per imparare. E questo offre molti spunti sulla comunicazione aziendale».
Si sente pronto al salto?
«Non sono mai stato pronto a nulla, ma sono una persona curiosa e ho imparato molte cose sul campo, compreso fare tv».
Ma prima di avere successo, che lavoro faceva?
«Di tutto, dal cameriere al parcheggiatore al fruttivendolo, che è stato il più faticoso, ma che mi dava soddisfazioni perché mi permetteva di stare a contatto con la gente: è quello che amo di più».
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