L’attrice Rooney Mara, la Lisbeth Salander di Uomini che odiano le donne, lontano dai riflettori è talmente riservata da avvolgere nel mistero il suo privato. Con noi, però, fa un’eccezione, posando in queste foto e raccontando la sua vita fatta di regole ferree e zero compromessi. Soprattutto quando deve evitare la sofferenza di altri esseri viventi
La prima sensazione che si prova nell’incontrare Rooney Mara, candidata due volte al premio Oscar come attrice protagonista per il film Millennium. Uomini che odiano le donne e come attrice non protagonista per il film Carol, è quella di voler abbassare il tono della propria voce e continuare la conversazione sussurrando, come in una ninna nanna.
Sarà forse il suo modo di accoglierti, seduta in poltrona, con le gambe comodamente incrociate in una posizione yoga, o il suo parlare calmo mentre muove le labbra e gli occhi in maniera quasi impercettibile, senza togliere vivacità allo sguardo penetrante, o, forse, l’idea che ami andare a dormire alle 21,30; fatto sta che, intervistandola, è quasi impossibile non lasciarsi sopraffare da quell’atmosfera ovattata che la circonda e che diventa, immediatamente, il suo stile distintivo.
Anche se la sua riservatezza a volte può sembrare una corteccia impenetrabile, Rooney Mara non chiude mai completamente l’accesso allo sguardo altrui sul suo mondo. E non ci si può nemmeno sottrarre dal notare la somiglianza, per certi versi addirittura ricercata, con Audrey Hepburn, per la quale il celebre couturier Hubert de Givenchy creò nel 1957 un profumo audace e originale, L’Interdit, che l’attrice indossò per mesi in maniera esclusiva prima che venisse lanciato sul mercato.
Non è un caso, allora, se la maison Givenchy ha scelto proprio l’attrice Rooney Mara come ambasciatrice per il rilancio della fragranza. È un momento intenso per Rooney. Poco più di due mesi fa ha deciso di andare a vivere con il suo fidanzato, l’attore Joaquin Phoenix, con il quale condivide la passione per la vita casalinga, riservata e ai limiti dell’asocialità, e uno sconfinato amore per gli animali.
Entrambi hanno sostenuto, prestandosi anche come voce narrante, la realizzazione del documentario Dominion, che mostra gli effetti terribili che gli esseri umani possono avere sulla natura. Sempre insieme, Phoenix e Mara sono inoltre protagonisti di Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot, l’ultimo film del regista Gus Van Sant.
Grazia ha incontrato l’attrice a New York per parlare del suo rapporto con la bellezza, con la moda e delle sue passioni oltre il cinema.
È proprio vero che lei va a dormire così presto?
«Sì. È la mia prima cura di bellezza».
E la seconda?
«Non ho quello che potremmo chiamare un “rituale”. Dormo molto e uso sempre la protezione solare. Per il resto, scelgo solo prodotti naturali come l’acqua di rose e le formule del marchio Olio e Osso».
La sua bellezza è un dono naturale?
«Quella esteriore esiste solo come riflesso di quella interiore. Ciò che rende davvero bella una donna è la sua capacità di esercitare sempre un forte autocontrollo e, al tempo stesso, di essere profondamente umana».
Il suo capo di abbigliamento preferito?
«Il pigiama. La mattina odio vestirmi. Se non devo uscire, mi piace restare in pigiama anche per tutto il giorno».
Così, però, sta smontando la mitologia che nell’immaginario di tutti accompagna la vita di una diva di Hollywood.
«Non posso farci nulla, non mi interessano le feste o gli stravizi, non bevo e mangio sano. Nel corso del tempo sono molto cambiata e oggi non mi importa di ciò che ci si aspetta da me, non sento il bisogno di dover restare legata a un personaggio in particolare, sebbene di successo. Anzi, la determinazione a non farmi influenzare nelle mie scelte dalle aspettative altrui è un mio principio inalienabile».
Però per Givenchy si toglie volentieri il pigiama.
«Ho sempre amato questo marchio. L’ho scelto spesso anche per i tappeti rossi più importanti della mia carriera, a partire da quello di Millennium, nel 2011. Trovo che il design di Clare Waight Keller (la direttrice creativa della maison Givenchy, ndr) sia estremamente romantico e femminile ma, allo stesso tempo, contemporaneo e all’avanguardia. Lo stile dei suoi abiti tiene meravigliosamente insieme due elementi che amo molto: quello gotico e quello minimalista».
In che cosa le corrisponde di più la visione della donna Givenchy?
«Nel suo essere curata, sicura di sé, intelligente e determinata a superare i confini, ma anche a muoversi con un ritmo tutto suo».
Lei è diventata vegana sette anni fa e da due non indossa nessun capo che sia di pelle. Ora ha anche lanciato, con due sue amiche, una linea di abbigliamento che non usa prodotti animali, la Hiraeth. Ha difficoltà a trovare capi di abbigliamento che le piacciono e che rispettano la natura?
«Generalmente indosso abiti realizzati con la lana, ma noto che sta crescendo l’offerta di indumenti che non utilizzano prodotti di origine animale. Anche Givenchy offre una scelta di capi vegani e una selezione di pellicce non animali di grande interesse».
Gli animali sono infinitamente importanti per lei, ci sembra di capire.
«Sì. La difesa dei diritti degli animali è importantissima per me. Ma non è l’unico tema che mi sta a cuore. Seguo anche fondazioni che aiutano bambini orfani e vulnerabili: la Uweza Foundation e la Hekima Place in Kenya, e altre organizzazioni che aiutano i rifugiati».
Parliamo dell’attrice ora: come sceglie i suoi ruoli?
«Non saprei spiegarlo in maniera razionale, a muovermi è un insieme di sensazioni, una sorta di istinto. Le mie decisioni derivano in gran parte dalla consapevolezza che non potrei interpretare qualunque tipo di ruolo. Almeno, non al massimo delle mie capacità».
Quale tra i suoi film è quello che preferisce?
«Non ce n’è uno in particolare. Mi piacciono cose diverse di film diversi. Storia di un fantasma è stato quello che mi è piaciuto di più rivedere, probabilmente perché non ci sono molte scene in cui sono presente, ma anche perché è un film che offre molti spunti di riflessione».
E il film al quale non ha partecipato e che le piace rivedere?
«Ce ne sono tanti, ma se dovessi sceglierne uno soltanto direi Vacanze romane con Audrey Hepburn».
Che effetto le fa sapere che il suo viso è legato al rilancio di un profumo iconico come L’Interdit?
«Il fatto che fosse il profumo preferito di Audrey Hepburn mi ha affascinato molto e mi sono sentita molto speciale per aver avuto l’opportunità di essere parte integrante del processo che avrebbe riportato in vita la storica fragranza».
Uno dei primi profumi di cui ha memoria?
«Quello della naftalina a casa dei miei nonni: mi ricorda la mia infanzia, la serenità. E poi il profumo della pioggia, delle peonie e dei ranuncoli. I profumi, gli aromi, le fragranze hanno un potere enorme perché riescono a rievocare memorie e sentimenti in maniera improvvisa e inaspettata».
Il nome del profumo, L’Interdit, significa “Il proibito”: che cosa c’è di proibito oggi, secondo lei?
«Per quanto mi riguarda, non c’è nulla che potrebbe essermi proibito. O meglio, ci sono tante cose che non farei per mia scelta o per non far dispiacere a qualcuno a cui tengo. Però, se ci fosse qualcosa che sentissi davvero come giusta da fare e fosse vietata, non penso che qualcuno riuscirebbe mai a fermarmi».
Lei è una persona decisamente riservata. Come si sente quando è al centro di campagne pubblicitarie importanti come quella per Givenchy?
«Normalmente detesto i servizi fotografici e quando devo posare finisco sempre per sentirmi a disagio. Tuttavia, poiché conosco da anni e amo le persone che lavorano per la maison, ho trovato tutto molto divertente. Far parte di questo progetto è stato entusiasmante, credo si veda anche dalle foto».
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