Abbiamo intervistato Nicola Coughlan, tra vita privata e le scene hot di Bridgerton


Ha fatto una lunga gavetta per arrivare al successo. E oggi è il personaggio principale della serie romantica più amata al mondo. Abbiamo incontrato Nicola Coughlan, in accappatoio e cerchietto (non uno qualunque: è Versace) nella camera dell'hotel milanese in cui si trova per la conferenza stampa di lancio della terza stagione di Bridgerton (su Netflix in due parti, dal 16 maggio e poi dal 13 giugno 2024).
** Qui trama e recensione **
Nel giardino dell’albergo una folla di fotografi e giornalisti la stanno già aspettando, saliamo in camera sua. Lei è seduta in poltrona, scalza, in accappatoio bianco con un fiocco in testa, sorseggia un caffelatte ghiacciato.
«È la mia prima volta a Milano, la terza in Italia. Ero a Firenze qualche tempo fa seduta in una piazza. Si è avvicinata una signora: “È lei lady Whistledown? (la scrittrice segreta di Bridgerton, alter-ego di Penelope Featherington interpretata da Coughlan, ndr). Non finirò mai di stupirmi quando la gente, ovunque nel mondo, mi riconosce per strada». Piccolo effetto collaterale del successo planetario di Bridgerton, con 82 milioni di spettatori in tutto il mondo.
Nicola è a Milano per presentare l’attesissima terza stagione che racconta l’evoluzione dell’amicizia tra Penelope Featherington (Nicola Coughlan) e Colin Bridgerton (Luke Newton) che si trasforma in una storia d’amore non solo romantica, ma ad alto tasso erotico.
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Ha fatto una lunga gavetta per arrivare al successo. Oggi è il personaggio principale della serie romantica più amata al mondo. Che effetto le fa?
«Non ci credo ancora, non avevo mai immaginato potesse succedermi. Amo le commedie: pensavo di recitare per sempre la parte della ragazza strana, un po’ nell’angolo, una nicchia in cui sto bene. La mia ispirazione sono sempre state attrici come Judy Garland, Bette Midler, Barbra Steisand: donne forti. Non proprio eroine romantiche. Ma quello che mi piace di questa stagione di Bridgerton è che sono un po’ tutto: ironica, romantica, sexy».
Nella terza stagione l’amicizia tra Colin e Penelope diventa amore. Rispetto alle altre stagioni il rapporto è ribaltato. Colin perde la testa, s’innamora perdutamente. Che messaggio trasmette la “nuova” Penelope agli spettatori?
«Il mio personaggio nelle stagioni precedenti commette errori, soprattutto non crede in se stessa. Ora impara ad amarsi. Se non avesse fatto un percorso interiore, Colin non l’avrebbe vista in modo diverso. Prima tra di loro c’era un’asimmetria: lui in alto, quasi perfetto, lei in basso. Ora finalmente sono sullo stesso piano. È un messaggio per tutte le donne: per prima cosa apprezzate voi stesse. Spesso noi facciamo compromessi o un passo indietro. Anche io, prima di girare questa stagione, temevo di non essere in grado di fare la protagonista. Ma arriva un momento in cui l’autocritica non aiuta. Devi solo buttarti, senza troppe domande».

Con Luke Newton avete girato scene molto hot. Com’è stato?
«Sapevamo fin dall’inizio di Bridgerton di doverlo fare, c’è stato tempo per prepararsi, eppure non lo avevo mai fatto ed ero terrorizzata. Ma con Luke (che interpreta Colin) siamo amici e questo aiuta: all’inizio abbiamo riso, poi nessun imbarazzo. Lo abbiamo preso talmente sul serio da rompere facendo sesso un pezzo di arredamento. Ma la produzione non vuole che riveliamo cosa».
Da bambina, che cosa voleva fare da grande?
«Fin da quando avevo 5 anni, l’attrice. Avevo visto Judy Garland ne Il Mago di Oz. “Voglio farlo anch’io”, ho detto. Da allora non ho più cambiato idea. Il mio primo ruolo l’ho avuto a 9 anni: una piccola parte in un film girato a Galway, la mia città in Irlanda. Non dovevo dire nulla, solo dare da mangiare ai cigni. Mi hanno pagato 35 sterline: sembravano un’enormità».
Il suo successo è arrivato tardi. A 30 anni lavorava part-time da un ottico ed era tornata a Galway dai genitori. Aveva paura che la recitazione non fosse la sua strada?
«Non avevo soldi. Non potevo rimanere a Londra a fare solo audizioni, la mia carriera era ferma. Ci sono stati momenti in cui mi sono detta: “Sono davvero destinata a recitare?”. Ma dentro di me, nel cuore e nell’anima, ne ero convinta. Perché a teatro, anche davanti a solo dieci spettatori, provavo grande gioia».
Sette anni dopo ha raggiunto la fama mondiale. Si sente una donna diversa?
«Non proprio, certo ci sono i red carpet, ma le mie migliori amiche sono quelle che avevo a 7 anni e sono molto legata a mia sorella. Quando torno a casa continuo a fare la babysitter dei miei nipoti e a pulire il bagno di mia mamma».

In famiglia ha un soprannome?
«Mia sorella Clodagh mi chiama Spielberg. Da piccola avevo una videocamera. Prendevo i video così seriamente, con una tale attenzione ai dettagli, alla perfezione, che mia sorella ha iniziato a chiamarmi “Spielberg”. Ma se sul lavoro sono meticolosissima, a casa sono invece una persona decisamente disordinata».
Sta parlando della sua casa a Londra?
«Sì. Mi sento davvero fortunata di aver potuto comprare questo appartamento, l’amo molto. È davvero una “girly house”: è in stile vittoriano e la prima cosa che ho comprato è stato uno specchio rosa. Ci sono anche oggetti di antiquariato, vecchie foto. Ho la passione dell’interior design. L’appartamento è un po’ ancora working in progress, ma è accogliente, “cosy”. Ho perfino una collezione di magneti che attacco sulla cappa della cucina. Mi piace invitare gli amici, preparare cene. La mia amica Rebecca Asher, la regista che mi ha diretto in Big mood (una serie britannica di successo in onda su Channel 4 dallo scorso marzo), è stata ospite a casa mia. Ha cercato di riordinarmi la casa, ma non sapeva da dove cominciare. Io ci rido su e ai miei amici dico: “Sono perfetta in tutto il resto”. Ma ammetto: in casa vivo nel caos».
C’è posto per l’amore nella sua vita?
«Da sempre tengo la mia vita sentimentale privata. Non è facile: quando sei un personaggio pubblico c’è molto interesse su di te. Lo capisco, sarà per questo che mi piacciono i reality: raccontano tutto sulle persone. Ma la mia famiglia e le mie persone più care me le tengo un po’ segrete, solo per me».
Il suo rapporto con la moda è cambiato negli ultimi anni?
«Tantissimo. Bridgerton ha avuto un ruolo fondamentale in questo cambiamento. La prima volta che la gente ha iniziato a sentir parlare di me è quando ho recitato nella serie tv Derry Girls. Ricordo che per partecipare ai BAFTA (British Academy Film Awars), non sapevo che cosa indossare. Mi sono vestita un po’ a caso, non mi sentivo a mio agio. Ma quando ho iniziato a girare Bridgerton, mi piaceva vedere come i costumisti creavano gli abiti, dal primo schizzo fino agli ultimi dettagli. E quando li provavi arrivava magari qualcuno ad aggiungere un piccolo fiore al corpetto. Dev’essere allora che ho pensato: “Amo la moda”. E mi sono detta: “Perché non ti vesti un po’ così anche nella vita reale?” E ho incontrato la mia meravigliosa stylist, Aimée Croysdill. Insieme ci divertiamo molto. Anche perché i red carpet sono un po’ una cosa a sé: nella vita di tutti i giorni io indosso leggins, felpe e non mi trucco».
Eppure ora è considerata talmente ben vestita da meritarsi un posto della classifica “Best dressed women” di Vogue. Come ha reagito la sua famiglia a questa notizia?
«Ridevano e, con i miei amici, mi prendevano in giro. Mi dicevano: “Se vedessero come ti vesti ogni giorno, non saresti in quella classifica”. La verità è che c’è la versione red carpet di me e quella più casalinga, quando magari vado a comprare il latte. Ed è giusto che siano separate».
Riesce ad andare a prendere il latte senza che le chiedano un selfie?
«In effetti la gente ama molto Bridgerton e guardano gli episodi non una volta sola, ma più volte e questo per un attore è un grande complimento. Effettivamente qualcuno mi ferma, ma è sempre gentile. È un privilegio far parte del cast di Bridgerton».
Molte persone le fanno domande più sul suo corpo che sul suo lavoro da attrice. La infastidisce?
«Un po’, perché amo il mio lavoro e ne sono orgogliosa. Potrei parlargliene all’infinito. E poi sono irlandese: ho molte altre storielle da raccontare».
Eppure in una lettera che ha scritto per Harper’s Bazaar ha detto che fisicamente lei si dà come voto 7.
«Sì, è vero. Ci sono alcune persone che si danno 10 su 10. Ma nelle mie giornate migliori, io mi sento un buon 7. Direi che non c’è niente di male a sentirsi un 7, no?».
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