Il Mostro: perché vedere la serie tv di Stefano Sollima su Netflix


Già dalle prime inquadrature di Il Mostro, Stefano Sollima (Romanzo Criminale, Suburra, ACAB - All Cops Are Bastards) catapulta il suo spettatore nelle atmosfere cupe delle notti segnate dagli omicidi di quello che la cronaca battezzò come “Il mostro di Firenze”, per poi portarlo in uno dei suoi racconti sulla criminalità seriale, che palleggia con la solita maestria di sceneggiatura e atmosfera, togliendo il ritmo sincopato di altre sue produzioni per lasciare tempo al silenzio e al buio di fare il loro lavoro su tensione e suspense.
Il Mostro arriva su Netflix il 22 ottobre. La serie tv è composta da quattro puntate della durata di un’ora abbondante ciascuna. Ha inizio con l’assassinio di Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, di 22 e 19 anni, fuori Firenze il 19 giugno 1982, per poi fare un tuffo nel passato, e lì focalizzarsi, al precedente omicidio di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, avvenuto nel 1968, per cui era stato accusato il marito della donna, Stefano Mele. Le analogie con il crimine del passato portano la Polizia a tornare a riaprire il caso con la speranza di trovare il vero colpevole e dunque, il Mostro.
Non c’è nulla di inventato. I fatti sono tutti presi dalle indagini e dagli atti processuali. La ricostruzione è pazzesca - dalle auto ai vestiti - e la storia davvero ben tradotta per il piccolo schermo, con tocchi di bravura registica e di capacità d’intrattenimento notevoli.
**Cosa guardare su Netflix - catalogo aggiornato**
**I più bei film tratti da storie vere da vedere su Netflix**
(Continua sotto la foto)

Di che cosa parla Il Mostro di Stefano Sollima
La serie ripercorre i fatti legati al caso del Mostro di Firenze, ricostruendo attraverso documenti della Polizia, dei processi e delle inchieste giornalistiche, la lunga e contorta indagine sulla serie di omicidi di giovani coppie avvenuti tra il 1968 e il 1985.
La serie si concentra sui “mostri possibili”, che man mano sono emersi attraverso testimonianze e rivelazioni.
In particolare, questa prima stagione, si focalizza su quella che venne denominata “la pista sarda” legata ad alcuni membri di una famiglia sarda emigrata in Toscana, i Mele, e ripercorrendo l’assassinio di Barbara Locci del 1968, con cui la Polizia trovò analogie nei delitti del Mostro.

L’assassinio di Barbara Locci e del suo amante: la pista sarda
Quando a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 i delitti del Mostro s’intensificarono incominciando a far tremare l’Italia, la Polizia alla ricerca di una pista percorribile trovò dei collegamenti con un omicidio dichiarato passionale del 1968: quello di Stefano Mele, immigrato sardo, ai danni della moglie Barbara Locci e del suo amante.
La prima stagione di Il Mostro non punta solo a ricostruire l’indagine ma entra nella vita di Mele e di sua moglie, provando a ricomporre la loro storia in base ai racconti che man mano vengono proposti agli agenti.

Le false piste
Sollima prova a calarci nella confusione in cui si trovarono gli agenti di Polizia durante questa indagine, proponendoci lo stesso racconto che di puntata in puntata cambia in base al protagonista e ai punti di vista.
Così i colpevoli diventano carnefici e viceversa, in una storia dal finale inquisitorio. Intanto, mentre le indagini si arrovellano su un caso impossibile, il Mostro inizia a colpire con sempre maggiore efferatezza.

Un paese retrogrado, dove è l’ordinario a far davvero paura
La vera particolarità della serie tv di Stefano Sollima è che, seppur parlando di un celebre caso di cronaca e seppur lavorando con materiale non inventato, riesce a spostare l’attenzione sul concetto di violenza attraverso la storia di Barbara Locci.
La donna fu sì vittima di omicidio, ma in primis fu vittima di suo marito e di tutti gli uomini che nel tempo hanno popolato la sua vita. E così, mentre il Mostro che non si conosce in volto continua a colpire, spaventandoci ma non inorridendoci, la storia di Barbara Locci ci fa inorridire, così come quella di tutte le donne che con quegli uomini ci ebbero a che fare.
Una violenza psicologica e sociale che fa ben più paura perché non viene inflitta solo al buio, da uno sconosciuto, ma ovunque, anche nella sicurezza di una casa e di una famiglia.
È ordinaria follia collettivamente accettata.

Ci sarà Il Mostro 2?
Essendo questa prima stagione incentrata su una delle piste d’indagine che vennero seguite alla disperata ricerca di un nome sotto lo pseudonimo di “Mostro di Firenze”, ci immaginiamo che le prossime stagioni ci proporranno le successive.
Essendo la tematica della violenza sulle donne così radicata nella trama dei primi episodi, crediamo che in futuro possa trovare nuovi sviluppi. Di sicuro un personaggio che sappiamo deve ancora prendere il volo è quello della commissaria di Polizia interpretata da Liliana Bottone che "il Mostro", in quanto donna, inizia a tenere sotto la sua lente d’ingrandimento.
© Riproduzione riservata