Lo abbiamo visto sempre nei guai nel Trono di spade, la serie tv che ha appena stravinto agli Emmy Awards. Ora l’attore è tornato sul set per le riprese dell’ultima stagione, tra nuove congiure e oscuri tradimenti. Ma a Grazia racconta altre e più difficili sfide: quelle con le sue figlie e quelle con i suoi demoni
Un uomo che non si prende troppo sul serio. Lo incontro in una camera d’albergo di fronte al mare. Non ci casca quando lo provoco su un fatto globalmente accettato, ovvero il suo fascino: ci scherza sopra. Lo abbiamo visto per anni nei panni di Jaime Lannister nella serie tv Il trono di spade, in cui è quasi sempre nei guai.
Del resto, se sei il primo figlio di un potentissimo lord e il fratello gemello di una fascinosa sorella con cui hai una segreta relazione incestuosa, le cose non saranno mai troppo facili per te. Nikolaj Coster-Waldau è il personaggio di una serie che ha vinto una pioggia di premi, ultimo quello di Miglior serie drammatica agli Emmy Awards di qualche giorno fa. Ma nella vita vera questo attore danese, 48 anni, è felicemente sposato e ha due figlie di 14 e 17 anni.
Ha debuttato in teatro, è diventato famoso in Danimarca con il suo primo film, Il guardiano di notte, e poi in America, nel 2011, è iniziata per lui l’avventura del Trono di spade, la serie diventata un successo planetario. Da poco testimonial della linea L’Oréal Men Expert, ha appena terminato le riprese di Domino, film diretto da Brian De Palma.
Dopo Il guardiano di notte sono venute commedie romantiche come Mille volte buonanotte, con Juliette Binoche. Come vede i suoi esordi, dalle vette del successo raggiunto?
«Si cerca sempre un filo rosso nella carriera di un attore, ma le variabili sono moltissime. Quando sei giovane, vuoi solo lavorare, poi inizi a cercare ciò che ti piace davvero. Io oggi posso dire che amo cose diverse, dai drammi alle commedie».
Davvero ama le commedie?
«Certo, e le migliori nascono da fatti tragici. Basta pensare alla nostra vita: se ti ricordi di un giorno in cui eri infuriato, a due anni di distanza ti chiedi come facevi a sentirti così».
Com’è diventato così saggio?
«Non lo sono affatto, ma da attore cerco di capire come funzionino gli esseri umani».
È questo che l’ha spinta a fare il suo lavoro?
«È un mestiere che sognavo sin da piccolo. Forse uno psicologo mi direbbe che sono in fuga da me stesso. La verità è che mi interessa esplorare la differenza tra il modo ideale in cui vorremmo vivere e le nostre azioni concrete. C’è sempre una grande distanza tra le due cose. Non so quale sia il motivo, ma di sicuro le azioni sono più complicate delle parole, e le relazioni d’amore ce lo spiegano bene».
Parliamo dei conflitti di coppia, allora.
«La prima cosa che facciamo è accusare il partner. Se invece andassimo un poco più a fondo, scopriremmo che quello di cui incolpiamo l’altro è solo una proiezione di qualcosa che riguarda noi».
Nel 2011 è arrivato in America, dove ha lavorato con il regista Ridley Scott, e poi con star come Jessica Chastain e Tom Cruise. Come ricorda quel periodo?
«Ero spinto dalla curiosità, tutto quel mondo nuovo e quell’insicurezza erano adrenalina pura».
«Gli attori tendono a essere persone un po’ incasinate», sono parole sue.
«Sono sicuro che valga anche per i giornalisti, o mi sbaglio? C’è un’idea romantica intorno all’artista tormentato, ed esistono davvero persone così. Ma se usi il tuo lavoro di attore come terapia, non sei al servizio dei personaggi, stai solo assecondando i tuoi demoni personali. Se vuole una risposta secca: ci sono attori “incasinati”, è vero, ma chi non lo è?».
Siamo tutti un po’ vittime delle professioni che facciamo?
«È così. Ricordo che a New York frequentavo un detective per prepararmi a un film. Quando gli ho chiesto dei lati scomodi della sua professione, mi ha risposto: “Parto sempre dall’idea che una persona mi stia mentendo, è una deformazione professionale. Ma se arrivi a farlo anche nella vita privata, va tutto a rotoli”».
Da attore pensa che tutti stiano sempre fingendo?
«Credo che siamo tutti vittime delle circostanze e che sia impossibile essere oggettivi. Non c’è mai una sola verità».
Che cosa l’ha fatta innamorare di sua moglie, la cantante groenlandese Nukaaka?
«Ricordo che l’ho vista entrare da una porta e mi sono detto: “È lei”. Non ci siamo nemmeno parlati. Mi sono voltato e ho detto all’amico che era con me: “Mi sposo”. Lei non lo sapeva ancora».
Come va con Philippa e Safina, le vostre figlie, ora che sono in un’età delicata come l’adolescenza?
«La più grande, 17 anni, ha il primo fidanzato, e quando mia moglie mi ha detto: “Nikolaj, c’è questo ragazzo...”, sono stato preso dal panico. Ho sentito che dovevo fare qualcosa, poi mi sono calmato e mi sono detto: “Dai, tu a quell’età hai lasciato casa, va tutto bene”. Molti genitori vorrebbero che i figli non se ne andassero mai, io sono arrivato alla conclusione che sarebbe terribile: devono sviluppare fiducia in loro stessi».
È difficile lasciar andare le sue ragazze?
«Molto, hai sempre paura che qualcuno le ferisca. E sai che, prima o poi, succederà davvero».
Com’è stato crescere solo con sua madre, senza un padre?
«Non importa chi ti tira su, ma il fatto che impari dai suoi valori. Poi con il tempo potrai dire se sono stati buoni o se sia meglio per te non seguirli».
Che cosa le ha insegnato sua madre?
«A educare le mie figlie come lei ha fatto con me e le mie due sorelle. Ci ha mostrato come avere rispetto per gli altri e come avere fiducia in noi stessi. E poi, siccome lei si fidava di me, sentivo la responsabilità delle mie azioni e non ho mai avuto bisogno di essere un ribelle totale».
Come sarà Jaime Lannister nell’ultima stagione del Trono di spade, in onda nel 2019?
«Non posso dirle nemmeno una parola, mi sparerebbero».
Vogliamo almeno un’anteprima.
«Le dico che c’è voluto più tempo per girare questi sei episodi che non le due stagioni precedenti messe insieme».
Com’è essere il bello della serie?
«Sono felice che me lo chieda, lo ha già detto a Kit Harington (l’attore sex symbol che interpreta Jon Snow nel Trono di spade, ndr)? Se lo scrive nel suo articolo, prometto di leggerglielo al telefono».
La risposta alla domanda?
«Non penso a me in questi termini».
Ma ora che è testimonial della linea L’Oréal Men Expert si occuperà di più del suo aspetto fisico?
«Non sono un vanitoso, ma col passare degli anni devo prestare più attenzione al modo in cui mi presento».
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